Torna in scena a teatro 39 scalini
Un giallo intrigante allo Spazio Diamante
È in scena dal 20 dicembre al 12 gennaio, allo Spazio Diamante di Roma, il giallo 39 scalini tratto dall’omonimo romanzo di John Buchan diretto da Leonardo Buttaroni e che vede sul palco Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zordan. Dal libro di Buchan fu tratto il celebre film diretto da Alfred Hitchcock, Il club dei trentanove.
Lo spettacolo torna in scena con Cattive Compagnie che ne ha fatto una personalissima versione teatrale che si alterna tra commedia e tragedia, cinema e teatro, rendendo lo spettacolo suggestivo e coinvolgente, grazie a gag esilaranti, intrighi, colpi di scena, citazioni cinematografiche. Sul palco vi è l’alternanza di 39 personaggi che animano la storia. Ne parla con noi il cast di 39 scalini, raccontandoci di spettacolo, magia, teatro.
In scena 39 scalini, dal film di Alfred Hitchcock, il mago del giallo. Prima di andare in scena, avete visto il film del regista? Cosa ne pensate?
Leonardo Buttaroni: Il film ha il grande merito di essere uno dei primi action movie, stile mission impossible e sicuramente il primo a far diventare un eroe, una persona qualunque. Non un generale, non un poliziotto ma una persona qualsiasi che si trova invischiato in una situazione più grande di lui. Questo stratagemma è vincente perché ti fa credere che quell’eroe potresti essere tu.
Portare in scena uno spettacolo che si ispira a un film acclamato e famoso, non è sempre facile, voi come avete affrontato quest’avventura?
Leonardo Buttaroni: L’abbiamo affrontata con la spensieratezza e la leggerezza che ci contraddistingue. Ci siamo affidati al capolavoro di Bucham, alle mille idee che ci hanno ispirato per adattare un film capolavoro, un testo teatrale tra i più acclamati degli ultimi 20 anni, alla comicità e al gusto teatrale italiano contemporaneo.
In scena quattro attori per 39 personaggi, vari e diversi, tranne uno, Richard Hannay. Come si fa a trasformarsi in modo vertiginoso in qualcun altro, qualcos’altro?
Alessandro Di Somma: La più bella soddisfazione è stata il riconoscimento da parte del pubblico dei diversi personaggi e il ripetere le battute e i tormentoni ad essi allegati. Ci sono personaggi che vivono un minuto, altri che ritornano da co-protagonisti, ma la nostra sfida è renderli unici e indimenticabili, aldilà della loro funzione narrativa.
Come avete preparato i vostri personaggi? C’è qualcuno che vi ha richiesto maggior impegno e perché?
Alessandro Di Somma: La scelta è stata fatta avvicinandosi alle nostre peculiarità attoriali e sull’intuito del nostro regista Leonardo che ha pensato, per ognuno di noi, caratteristiche e caratterizzazioni diverse. Poi il lavoro sul palco ha fatto il resto, permettendoci di inventare nuove situazioni e gag ad hoc.
Com’è vestire i panni di Richard Hannay?
Marco Zordan: Richard Hannay ha il compito di portare avanti la storia nonostante tutto, nonostante le enormi difficoltà che gli altri tre clown provano nel trasformarsi velocemente e nel diventare nuovi personaggi. È l’unico in scena che non può cedere agli errori o alle discussioni che gli altri protagonisti affrontano e anche in questo, diciamo così, è l’eroe della storia. La difficoltà del personaggio è di restare serio senza cedere alla tentazione del gruppo.
Il regista dello spettacolo è Leonardo Buttaroni. Com’è lavorare con lui? Che cosa ha chiesto a voi attori?
Yaser Mohamed: Leonardo è un pozzo di idee senza fine, un vulcano di energia ma anche un regista che dà piena libertà agli attori di esprimersi, di provare, di sperimentare in scena. Leonardo ha la grande capacità di accogliere le iniziative personali e di farle diventare coerenti e amalgamate.
Dall’altra parte, lei, da regista, che cosa ha voluto sottolineare dello spettacolo? E nei tanti personaggi che salgono sul palco?
Leonardo Buttaroni: Questo spettacolo è un esempio emblematico della magia del teatro. L’avvento della televisione, del cinema, ha portato una fedele riproduzione della realtà. Il teatro non può competere con questo realismo, ma ha ancora l’arma dell’immaginazione, far diventare qualsiasi oggetto un’altra cosa, uno stand per i vestiti, una porta, un ombrello, una ruota, portare aerei, auto moto in scena, visibili solo con la fantasia. La magia scatta quando la gente inizia a vederli veramente e lo senti dagli (oh) di stupore. Questo è 39 scalini, pura immaginazione, è tornare un po’ bambini, tornare a sognare.
39 scalini è anche uno spettacolo ricco di gag, di citazioni, cosa di tutto ciò, vi colpisce maggiormente?
Diego Migeni: Ci colpisce come il teatro abbia delle regole che valgono sempre. Ci colpisce scoprire come a ogni replica riusciamo a sorprenderci e realizzare come il testo di questo spettacolo sia una macchina perfetta, costruita con delle gag blindate che abbiamo la necessità di replicare alla perfezione per non rovinarle. Ci stupisce anche come il pubblico sia molto attento a cogliere le citazioni che inseriamo all’interno dello spettacolo, delle easter eggs che i più attenti riescono a individuare.
Cosa rappresenta per voi 39 scalini e cosa vi augurate per questo spettacolo?
Diego Migeni: 39 scalini rappresenta il nostro spettacolo più riuscito che speriamo di poter far vivere ancora a lungo. Speriamo di poterlo far apprezzare in teatri e città che ancora non abbiamo visitato. Crediamo in questo lavoro, in cui abbiamo investito tanto e ci auguriamo, avendo raggiunto le 100 repliche, di arrivare alle 200.
Grazie a tutti voi!
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