Intervista allo scrittore Luciano Varnadi Ceriello

Il segreto di Vivaldi è l’ultimo libro edito di Luciano Varnadi Ceriello della trilogia Reinhard Friedmann

Il segreto di Vivaldi è l’ultimo libro di Luciano Varnadi Ceriello, pubblicato da Curcio Editore ed il terzo della trilogia Reinhard Friedmann. Ambientato negli anni Cinquanta tra Torino, città considerata esoterica, Mantova, Venezia, si conclude in Polonia, nella Basilica di Santa Croce, lì dove tutto ebbe inizio.

Il libro, dedicato al Nord Italia, luogo di nascita dello scrittore, ha per protagonista Reinhard Friedmann e spazia tra letteratura e musica, tra i vari luoghi europei, con una scrittura agevole e narrato in prima persona. Incontrare l’autore, virtualmente, è stata l’occasione per esprimere alcune curiosità sul libro e farsi raccontare qualcosa in più dallo stesso autore.

Come nasce il personaggio di Reinhard Friedmann, a chi è ispirato?

Il personaggio di Reinhard Friedmann è nato un po’ per caso. Quando ho iniziato a scrivere il primo volume della trilogia Il segreto di Chopin, volevo incentrare l’intero lavoro sulla figura del pianista polacco, poi la figura di Reinhard ha preso forma, si è ben definita e ho così deciso di incentrare l’intera storia su questo personaggio.

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono Friedmann?

Reinhard Friedmann è un gerarca nazista che, grazie al ritrovamento fortuito di alcune lettere occultate nella teca che conteneva il cuore di Chopin, vive una crisi di coscienza che lo accompagnerà tra alti e bassi all’interno dei tre libri della trilogia. È un uomo in continuo equilibrio tra il bene e il male, tra il militare e il prete, tra la forza e la ragione, tra il mondo materiale e quello spirituale.

Quanto il suo personaggio ha preso da lei e quanto lei da lui?

Soltanto a trilogia ultimata, ho capito quanto Reinhard Friedmann mi assomigliasse, o quanto io assomigliassi a lui nella ricerca di un essere supremo spirituale, spiritualità che Reinhard ha infine trovato, mentre io sono ancora alla ricerca.

L’ambientazione è quella degli anni Cinquanta, cosa l’ha attratta di quel periodo e come lo avrebbe vissuto lei?

L’ambientazione dei primi anni cinquanta è stata la naturale conseguenza della cronologia temporale dei precedenti romanzi, infatti IL SEGRETO DI CHOPIN è stato scritto prendendo come riferimento l’invasione della Polonia da parte dell’esercito nazista, per cui ci troviamo nel 1939 e precisamente il 5 di settembre, IL SEGRETO DI MARLENE è ambientato nel 1946, per cui a guerra ultimata e, la naturale evoluzione della storia e dei personaggi mi ha poi portato a scrivere il terzo volume calato nei primi anni cinquanta. Riguardo la seconda domanda, io sono nato nel 1971, avrei serie difficoltà a pensare la mia vita predatata di vent’anni o più.

Il suo protagonista, invece, come vive quegli anni?

Il mio protagonista li vive alla ricerca di indizi, intento nella risoluzione di enigmi sparsi in tutta la Penisola, li vive attraversando l’Italia con indosso una veste talare pur non essendo un prete, conoscendo persone che di volta in volta arricchiscono il suo animo, sempre intento nella ricerca di qualche segno tangibile di Dio.

Oggi cosa ci sarebbe di diverso nell’affrontare un’avventura come la sua?

Poiché i romanzi sono itineranti, credo che al giorno d’oggi di diverso ci potrebbe essere soltanto la velocità nel raggiungere i luoghi che contengono gli enigmi. Trattandosi di codici segreti da me inventati, anche internet non potrebbe aiutare a svelare niente che io non voglia rendere manifesto.

Esoterismo, prigione, paura, passione sono solo alcuni dei sentimenti che attanagliano la storia de “Il segreto di Vivaldi”, lei quanto è appassionato di esoterismo o quanto ne conosce?

La mia conoscenza esoterica è quella di un appassionato, di un amatore, ho intrapreso degli studi, uno su tutti Fulcanelli, ma mi rendo conto che senza una vera e propria iniziazione, parecchi simboli continueranno a restare per me misteriosi e indecifrabili.

È al suo terzo romanzo per ciò che riguarda Friedmann, com’è mutato il personaggio nel corso dei libri?

Il personaggio ha avuto una vera e propria rivoluzione copernicana del proprio essere, è passato dallo spietato e sanguinario gerarca nazista all’uomo prescelto da Dio per svelare incredibili segreti.

Qual è la strada verso cui lo ha portato?

