L’amore protagonista in Passo a due

Le cinque fasi dell’amore riportate nello spettacolo Passo a due Pas de Deux
L’amore è quel motore che fa girare il mondo, è quella stupefacente armonia che avvolge due persone e le trascina in una danza di sguardi, di carezze, fino a quando non si incrina qualcosa, non lo si lascia andare, non lo si perde. Sembra facile parlare d’amore, in fondo è il sentimento che più sentiamo vicino, che coltiviamo appena nati e che, sembra ovvio, ci anima da sempre.
A sottolineare l’importanza di questo sentimento, ricercato, coltivato, a volte allontanato, lo fa lo spettacolo Passo a due Pas de Deux (ovvero: l’amore ha cinque fasi, ma molte coppie si fermano alla terza) di David Conati, che ha fatto il suo debutto nazionale al Teatro Marconi di Roma. In scena Nathalie Caldonazzo e Francesco Branchetti, insieme a Isabella Giannone e a due giovani ballerini Mariachiara Grasso e Stefano Rufini, la regia curata da Branchetti e le musiche di Pino Cangialosi.
I racconti portati in scena partono da lontana, dai miti dei greci, ma potrebbero compiere passi ancora più remoti, da lì attraversano i tempi. Tutti parlano d’amore, tutti hanno qualcosa da dire, ognuno di noi prova questo sentimento e lo fa suo, come i sentimenti espressi dallo spettacolo e nei quali ci si rispecchia: c’è chi sconfitto dall’amore impossibile rifiuta di cercarlo, chi lo cerca, invece per tutta la vita senza trovarlo, chi lo cerca e lascia che vada via, passandogli accanto, o c’è chi lo venera così tanto da non riconoscerlo, oppure sogna un amore perfetto, come quello delle favole, che termina sempre con la stessa frase “e vissero tutti felici e contenti”.

L’amore può avere tante sfaccettature, è un insieme di sentimenti che si interscambiano con gli umori, con le nostre giornate, c’è chi lo vede solo attraverso le reazioni chimiche del nostro corpo. Di amore se n’è parlato e se ne parlerà sempre, alla ricerca di una “ricetta giusta”, perfetta, quella che alla fine riesca a regalarci questo amore.
E c’è chi afferma che per la costruzione di un amore ci sono cinque fasi: infatuazione, innamoramento, disillusione, consapevolezza, complicità. Giungere all’ultima fase significa aver raggiunto la maturità dell’amore che gli permette di dare il senso di appartenenza.
Le voci di Nathalie Caldonazzo, Francesco Branchetti, e Isabella Giannone, ci trasportano in quel vortice di sentimenti. I primi due narrando le vicende di protagonisti della letteratura, raccontandoci le loro storie, i loro umori, mentre la Giannone ci fa riflettere e sorridere di questo sentimento e delle storie che si narrano. I ballerini, invece, trasportano attraverso la musica e i loro gesti, le vicende narrate. Tre bravi interpreti che ci permettono di sentire gli umori dei protagonisti coinvolgendoci nei loro pensieri.
Bello il testo, che ci fa riconoscere i tanti stati dell’amore, riportandoci nelle personalità di protagonisti quali Psiche, la locandiera, la bisbetica, Cyrano, solo per citarne alcuni, legati al loro amore indissolubilmente. Belle anche le coreografie portate in scena. L’inconveniente arriva con la durata dello spettacolo, due ore senza interruzione e se la prima parte si segue con particolare attenzione e vivacità, nella seconda, e soprattutto sul finale, si fa un po’ fatica.
Tutti bravi ma un encomio speciale va a Isabella Giannone, con la sua voce ammaliatrice incanta e dalla platea si percepisce la sua presenza della quale non si potrebbe fare a meno, brava!
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