L’amor che move… l’amore
In scena un testo ispirato alla Divina Commedia, diretto da Angelita Puliafito
Sarà in scena domenica 23 aprile, presso l’Auditorium San Pio X di Roma, lo spettacolo L’amor che move, un testo originale che prende spunto dalla Divina Commedia. Un lavoro che esplora l’amore di cui il lavoro di Dante Alighieri è ricco. Il testo è stato scritto a quattro mani da Angelita Puliafito e Simonetta Fioravanti, ed è diretto dalla stessa Puliafito. In scena ci saranno Valeria Mafera, Gianluca Cecconello, Paolo Andreotti, Gianluca Boccuni; le voci fuori campo sono di Manfredi Gelmetti e Alessandra Vignoli, le scenografie multimediali di Lorenzo Valle, luci e fonica di Enrico Marcacci. Ne ho parlato insieme alla regista dello spettacolo, Angelita Puliafito.
Perché hai scelto il testo “L’amor che move…”, come lo hai trovato? Cosa ti ha colpito dello stesso?
In fase di scrittura si è proprio partiti dal titolo L’Amor che move… e si è posto l’accento su questo sentimento. Da lì la scelta di mettere in scena alcuni personaggi piuttosto che altri. Tutti dovevano essere stati mossi dall’amore, al di là del fatto che fosse giusto, legittimo o santo. Mi vengono in mette ad esempio nell’Inferno i due peccatori lussuriosi Paolo e Francesca, mossi da un amore extraconiugale, passionale e, se vogliamo, sbagliato. Così come Lucifero, centrato totalmente su sé stesso e sulla voglia di apparire, davanti agli occhi del padre perfetto, voglioso di un amore totalmente rivolto a lui e incapace di condividerlo con l’altro figlio di Dio, l’uomo, che a suo dire è l’inferno di Dio.
Se poi passiamo al Purgatorio il regno della preghiera, dell’espiazione, è sempre l’Amore che fa sì che le anime in espiazione accettino non solo le loro colpe ma anche le loro pene, nell’attesa di raggiungere una purificazione totale che li porterà a sentirsi liberi e disposti a salire in Paradiso. Il prodigale Stazio, ad esempio, è condannato a rimanere 500 anni legato e steso sul pavimento con le spalle rivolte al cielo e il volto a terra, scontando la sua pena con e per amore, in attesa di inebriarsi di quello di Dio.
Ma quello che più di tutti è mosso da questo sentimento è sicuramente Dante. Egli infatti caduto totalmente nell’oscurità e nel peccato avendo smarrito la sua anima, ha bisogno di fare un percorso emotivamente doloroso per ritornare ad amarsi e soprattutto per capire che l’uomo è al tempo stesso luce e ombra. Egli, per poter vivere una vita piena e felice, deve accettare ed amare quella parte di lui che più vorrebbe rifuggire.
Da regista come hai gestito lo spettacolo? Quali sono i punti che hai voluto mettere in evidenza?
Da regista visionaria come ultimamente vengo definita, credo di aver creato una rappresentazione nella quale il non visibile lo si può toccare o percepire. Ho spesso usato per questo l’ausilio musicale, immancabile nelle mie regie, e video. L’idea registica era quella di trasportare il pubblico in questo viaggio metafisico e mentale, che potesse procedere dal basso verso l’alto, dal peccato alla purificazione, mantenendo il più fedelmente possibile le atmosfere e i personaggi danteschi.
A tal proposito ho deciso di far iniziare lo spettacolo proprio dalla platea…. Ma ti sto dicendo troppo. In più l’attenzione voleva essere data sì all’amore, che è il meccanismo del mondo e di tutta la vita, ma anche e soprattutto, alla scelta consapevole, perché le decisioni della vita, giuste o sbagliate, dipendono da noi e non da Dio, che ci lascia liberi.
Com’è avvenuta la selezione degli attori che saranno in scena?
La prima alla quale ho pensato è stata Valeria Mafera una grande artista con la quale ormai collaboro da vari anni: lei è la mia Marta nello spettacolo sulla Shoah. È una certezza in scena: professionale, intensa l’unica che potesse interpretare tutte le donne. Gianluca Cecconello lo conosco da anni e non vedevo l’ora di dirigerlo: è bravo, intenso e interpreta Dante. Paolo Andreotti lo avevo visto anni fa in una commedia, poi una sostituzione ad un mio spettacolo lo ha portato da me. Dà una presenza scenica forte, una bella voce ed è il tipo che fa per me. E poi Gianluca Boccuni, che viene dal teatro danza. È stata una bella scoperta sia umana che artistica. Nel cast non posso non menzionare due grandi artisti che prestano le loro voci Manfredi Gelmetti e Alessandra Vagnoli.
Dio, amore, Dante, religione, politica, chi prevarica sull’altra? Cosa è cambiato, nel tempo, in questo senso?
Forse la politica nel testo di Dante è tanto forte che io non ho toccato minimamente il tema. Nel mio adattamento prevarica sicuramente l’amore, Dio e, aggiungerei, l’uomo.
Qual è oggi la consapevolezza e/o considerazione che l’uomo o la donna, hanno dell’Amore di Dio?
Credo che la fede o la si ha o non la si ha e ciò non è legata al sesso della persona. Forse l’uomo oggi si fa più domande, è un religioso più consapevole ma se decide di Credere lo fa totalmente.
Cosa vorresti che il pubblico portasse a casa dopo lo spettacolo?
Vorrei che il pubblico fosse libero nella scelta di portare a casa l’emozione che più lo ha mosso, vorrei che ritornando a casa avesse voglia di rileggere la Divina Commedia un testo profondo e attualissimo.
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