Urgenze 2017: prima settimana
Urgenze 2017 è la rassegna teatrale che, partendo dai testi teatrali, ha come obiettivo quello di dare ai giovani autori e autrici, la possibilità di andare in scena e di mostrarsi al pubblico con i propri lavori e, come dice spesso la sua ideatrice Francesca Romana Miceli Picardi “Questa è un’Urgenza”. Lavora insieme a Francesca Romana un team che ha sostenuto e sposato l’idea coadiuvandola nel progetto: Lara Panizzi, Marianna Stoico e Ulisse Benedetti.
L’inizio è stato impegnativo, su 110 testi arrivati per la prima edizione, solo dodici sono stati scelti per la rassegna che annovera anche una giuria eterogenea, non solo esperti di settore, ma anche artisti di vario genere, giornalisti, blogger, ecc., formata da: Daria Veronese, Vania Castelfranchi, Valentina Martino Ghiglia, Ilaria Guidantoni, Sissi Corrado, Eliana Naddeo, Fabio Pontecorvo, Emilio Barone, Paolo Triestino, Alessandra Cotogno, Cecilia Bernabei, Francesca Satta Flores, Paolo Iacobazzi, Danila Blasi, Marina Carteny, Romina Bassu, Irene Rinaldi, Anna Maria Loliva. Con la collaborazione di MapMagazine mediapartner dell’edizione 2017, un giornale freepress di cultura e intrattenimento. Il tutto all’interno del Teatro Tordinona di Roma.
La prima settimana ha vista in scena quattro spettacoli, andati in scena da giovedì a domenica. Il debutto è stato affidato a “Sofia” di Paolo Amici e Patrizio La Bella, con Tiziano La Bella e Luigi Grippa “Sofia” racconta del sessantenne Remo Fiacca, un uomo colto e molto solo, che dopo aver vissuto la sua vita, si ritrova rinchiuso in casa con le sue ossessioni, a causa di un evento che lo ha costretto a non uscire più. Il suo è anche il dialogo con un misterioso personaggio, arrivato dal nulla e che lo conosce fin troppo bene.
“La vita InAttesa” di e con Pino Grosso è il racconto di un uomo che rivede la sua vita attraverso ricordi e scelte non fatte. Racconta di una vita che è in attesa, affrontando, intanto, tanti temi, alcuni che lo portano a ricordare il suo vissuto da bambino, altri, invece, quello da ragazzo e adulto. La particolarità di questo spettacolo sta nella scenografia, in oggetti che si trasformano e danno senso alle parole.
“Avemmaria” di e con Emilio Nigro, racconta, invece, il sud, le sue tradizioni, il suo modo di vivere eventi e avvenimenti in una società che fa della vita un evento predestinato. Il personaggio non ha nome, né si localizza perfettamente, ma racconta, senza fronzoli, la realtà di un giovane, caduto in disgrazia a causa delle cattive compagnie e che non può scegliere da solo, ma è destinato a seguire la strada che la famiglia (che rappresenta in questo caso anche lo Stato), la società hanno segnato per lui. A comandare sono i poteri forti: Chiesa, Malavita e Stato, in che ordine si scopre immediatamente. La storia è quella di un giovane in cui, chi ha vissuto al sud, può identificarsi facilmente, riscoprendo la realtà che spesso molti vogliono negare.
“Nel mio paese” con Gianpietro Liga e testo e regia di Giuseppe Adducci, racconta di immigrazione. Un camionista parte, arriva, racconta. È una persona umile che si ritrova a scoprire quella parte di immigrati che arriva nel paese e che è costretta a diventare schiava per pochi soldi, per sopravvivere. E l’uomo, semplice, si ritrova a vivere nelle stesse condizioni degli immigrati, scambiato per uno di essi e a porsi domande, a riflettere. Così, da un iniziale visione maldisposta, è costretto a riflettere a guardare in faccia la realtà cambiando atteggiamento e opinione.
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