Recensione: WAR – We are refused
È andata in scena Domenica 18 Febbraio al Teatro Lo Spazio, l’ultima rappresentazione dello spettacolo WAR – We are refused, testo inedito scritto da Chiara Alivernini, adattato e diretto da Mary Ferrara. In scena Andrea Famà (Ulisse), Daniel De Rossi (Achille), Silvia Magazzù (Cassandra), Matteo Maria Dragoni (Pat), Virginia Menendez (Polluce), Martina Milani (Briseide), Stefano Di Giulio (Castore), Daniela Anzellini (Andromaca), Valerio Villa (Laoconte), Giulia Capuzzimato (Penelope).
Lo trama si inerpica sul senso di colpa di scelte prese: un anziano Ulisse sale sul palco, e come tornato ad Itaca, indossa la maschera di un vecchio. La guerra che racconta e la donna per cui ha combattuto trasportano i personaggi omerici nel conflitto attuale, in una scacchiera tra armi di distruzioni di massa e forze politiche.
Le diverse scene mostrano tutti i meccanismi e gli attori protesi alla vittoria, la conquista di Elena, l’atomica, così i Dioscuri scoprono la formula per crearla, Andromaca prega Ettore di non ripartire per il fronte, Briseide parla d’amore ad Achille che si volge verso l’ultimo scontro, Penelope scrive lettere ad Ulisse aspettando il suo ritorno, Laoconte è un alienato, e Cassandra che sogna e prevede che non sarà mai creduta.
Ognuno dei personaggi è alienato dall’orrore e dalle scelte che si stanno prendendo e saranno l’ago della bilancia per l’umanità, la vanifica gloria accontenterà le aspirazioni di Polluce che senza rimpianto consegnerà la formula per la creazione dell’arma di massa, l’ansia di Castore nel seguirla nella scelta, Achille che porta Elena, la bomba, addosso e Patroclo che abbandonerà il progetto una volta scoperto cosa realmente è in gioco. In questo scenario Andromaca e Briseide tentano di distogliere i propri amanti dal tornare all’azione, restando di fronte ad un muro di voci che ripetono la stessa cosa “Puoi pensare al tuo bene e trascurare tutto il resto?”. Cassandra in più monologhi racconta come la sua vita anche sia stata segnata da decisioni: dopo anni da giornalista, carriera nata come ‘premio al silenzio’da un rapporto segreto avuto con un ministro di Dio, e aver ottenuto una nuova identità a scopo di tutela, finirà come una prostituta alcolizzata a raccontare le sue visioni alle pareti senza poterne mai mostrare la veridicità. A fine spettacolo, dopo monologhi che mostrano tristezza e ripensamenti, Ulisse continua a specchiarsi chiedendosi chi realmente sia, per poi rindossare la maschera da vecchio con cui si era presentato a inizio spettacolo, forse sperando di non essere riconosciuto solo per l’uomo crudele che è stato, o forse riacquistando il vigore delle decisioni passate già prese, avviandosi anche lui all’ultimo atto della partita per scoprire cosa accadrà.
Ciascun personaggio resta solo nella propria decisione, singole pedine in un gioco di scacchi tra forze politiche e Dio, dove a pagarne sarà l’umanità intera.
Dalla prima scena all’ultima, lo spettatore è portato a riflettere e domandarsi cosa veramente stia accadendo nella finzione teatrale e di quale realtà storica si stia parlando. Ulisse inizia il suo racconto dicendo di aver fatto la Grande guerra, e tra i deliri Cassandra racconta di aver predetto l’attentato delle torri gemelle, la guerra che sta scoppiando attorno ai personaggi è quindi una visione su un futuro conflitto nucleare?
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