Sandro Nardi cura la regia di Anna Karenina

Sandro Nardi racconta Anna Karenina Un viaggio in un Magone di prima classe

Lo spettacolo andato in scena al Teatro Trastevere di Roma 1 e 2 aprile, rivede, in una chiave particolare, Anna Karenina, il personaggio chiave dell’omonimo libro di Lev Tolstoj, dove la figura femminile, tormentata da un amore impossibile, si avvia verso la propria distruzione. Emilio ed Elisa Celata e Sandro Nardi, hanno scritto un testo che parla della Karenina, rivestendola di una ritmica naif e vera, circondata da tanti personaggi che l’accompagnano sulla scena. Il testo è interpretato da Emilio Celata, mentre la regia è curata da Nardi, con cui ho parlato dello spettacolo.

Lei curerà la regia, ma ne è stato anche autore, dello spettacolo che prende in esame uno dei testi russi più conosciuto e apprezzato, Anna Karenina di Lev Tolstoj. Cosa l’ha affascinata del libro?

La figura di “Anna”, la protagonista, che vuole essere una donna emancipata, che vuole avere il potere di decidere da che parte stare e che rompe gli equilibri opponendosi a quel sistema in cui si rifiuta di vivere. Anna è rivoluzione. Anna e la società, colpevole di averla spinta al suicidio, un gesto con cui denuncia la violenza, la falsità, l’ipocrisia. Morirà consapevole di aver vissuto come voleva.

A scrivere il testo teatrale siete stati in tre: lei insieme a Emilio ed Elisa Celata, cosa ha messo ognuno di voi nel testo?

Il testo è un’alternanza frenetica di narrazione e surrealismo dove è difficile distinguere lo stile di ognuno. La scenografia stessa diventa parte integrante del testo e contribuisce direttamente al racconto.

Anna Karenina è un personaggio complesso, che ha bisogno di dare e ricevere amore. Come lo ha presentato nel suo testo teatrale?

Anna è un personaggio intenso, ben scritto dal genio Tolstoj, che si presta ad essere rappresentato da diverse angolazioni, cogliendone le varie sfaccettature. L’amore passionale a tutti i costi può facilmente trasformarsi in una sorta di amore tossico in cui nulla possono la logica e la ragione.

Quali sono gli aspetti che ha messo in evidenza del personaggio e quali quelli che ha deciso di eliminare?

Tendenzialmente è rispettata la personalità della protagonista del romanzo marcandone però alcuni tratti del carattere che generano sul palco un effetto bizzarro, a volte comico. Ci siamo sentiti liberi di eliminare tutto ciò che non ritenevamo essenziale ai fini della performance teatrale.

Quali sono gli accorgimenti registici che ha adoperato per lo spettacolo?

Ho creato una regia dinamica, surreale, dove l’attore Celata, si muove in uno  spazio scenico delimitato che può sembrare in un primo momento “claustrofobico”, al contrario lo spazio diventa una tavolozza bianca dove disegnare le azione e i movimenti, con l’aiuto di semplici oggetti di scena, l’attore si muove con disinvoltura, creando situazioni esilaranti, per narrare una storia dove i personaggi più importanti dell’opera prendono vita come una metamorfosi, per accompagnare lo spettatore a vivere un viaggio bizzarro, poetico con ritmi naif e con un saliscendi di vortici intrecciati di surrealismo e verismo.

Lo spettacolo si ispira ad una tragica storia con pagine e pagine di racconto, ma sul palco il tempo a disposizione è solo un’ora: come siete riusciti a condensare il tutto?

Riducendo all’essenziale la trama del testo che risulta talmente contratta che l’attore, in una parentesi dello spettacolo, riesce a riassumerla per intero in 36 secondi.

Il pubblico come vive lo spettacolo e i personaggi in scena?

Anna è in tour. La stiamo portando in diversi teatri italiani e la sensazione è sempre quella di un pubblico emotivamente coinvolto e sorpreso da un finale che non si aspetta e che merita, ovviamente, di essere vissuto in teatro.

Cosa rappresenta per lei questa pièce?

Rappresenta, come le altre nostre produzioni, una nuova visione di teatro che faccia divertire ma allo stesso tempo dia allo spettatore la possibilità di approfondire alcune tematiche.

Cosa vorrebbe che il pubblico portasse con se alla fine dello spettacolo?

Il messaggio che lo spettacolo vorrebbe lasciare al pubblico è un invito a guardare la realtà da altri punti di vista. Cambiare ottica significa poter trovare dei risvolti comici negli aspetti più tragici e viceversa.

Grazie e in bocca al lupo!

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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