La strada maestra è quella della scoperta dell’Amore, Amore con la A maiuscola, sentimento a lui negato durante la carriera militare, Amore che gli si insinua nel cuore in modo distillato, goccia dopo goccia, fino a riempirgli l’anima di serenità e di gioia.

La musica è una passione che l’accompagna, come la scrittura. Quale passione è nata prima in lei?

Ho scritto sempre, sin da quando ero alle scuole elementari, ma fino al mio quinto decennio di vita mi sono “limitato” a scrivere poesie e testi per canzoni, è solo dopo i quarant’anni che, grazie a un sogno nel quale mi è apparso Chopin, è nata in me l’esigenza di scrivere romanzi.

Ci sono particolari momenti in cui predilige più l’una dell’altra?

No, mi lascio guidare dall’ispirazione. Anche se, c’è da dire che la musica è sempre presente in ogni mia opera, basti pensare che il primo libro ha come musicista di riferimento Fryderyk Chopin, il secondo Felix Mendelssohn e il terzo, come si può ben evincere dal titolo, il violinista Antonio Vivaldi.

Come fa a scegliere le ambientazioni dei suoi libri?

Studio tantissimo prima di mettermi a scrivere e, in base alle cose che trovo più interessanti, decido gli itinerari da seguire, le trame e le sottotrame da intarsiare. C’è però sempre un’intenzione didascalica nella scelta dei luoghi, nel senso che cerco sempre ambientazioni poco conosciute come l’Eremo dei Camaldoli di Visciano, il Santuario di Grazie di Curtatone vicino Mantova, ecc.

Quando scrive nasce prima il personaggio o prima la storia?

Quando inizio a scrivere una storia ho sempre una sorta di canovaccio che tento di seguire, ma che puntualmente non rispetto, perché le vicende dei personaggi prendono sempre delle traiettorie inaspettate. A volte sono io stesso il primo spettatore di ciò che scrivo, mi lascio guidare dall’ispirazione e dalle strane sinapsi che avvengono nella mia mente.

I primi due romanzi come sono stati accolti e come sono stati definiti dai lettori?

I primi due romanzi sono stati accolti con grande entusiasmo sia dai lettori, sia dalla critica, basti pensare che Il segreto di Chopin ha vinto ventidue premi lungo tutto lo Stivale ed è stato definito il quinto libro più bello d’Italia e Il segreto di Marlene ha vinto l’Oscar della letteratura 2020 al Golden Book Awards e si è classificato al primo posto del prestigioso Premio Etna Book.

Dopo i primi due romanzi, ha avuto paura a scrivere il terzo? Perché?

No, non ho avuto alcuna paura, anzi, non vedevo l’ora di terminare gli studi propedeutici per lanciarmi nella scrittura, avvenuta poi durante il primo lockdown che abbiamo vissuto.

La musica quanto è importante in questo romanzo e quanto lo è nella sua vita?

La musica nel romanzo Il segreto di Vivaldi è importantissima, è grazie ad essa che viene rivelato l’ultimo segreto. In più ho anche pubblicato un album intitolato “VivaldInKanto – Le quattro stagioni – Opera POP” nel quale sono incisi i brani che contengono i testi che ho scritto con corrispondenza sillabica sui dodici movimenti de Le quattro stagioni di Vivaldi e che ho reso canzoni. Tali brani sono stati interpretati da Tony D’Alessio (attuale voce del prestigioso Banco del Mutuo Soccorso) e dal trio de Le Matrioske, formato dalla mia storica collaboratrice Vera Mignola, da sua figlia Nunzia Duri e da sua nipote, la piccola Orsola Guerriero, una famiglia dalle voci eccellenti. Io mi sono ritagliato un posto come voce recitante all’interno del secondo movimento dell’’Autunno. Gli arrangiamenti sono stati composti con sonorità elettroniche e sono frutto della creatività di mio figlio Giuseppe Ceriello (Nome d’arte Kristo).

Ci lasci con un desiderio che ha verso “Il segreto di Vivaldi” e uno da dedicare a Luciano Varnadi Ceriello.

Un desiderio che ho nei confronti del romanzo Il segreto di Vivaldi, ma anche nei confronti dell’intera trilogia è che tali libri possano un giorno diventare dei film. Il pensiero che dedico a me stesso è un augurio, quello di continuare a divertirmi nel vivere vite parallele all’interno della mia mente e di metterle su carta per il resto della mia vita. …sì, perché io quando scrivo romanzi, lo faccio con penna su carta e rigorosamente su fogli A3. A com’è, anch’io ho i miei strani schemi mentali.

Grazie per essere stato con noi e in bocca al lupo!

Grazie a voi per avermi ospitato e per sempre viva il lupo!

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Sissi Corrado

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