Cageless al Teatro Arcobaleno. L’intervista ad Ornella Amodio

Cageless” è un disco e un progetto teatrale multimediale, scritto e diretto da Ornella Amodio e Susanna Rienzi. Lo spettacolo, in scena il 10 settembre alle 18.00 al Teatro Arcobaleno di Roma, si compone di brani musicali, eseguiti dal vivo, e video multimediali interattivi ai quali si alternano i monologhi recitati dalla Amodio che abbiamo avuto il piacere di intervistare.

 

“Cageless” è un progetto teatrale multimediale. Che cosa significa con esattezza?

Cageless è uno spettacolo che utilizza diversi linguaggi di comunicazione. Il testo, la musica e i video.  Durante lo spettacolo si alternano monologhi, canzoni e video interattivi.

Lo spettacolo è stato scritto e diretto a quattro mani insieme a Susanna Rienzi. Come è nato il vostro incontro?

Si lo spettacolo è stato scritto da me e da Susanna che è autrice anche dei testi e delle musiche. L’incontro è stato casuale come spesso accade. Per un progetto esterno che seguivamo entrambe con le nostre associazioni.. Poi ci siamo conosciute meglio e Susanna un giorno mi ha fatto ascoltare dei brani che aveva composto. I testi erano in linea con un progetto che avevo in mente da un po’. E la cosa straordinaria è stata che i suoi testi dicevano le stesse cose che avevo in mente io. Così abbiamo unito le nostre forze ed è nato “Cageless”.

È prevista una tournèe per “Cageless” e quali sono, in generale, i vostri progetti futuri?

Alla tournèe stiamo lavorando. Non è facile portare in giro tante persone. Siamo 7 in scena. Infatti stiamo lavorando anche a una versione alternativa di Cageless, decisamente più semplice. Lo spettacolo è in continua evoluzione e cambia a ogni replica. Quindi è aperto a moltissime soluzioni.

Lo spettacolo racconta di una donna che si rende conto di essere in gabbia da sempre. Cosa intendi tu per “gabbia” e quanto del tuo vissuto personale c’è all’interno di “Cageless”?

Con gabbia intendo tutto quello che ci rende, consapevolmente o inconsapevolmente, prigionieri di noi stessi, e che non ci fa vivere ma contrattare costantemente. Siamo in continua reazione, e rarissime volte agiamo. Certo che c’è molto di mio nello spettacolo. Si parte sempre dal conosciuto e dal familiare per poi andare oltre. Ma osservando tutto quello che mi circonda e stando sempre in ascolto ho visto tante di quelle gabbie che non basterebbe uno spettacolo per descriverle.

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