Alda Merini nella visione di Marzia Ercolani
Marzia Ercolani, prende su di se la vita della Merini, portandoci in giro per il manicomio
Al Teatro Tor Bella Monaca, è andato in scena “I colori maturano la notte – Confessioni di una diversa Alda Merini”. Ideato,Scritto e interpretato da Marzia Ercolani. Musiche originali di Stefano Scarfone.
All’entrata del pubblico, la Ercolani è già sulla scena, vestita con un camicione bianco: si muove lentamente nella scenografia costituita da un grande tappeto di petali di rose e da due brandine. Una attaccata in verticale, bordata da dei fiori bianchi, come fosse una cornice o una finestra, con le grate. L’altra messa per orizzontale, e all’occasione spostata e lanciata. L’idea delle grate però rimane sempre. E un carrello di metallo, classico di un ospedale. Sullo sfondo, incorniciato da un quadrato di edera, quasi a confondersi con il fondo, ma allo stesso tempo ben visibile, Stefano Scarfone, ad accompagnare dal vivo, con la chitarra, tutto lo spettacolo.
Le musiche sono molto dolci, melodiche, a volte in contrapposizione con la rappresentazione. Ma forse, trattandosi di una messa in scena di vita di “matti” il contrasto ci sta, si adegua a queste menti che vagano dall’inferno al paradiso.
Lo spettacolo ideato da Marzia Ercolani, nasce da una rielaborazione di tutti gli scritti di Alda Merini, la sua storia, le sue poesie, i suoi ricordi. Tutti sanno che passò 10 anni della sua vita in manicomio. Molte sue poesie nacquero dentro all’ospedale, la sua anima fu forgiata da questa esperienza. E anche grazie a lei che sappiamo cosa avveniva nei manicomi. Gente fatta diventare matta, soprusi, cattiverie e la mancanza di dignità. Di tutti, credo che sia questo il più grande abominio. L’aver tolto la dignità ad un essere umano.
La Merini racconta di lunghi periodi in cui era legata e lasciata in mezzo alle sue feci ed urine; vergognoso e meschino.
Marzia Ercolani, prende su di se la vita della Merini, i suoi vissuti, le sue emozioni e le trasporta in teatro, portandoci in giro per il manicomio, spiegandoci, come solo un matto può fare, l’inferno in terra.
Tutto oscilla tra l’essere e il non essere, tra la passione, vedi anche i petali di rose rosse sparsi, e l’apatia delle giornate, lunghe, infinite,come a volte gli spazi di silenzio e di musica dello spettacolo. L’attrice interpreta le lunghe riflessioni della Merini, a volte sotto forma di versi, immedesimandosi in maniera egregia, in quella che immagina possa essere stata la sua vita per 10 anni. “Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri”.
Uno spettacolo particolare, forte e, a tratti incomprensibile. Ma, poiché continuiamo a parlare di matti, l’incomprensibile per me, potrebbe non esserlo per qualcun altro. Una scelta di spettacolo non facile, che lascia comunque un segno in chi recita e in chi guarda. A fine rappresentazione, i ringraziamenti della attrice sono stati per i tecnici, per il personale del teatro, per l’addetta stampa, ma in particolare, Marzia Ercolani ha voluto ricordare Monica Brizzi, ufficio stampa del Tor Bella Monaca ma anche di altri spazi teatrali, di artisti e di compagnie, venuta a mancare da poco. Donna dolce, simpatica, sempre disponibile, che credeva nei suoi attori e aveva fiducia nelle loro creazioni e idee. E, come sottolineato, la prima a credere nello spettacolo ideato da Marzia Ercolani sugli scritti di Alda Merini.
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