L’Afghanistan abbandonata dall’occidente
Il caos totale dell’abbandono occidentale dell’Afghanistan nell’opera dell’artista Laika
A Roma è possibile vedere una nuova opera della Street Artist Laika, apparsa nella notte del 15 agosto, tra via Andrea Provana e via Biancamano in zona San Giovanni. L’opera, dal titolo Le lacrime di Kabul (omaggio a Gino Strada), rappresenta un bambino con la testa fasciata mentre si rivolge all’ideatore di Emergency affermando che ha paura. La fascia che il bambino ha in testa raccoglie alcune delle affermazioni di Strada sulla guerra e su conflitti.
L’artista vuol mettere in evidenza il disastroso abbandono dell’Afghanistan da parte delle forze alleate, dopo una lunga guerra che gli stessi occidentali hanno portato nel paese. Le forze armate occidentali in queste ore stanno abbandonando definitivamente il suolo afgano che è stato preso d’assalto dai Talebani che, avanzando con il loro esercito, hanno rovesciato il governo attuale appoggiato dall’ONU. Si prospetta un periodo di transizione durissimo, nonostante le affermazioni e rassicurazioni dei talebani rilasciate alla stampa, ma rivelatesi non vere a causa delle reali azioni che l’esercito talebano attua sul luogo.
La stampa, rimasta praticamente sconcertata dall’avanzata velocissima dei talebani, che non hanno incontrato alcuna resistenza e dalla fuga del presidente Ashraf Ghani resta esterrefatta e incapace, ancora, di comprendere per quale motivo sia avvenuta una cosa del genere. Quali sono i piani e le strategie internazionali che hanno portato gli americani e di conseguenza tutti gli altri paesi occidentali, ad abbandonare gli afgani. Non si trovano spiegazioni.
Stiamo lasciando un paese nelle mani delle persone a cui, vent’anni fa, lo avevamo sottratto. Un paese che in questi venti anni ha conosciuto la libertà, il sudore del cambiamento sociale, il riscatto, la cultura, l’occidentalizzazione delle persone, delle donne. Stiamo abbandonando ai “retrogradi” talebani, con i loro modi di onnipotenza, le giovani, le madri, le bambine, i bambini, che non avranno scampo.
Abbiamo lasciato nelle loro mani un paese, senza che questo fosse in grado di difendersi, prova ne è l’avanzata dell’esercito talebano, che in pochissimi giorni ha riconquistato uno stato, sottrattogli pezzo dopo pezzo, anno dopo anno. Le scene che arrivano dall’aeroporto di Kabul sono drammatiche. inoltre non possiamo sapere e vedere quello che accade nelle altre zone di Kabul, senza parlare di chi vive nella parte interna del paese, in quella parte in cui le videocamere, come i giornalisti e gli operatori non possono arrivare.
Dobbiamo essere consapevoli che le nostre mani saranno sporche del sangue delle violenze e vendette, attuate dalla nuova dittatura, non chiamiamolo governo, che si abbatteranno su chi ha collaborato con gli occidentali, su chi ha cercato di migliorare le condizioni di un popolo portandolo verso la libertà. A farne le spese ora saranno le donne che non riusciranno a fuggire, lasciate in quei luoghi a nascondersi con i loro bambini, le piccole il cui futuro, ormai, non sarà la scuola, il lavoro, la libertà, ma ritornare ad essere schiave del sesso in un mondo che le userà come oggetti.
Vent’anni fa pensavamo di aver “salvato” un popolo, di avergli offerto la possibilità di afferrare la libertà, tra mille difficoltà sociali, territoriali, tra la fame e le carenze mediche, tra il deserto e le aspre montagne. Oggi la “nostra civiltà” che non ha imparato nulla da Saigon, Teheran, Hong Gong, ecc., continua a mietere vittime innocenti, di cui donne e bambini sono la maggioranza.
Mi sento vicina all’artista Laika e a tutte le giornaliste e i giornalisti, a tutti coloro, come i collaboratori di Emergency, che sono stati e sono presenti ancora oggi in zone di guerra, in zone dove la povertà spesso è causata dal nostro pensiero occidentale.
“Nessuno più di Gino Strada può avere avuto idea di ciò che è stata la vita in Afghanistan negli ultimi vent’anni”, dichiara Laika. “Un paese nel quale ha vissuto in totale sette anni della sua vita e che oggi torna ad essere al centro dell’attenzione internazionale come totale fallimento degli Stati Uniti e dei paesi NATO, compresa l’Italia. Non posso immaginare – prosegue l’artista – cosa stia vivendo quel popolo in questo momento, però so che in Afghanistan non potranno più contare su un uomo che per quel paese ha dato tanto e che ha regalato al mondo un’organizzazione come Emergency che, nella sua storia, ha curato gratuitamente più di 11 milioni di persone. Gino Strada è un uomo dalla parte giusta della Storia e tutti noi non possiamo che dirgli grazie”.
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