Radici, di e con Antonio Anzilotti De Nitto

Foto GiDi – Gabriele Demitri

Radici è un viaggio nella memoria

Per il terzo appuntamento della Rassegna Phobos curata da Danilo De Summa, venerdì 21 Febbraio, al Teatro dei 25 è andato in scena Radici di e con Antonio Anzilotti De Nitto.

Radici racconta la storia degli eccidi dimenticati, la paura della diversità che il nazismo marchiò, discriminando, ghettizzando e deportando.

Con tre monologhi intensi, sofferti e liberatori, il performer ci rivela la storia di tre uomini, un omosessuale, uno zingaro ed un malato di mente, dando così voce e volto ai dannati tra i dannati, a quelle vite che furono considerate non degne della vita.

Uno spettacolo carico di emozioni che affronta il tema dell’annullamento dell’essere umano e della paura di rivelarsi nella pienezza della dignità, il tema di appartenere ad una diversa etnia e infine il tema delle patologie mentali che secondo l’ideologia nazista rendevano l’uomo “improduttivo”, incapace di migliorare la specie e di dare un contributo genetico di valore per la nazione. Tre storie che, narrate con un linguaggio carico di sfumature come la dolcezza, la timidezza e l’angoscia, la rabbia e la frustrazione, il candore e l’ingenuità, spingono lo spettatore a riflettere sulla convenzione della morale e sul concetto di diversità.

Radici è un viaggio della memoria che da personale diventa collettivo, una memoria che diventa racconto, a testimoniare che la violazione dei diritti umani che ci appare tanto inaccettabile possa essere ancora qui.

Foto GiDi – Gabriele Demitri

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Serenella Panfalone

Laureata in Storia e conservazione delle opere d'arte all'Università di Bologna e specializzata in Letteratura teatrale italiana. Appassionata di parole e immagini, si occupa di libri e comunicazione. Nel tempo libero le piace andare a teatro, leggere e fotografare.

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