Ecce (h)omo, racconto di vita
In scena Sergio Sormani e Giorgio Donders e la loro storia
Ecce (h)omo, ecco l’uomo, direbbe il vangelo nella settimana di passione e se vorremmo parlarne, apriremmo una discussione infinita su chi era l’uomo che sfidò il potere e come era considerata allora e come viene considerata oggi la figura di Gesù. Apriremmo un dibattito religioso, ma non è il nostro caso.
Qui, invece, Ecce homo parla di un uomo, anzi due, che condividono vita e passioni, che amano e sono amati, che vivono storie, tribolazioni, ma che si scontrano, un po’ come duemila anni fa, contro chi non li comprende, non sa cosa dire, non sa accettarli. Perché poi? Perché l’omosessualità, oggi forse più di ieri, rappresenta un vincolo, una vergogna, qualcosa da combattere. Eppure la Storia ne ha da raccontare di incontri, amori, personaggi illustri o meno, che erano omosessuali, che erano accettati, o tollerati. Quest’ultimo termine è davvero ignobile. Si tollera il caldo o il freddo, si tollera la persona invadente, ma non si possono tollerare le persone solo perché si amano, che sia un uomo e una donna, due uomini, due donne.
I protagonisti dello spettacolo sono Sergio Sormani e Giorgio Donders, attori, sì, ma compagni nella vita, che hanno deciso di raccontarsi al pubblico in modo semplice, amichevole, facendo nascere alcuni interrogativi interessanti, che potrebbero essere approfonditi, ma anche domande e perplessità, oppure semplici riflessioni. Tutto ha inizio con due bambini che sognavano una famiglia, una donna da sposare e tanti figli, un lavoro, una vita normale. Normale fino a quando non ci si allontana dai desideri dei genitori. Perché, diciamocelo francamente, tutto va bene in famiglia fino a quando non ci si scontra con le generazioni precedenti o non si comincia a pretendere la propria libertà, la propria scelta, la propria vita.
Il tutto comincia con i protagonisti da bambini, che vivono spensierati, in famiglia, pieni di sogni e di speranze, fino ad arrivare alle prime scelte di vita, quelle del mondo dello spettacolo e quindi, alle difficoltà in famiglia, ai diversi e difficili ruoli in tv o nei locali milanesi.
E poi il lavoro, l’amore, la differenza d’età, il matrimonio tra amici e non parenti, una serie di eventi che li hanno portati fino alla realizzazione di uno spettacolo Ecce (h)omo, appunto, che raccontano di loro, della propria vita. E sul palco i due non si risparmiano per il loro pubblico, dando vita al racconto di una vita. Una vita che non approfondisce temi, ma li lascia solo marginali, come se proporli ma non affrontarli con decisione, non sia necessario in uno spettacolo che ha voglia di far sorridere.
Ecce Homo è una diversa storia di normalità, un racconto di una vita che fa ridere e sorridere. Avrei voluto più incisione in temi molto attuali e di grande impatto, in quelli che li hanno visti contrastare la società, gli amici, la famiglia, per dare un segnale molto più incisivo al racconto. Ho apprezzato, invece la scenografia, semplice ma funzionale, gli oggetti di scena, fantastica la tv, gli abiti e anche i video che hanno raccontato di una televisione non antica, ma passata. Un po’ di poesia, proiettata sullo schermo stile anni ’80, anni in cui si era proiettati al futuro e all’eroe moderno, e qui focalizzato come il racconto di Star Wars. Interessante anche il brano che si ripete durante lo spettacolo, Senza paura, di Toquinho e Vinicius de Moraes, incisa da Serena Caporale e Alessandro Filindeu.
C’è comunque, umanità, simpatia, voglia di esprimersi, unione, storia, nello spettacolo andato in scena al Teatro Villa Lazzaroni di Roma.
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