Il movimento è il motore di Giorgio
è proprio il movimento fisico che cattura l’attenzione
Al Teatro Studio Uno è in scena uno spettacolo difficile da inserire in una sola categoria: Giorgio. Difficile da catalogare per il semplice motivo che al suo interno si uniscono recitazione, danza, multimedialità e non solo.
La scena appare immediata. Sul palco un appendiabito con alcuni indumenti che verranno utilizzati durante la rappresentazione, una piccolissima tv, un videoproiettore e lui, Nexus, autore e protagonista dello spettacolo, seduto al centro della scena, con le spalle al pubblico, in attesa che gli spettatori si accomodino.
Si parte con la scena e colpisce, subito, la scelta del primo filmato che appare in tv, tratto dal film “L’armata Brancaleone”, con Vittorio Gassman, pellicola del 1966 del regista Mario Monicelli. La scena è quella della giostra. Una scelta non casuale, naturalmente: il film è uno dei più conosciuti di quegli anni, il cinema e il gioco sono un filo conduttore della storia.
Durante il racconto di una vita, della vita di un giovane e della sua famiglia, in particolar modo del rapporto tra padre e figlio, ci sono momenti enfatizzati dalla musica. Appare particolare quello riguardante la morte del padre, accompagnato dalla musica che fuoriusciva dai videogiochi degli anni ’80. Vi è in scena un continuo susseguirsi di suoni e musica che attraversano gli anni dei racconti, dove si svolge la vita di Giuseppe e di suo padre, due anime che vivono, condividono e si diversificano. Una storia fatta di giochi, corse, caccia. La loro storia si allaccia con determinazione a quella della città che li ospita, Terni, al suo scenario economico racchiuso, come sempre accade, tra lo sviluppo economico e la crisi.
A rappresentare tutto questo la dinamicità in scena di Nexus, che in scena racconta e danza. Ed è proprio il movimento fisico che cattura l’attenzione. I movimenti, i passi di danza, un hip-hop così interiorizzata, la simulazione di cadute, corse, ed altro, cattura lo spettatore che osserva non perdendo mai il filo del racconto. questa è una delle caratteristiche del testo e della performance, difficilmente ci si distrae e, anche provandoci, ci sarà sempre qualcosa di particolare che attrarrà la nostra attenzione e ci riporterà alla narrazione.
Lo spettacolo è un insieme di istallazioni, animazioni, musica, recitazione, in una presentazione del tutto innovativa, ma molto accattivante e ben tenuta in scena. Sul palco Nexus è solo, ma non lo si percepisce davvero, sembra, infatti, attorniato dai suoi ricordi e dalle persone che cita, come dalla colonna sonora della sua vita, che non è fatta solo di musica, ma anche di pellicole cinematografiche, vera passione del padre, che lo hanno accompagnato da sempre.
Un racconto dolce, delicato, accompagnato da un’esibizione chiara, diretta che si è mantenuta sempre dolce, nonostante gli argomenti siano a volte tristi e malinconici. Ma tutto ciò serve a far diventare un ragazzo uomo in quelli che sono gli anni duemila. Un raffronto tra crescita e vita personale legata, come citato in precedenza, alla società, al mutamento della vita sociale di oggi. Un lavoro intenso che premia lo spettacolo in scena.
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