L’anima buona del Sezuan al Teatro Arena del Sole di Bologna

 

Teatro Arena del Sole – Sala Leo de Berardinis

via Indipendenza, 44 – Bologna

da mercoledì 21 a domenica 25 novembre

da mercoledì a venerdì ore 21 | sabato ore 19.30 | domenica ore 16

 

L’anima buona del Sezuan

 

di Bertolt Brecht

traduzione di Roberto Menin

progetto, elaborazione drammaturgica e interpretazione Elena Bucci, Marco Sgrosso

con Maurizio Cardillo, Andrea De Luca, Nicoletta Fabbri, Federico Manfredi, Francesca Pica,

Valerio Pietrovita, Marta Pizzigallo

regia di Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrosso

 

disegno luci Loredana Oddone

cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti

musiche originali eseguite dal vivo Christian Ravaglioli

macchinismo e direzione di scena Viviana Rella

supervisione ai costumi di Ursula Patzak

in collaborazione con Elena Bucci

scene e maschere Stefano Perocco di Meduna

assistenti alla regia Beatrice Moncada, Barbara Roganti

sarta Manuela Monti

 

una coproduzione CTB Centro Teatrale Bresciano / Emilia Romagna Teatro Fondazione

collaborazione artistica Le Belle Bandiere

si ringrazia Davide Reviati per l’immagine

 

durata 2 ore e 20 minuti con intervallo

 

Da mercoledì 21 a domenica 25 novembre sul palcoscenico del Teatro Arena del Sole tornano Elena Bucci e Marco Sgrosso, con il capolavoro di Bertolt Brecht L’anima buona del Sezuan con la regia di Elena Bucci; nuova produzione che rinnova la collaborazione tra ERT Fondazione e i due artisti, accompagnati sul palco da Maurizio Cardillo, Andrea De Luca, Nicoletta Fabbri, Federico Manfredi, Francesca Pica, Valerio Pietrovita e Marta Pizzigallo. In scena anche Christian Ravaglioli che esegue le musiche dal vivo.

 

Una favola di sorprendente attualità, L’anima buona del Sezuan è la storia di Shen-Tè (Elena Bucci), una donna che vende i suoi favori e vive nella capitale della provincia cinese del Sezuan. La vicenda inizia quando tre dei in pellegrinaggio attraverso il paese alla ricerca di qualche anima buona arrivano in città e chiedono ospitalità per la notte. Solo Shen-Tè vorrà accoglierli, gesto per il quale la ricompenseranno con una somma di mille dollari d’argento, una possibilità per cambiare vita e affrancarsi dalla sua disonorevole condizione. La generosa donazione è però vincolata al comandamento di continuare a praticare la bontà: da questa apparentemente fortunata circostanza, le vite e i destini dei molti personaggi della storia verranno sconvolti.

Nello svolgersi della vicenda, l’anima buona Shen-Tè si rivelerà troppo generosa e debole di fronte all’avidità e alla cattiveria di approfittatori e postulanti che dovrà affrontare. È così che per legittima difesa, e nel paradossale tentativo di resistere, la donna darà vita al suo spietato alter ego, l’affarista Shui-Tà, cinico e inflessibile personaggio, suo doppio. La scissione, lo sdoppiamento di cui Shen-Tè è iniziatrice coinvolgerà nella spirale della metamorfosi anche gli altri personaggi, come l’acquaiolo Wang o l’innamorato aviatore Yang Sun (entrambi interpretati da Marco Sgrosso).

Con i toni di una fiaba, l’opera si interroga sul sentimento del bene e del male, una riflessione attraverso cui Brecht ci spinge al confronto con tematiche urgenti, per riflettere anche sul ruolo e sul significato dell’arte e del teatro di oggi.

