La pazzia di Stanza a tre

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Il mondo femminile della pazzia, dell’illusione, del dover cambiare per qualcuno, visto attraverso gli occhi di Giancarlo Moretti, nello spettacolo Stanza a tre, andato in scena al Teatro Furio Camillo di Roma. Uno spettacolo a tema sociale che vuole affrontare il mondo femminile, ma anche quello legato alla pazzia, o a quella presunta tale. In scena Giovanna Cappuccio, Ornella Lorenzano, Katia Nani, diretti dall’autore Giancarlo Moretti.

In un ospedale, precisamente in una stanza di questo, vivono due donne Antonella, trent’anni, in attesa che venga a prenderla il marito per ricominciare la loro vita insieme dopo che lei ha perso il loro primo figlio e Carla, cinquantenne, cinica e volgare, che odia il suo corpo e gli uomini, perché loro l’hanno amata solo come oggetto sessuale.

A sconvolgere la loro vita arriva Beatrice, una ragazza diciottenne che fa del male a se stessa, arrabbiata con il mondo e precisamente con gli adulti, accusati di essere indifferenti al suo bisogno affettivo e di accudimento. Il loro è un rifugio dalla realtà, un evadere dalle inadeguatezze della vita.

Le tre donne si ritrovano insieme un’ora prima di andare a pranzo e lentamente, mentre Antonella cerca di accogliere Beatrice e di esprimerle il suo sentimento di attesa e affidamento verso una persona, il marito, del quale attende invano l’arrivo, Carla si avventa in modo aggressivo verso entrambe. Quest’ultima è non solo aggressiva, quanto scurrile e offensiva, nei confronti della sua compagna di camera che mette in imbarazzo.

Foto by Sissi Corrado

La giovane, intanto, disillusa e avversa agli adulti, non ha alcuna intenzione di adeguarsi alla vita dell’ospedale e soprattutto non a quella organizzata dalle due donne all’interno della camera, dove ognuna cerca di ricreare un mondo adatto a sé, cercando si sopravvivere alle avversità, all’abbandono, alla disillusione. Tre generazioni che si scontrano con forza, cercano alleanze, conforto, ma che in un’ora, racconteranno ognuna la propria storia esponendola senza mezzi termini al pubblico.

Lo spettacolo usa un linguaggio molto diretto, spesso duro, ma veritiero. Le tre attrici si muovono bene sul palco, con attenzione. Un particolare plauso va a Katia Nani, più che coinvolgente nell’interpretazione e nei movimento sul palco.

Uno spettacolo interessante che apre uno spiraglio di conoscenza verso argomenti a carattere forte, che vengono trattati sempre marginalmente, ma che qui sembrano ottenere un’attenzione particolare.

Complimenti anche alla scenografia impostata con tre letti in terra che parlano della stanza e delle persone che la occupano.

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Sissi Corrado

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