Intervista a Roberta Calandra e Nadia Perciabosco per Dicono di lei

Dicono di lei” è lo spettacolo in scena dal 12 al 14 ottobre al Teatro Tor Bella Monaca di Roma, scritto da Roberta Calandra, interpretato da Nadia Perciabosco, diretto da Massimiliano Vado.

Abbiamo chiesto all’autrice del testo e all’interprete, di parlarci un po’ di questo spettacolo.

 

Benvenuta a Roberta Calandra, l’autrice di “Dicono di lei”.

“Dicono di Lei” è un racconto sulle donne, con uno sguardo al mondo delle attrici, come è nata l’dea?

Conosco Nadia Perciabosco dal 2011, un periodo molto doloroso della mia vita, funestato da gravi lutti, una separazione e simili. Mi sono avvicinata al teatro per riscatto e per amore e nel mio giro di amicizie sono comparse diverse attrici, straordinarie, per molte delle quali ho cominciato a scrivere “Su misura”. Nadia ha un talento incredibile e mi ha fatto riesumare da un cassetto un vecchio testo fatto solo una volta in radio più di 15 anni prima, “Il buco”, un monologo tragicomico sulle carenze affettive che ha spopolato ovunque, gratificando entrambe molto, al punto da condurre per 5 anni un’associazione culturale di teatro in casa, Desperate Houseactresses. Per un’artista trovare affinità di anima, etica, sensibilità, fiducia umana (bene sempre più raro) è tutto, dunque ho pensato per lei a questo nuovo rilancio, un progetto infinitamente più impegnativo ma che potesse permettere ad entrambe di esplorare molte corde differenziate, che Max Vado ha saputo armonizzare egregiamente.

Uno spettacolo che parla di una donna che non appare mai, perché questa scelta?

Per raccontare un’esistenza complessa in maniera originale. Abitiamo  una società ossessionata dall’apparenza,ma profondamente disagiata da codici dell’apparire sempre più stretti e anche regressivi, che non aiutano le persone a vivere serenamente la propria natura. Ho personalmente una visione religiosa della vita, credo che ognuno di noi abbia una specie di essenza che è tenuto a dispiegare pienamente contro ogni impedimento, per creare valore per sé e  per gli altri (potrei parlare di buddismo come di libri stile “Il codice dell’anima” di J. Hillmann e il succo non cambia) ma per vivere autenticamente deve confrontarsi con ogni tipo di ostacolo:  conflitti familiari, pressioni sociali, ansie, paura, sfiducia, cinismo esasperato (una punta va bene forse) che sono i veleni più clamorosi dell’oggi, che ci rendono tristi, frustrati, nevrotici, aggressivi, sospettosi. Allora quale miglior “prototipo” che una famosa attrice contemporanea per narrare questa fatica dell’esistere?

Cosa ha amato della messa in scena di “Dicono di lei”?

Sicuramente l’incredibile impegno creativo che tutti abbiamo dispiegato, senza alcuna prospettiva apparente. Nadia ha messo ogni cellula a disposizione del mio testo, Vado ha tirato fuori la sua sensibilità più segreta assieme a quella punta di cinismo di cui sopra, la sua ironia, la sua capacità visionaria, ricreando più “ritratti d’interno anima” con zero mezzi e un’infinità di contrattempi. Roberta Federica Serrao ha coordinato il tutto con identica tenacia. Vorrei, se mi permette, rischiare il patetismo e dire che questo progetto è nato sull’amore, sulla stima e sul coraggio.

Quanto è difficile essere donne in un mondo di donne?

Personalmente le donne che ho scelto di avere intorno sono di sostegno alla mia vita. Credo che sia difficile esistere per come si sente, come dicevo prima, credo sia difficilissimo realizzare sogni fuori dal comune ma anche comuni, che abitiamo una società dura e disperatamente bisognosa di componenti sensibili attive. Mi perdoni l’ossessione ma sempre di anima mi piace parlare: abbiamo bisogno di anime complete, donne forti e dolci, uomini sensibili e determinati, abbiamo bisogno di smontare luoghi comuni che vedono in ogni omosessuale un pedofilo, in ogni immigrato una minaccia, in ogni forma di non convenzionalità un pericolo, abbiamo bisogno di un paese in cui il potere non si identifichi più nel “non ti leggo non ti rispondo non ti valuto così ti annullo” perché così mediamente è. Per tutto questo un piccolo spettacolo non può fare molto, se non  dimostrare …. come dire … dagli e dagli qualcosa si realizza e perfino con qualità condivisa.

 

Nadia Perciabosco, attrice, benvenuta! Cominciamo subito con alcune domande:

Di cosa parla lo spettacolo? Cosa vuol lasciare a chi verrà a vederla?

Tutto ruota intorno ad una famosa attrice, Anita Marzo, che improvvisamente sparisce senza lasciare traccia e le 5 donne a lei più vicine, la madre, la sorella, la figlia, la rivale e la manager, si interrogano sulla sua scomparsa, che indubbiamente va a rompere un equilibrio, se pur precario, di tutte le persone e situazioni della sua vita. La caratteristica peculiare è che queste cinque donne saranno tutte interpretate da un’unica attrice… che sono io! Una pièce sulla difficoltà di essere e relazionarsi, con tanti spunti di riflessione sulla vita ma l’elemento che mi piacerebbe venisse fuori è la necessità, ora come non mai, di essere profondamente sé stessi, mantenendo sincerità e te integrità in questa realtà in cui ormai diventa sempre più difficile riconoscere il vero dal falso.

Dove si vede la mano del regista e come l’è sembrata la sua visione della donna “attrice”?

Innanzitutto il lavoro di Massimiliano Vado (regista dello spettacolo) è partito dal testo. Ne ha modificato la struttura (senza alterarne i contenuti!!) creandomi sicuramente maggiore difficoltà nell’interpretazione ma potenziando la messa in scena e questo mi permette di divertirmi moltissimo! Ci siamo trovati benissimo a lavorare insieme, Massimiliano ha un occhio estremamente attento e rispettoso del mondo femminile.

Cosa ha messo di lei nel personaggio e cosa si porterebbe come bagaglio personale, una volta finito lo spettacolo?

Diciamo che ho cercato la connessione tra me e ciascuna di queste cinque donne, cosa non facile perché completamente diverse da me, soprattutto alcune. Non è stato facile ma questa è la sfida e la peculiarità di questo mestiere, creare la connessione tra me e la storia che voglio raccontare…

La stessa domanda che abbiamo fatto all’autrice: quanto è difficile essere donne in un mondo di donne?

Non so… Il mio desiderio è che non ci siano più differenze di genere o di ruolo ma che ognuno di noi venga riconosciuto e rispettato in quanto principalmente essere umano.

 

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Sissi Corrado

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