 

 

“Eccoci finalmente davanti a questa parabola antica e attuale la cui lettura ci accompagna da tempo, una favola divertente e amara, irta di domande insidiose intorno al sentimento del bene e del male, della bontà e della cattiveria, della sopraffazione e della solidarietà. In questo testo Bertolt Brecht, con uno sguardo acuito da numerosi sradicamenti, quasi fosse un fool visionario e lucido, trasforma in epica e poesia i grandi movimenti della storia, della politica, dell’etica. Composta negli anni del suo esilio da una Germania intrisa di ferocia, L’anima buona del Sezuan ci colpisce per l’equilibrio mirabile tra uno sguardo freddo e analitico sul tessuto sociale, politico ed economico, la profetica ironia verso gli orrori del capitalismo e un’accorata vena poetica. Dominano, in apertura e in chiusura, le esilaranti figure dei tre dei, misconosciuti e disorientati, in missione per conto di misteriosi superiori, in giro per il mondo a cercare anime buone. Se le troveranno, il mondo ‘può restare com’è’. Ecco dunque in scena, accanto al vagare senza asse degli umani, anche quello incerto degli dei, trasformati con gusto beffardo in un improbabile trio sceso in terra a premiare la bontà, tre ridicole figure pasticcione, preoccupate soprattutto di salvaguardare la loro celeste carriera e il cui unico epilogo possibile, dopo il disordine causato dal loro inopportuno intervento, è una rapida ritirata verso l’alto.

Sempre sulla scia del nostro maestro del dubbio, indaghiamo la scissione che avviene nella prostituta Shen-Tè, prescelta dagli dei come esempio di anima buona, tra la sua natura troppo generosa e il suo alter ego creato per legittima difesa, il troppo cinico Shui-Tà.

Se inizialmente è proprio la professione di Shen-Tè, dispensatrice di piaceri a pagamento, a conferirle il diritto di essere chiamata “l’angelo dei sobborghi”, sarà poi l’inaspettata rivelazione del figlio che porta in grembo a darle la forza di trasformarsi nello spietato cugino per arginare l’avidità e la cattiveria di uno stuolo di ‘brutti, sporchi e cattivi’, per la salvezza dei quali sarebbe stata pronta ad immolarsi.

Shen-Tè diventa la lente di ingrandimento attraverso la quale osserviamo il complesso sentimento di apertura e paura che attraversa i privilegiati del mondo nei confronti della nuova povertà, con le sue leggi e le sue domande ancora senza risposta.

Il gioco di riflessi, sdoppiamenti e metamorfosi innestato da Shen-Tè/Shui-Tà dilaga e si propaga agli altri personaggi: dal devoto imbroglione acquaiolo Wang all’aviatore senza aereo Yang Sun, che incarna le lusinghe e le disillusioni della passione amorosa, fino al multiforme e grottesco coro di un popolo che tenta di giustificare con il bisogno le reazioni più bieche ed egoiste. Il linguaggio in scena, sospeso tra parlato, canto e danza, si intreccia alle composizioni originali eseguite dal vivo per disegnare la partitura di una vera e propria opera in musica.  Immaginiamo il nostro Sezuan, bizzarra ed ambigua ambientazione geografica che ospita questa favola di metafore, come una terra di chiaro-scuri, un cantiere aperto a tratti deserto e a tratti sovraffollato, nel quale i corpi degli attori sembrano guerrieri o marionette pronti a rapide metamorfosi. I volti nudi si mescolano alle maschere fino a rendere difficile distinguere gli uni dalle altre. E anche se tutto il racconto porta senza scampo alla potenza amara dell’immagine finale delle braccia disperate di Shen Tè tese verso il cielo nell’atto di una preghiera vana, pure non possiamo non accogliere l’ultimo appello dell’autore che apre alla necessità di ritentare, sempre, con tutti i mezzi, a dire, a sentire, a mutare, pur sapendo di fallire”.

 

Elena Bucci e Marco Sgrosso

 

Informazioni:

Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna

Prezzi dei biglietti Sala Leo de Berardinis: da €10 € a € 25 più prevendita
biglietteria tel. 051 2910910 – biglietteria@arenadelsole.it
bologna.emiliaromagnateatro.com

 

Debora Pietrobono

Responsabile Ufficio Stampa Emilia Romagna Teatro Fondazione

c/o Arena del Sole
Via San Giuseppe, 8 – 40121 Bologna

tel. 051 2910954 

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Sissi Corrado

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