InCorti da Artemia 2025: La fermata del 710
In scena il corto che parla di deviazioni di strade
La fermata del 710 scritto dalla Compagnia ArtinAtto, regia di Lorenzo Bitetti, con Mirko Bonfiglio, Marta Dell’Atti e Lavinia Mazzucchi, è uno dei corti in scena al festival InCorti da Artemia 2025, ideato e diretto da Maria Paola Canepa direttrice artistica del Centro Culturale Artemia di Roma. Il festival divenuto una piazza importante del panorama teatrale italiano, presenta al pubblico corti che potranno divenire spettacoli e che si contenderanno le preferenze di pubblico e giuria presente in platea.
Benvenuti! La fermata del 710 analizza un po’ il rapporto con i mezzi pubblici. Da dove nasce l’idea?
Lorenzo Bitetti: Questo corto nasce dalla raccolta di una serie di esperienze, sia vissute da chi si è impegnato nella scrittura del testo e sia raccolte su internet di contesti comunque familiari agli autori. L’idea è quella di raccontare una realtà che crediamo specifica del contesto urbano romano, caratterizzata da assurdità e bellezza e vissuta da chi fa uso dei mezzi pubblici. L’attesa e gli assurdi incontri per le strade romane sono qualcosa di unico, croce e delizia di chi vive questa città.
Spesso le persone, in particolare i romani, si vedono in contrasto con il servizio pubblico, Sofia cosa ne pensa? E voi?
Credo si intuisca subito che Sofia non ha un buon rapporto con il servizio pubblico, come tutti quelli che vivono a Roma, ma un aspetto interessante di questo rapporto è una sorta di colpa condivisa. Sofia è in ritardo, ma visto che normalmente i mezzi funzionano male, la colpa è sempre attribuibile a loro, anche quando in realtà sono in orario.
Invece, noi abbiamo un rapporto particolare con i mezzi pubblici. La nostra sede e sala prove si trova ad Ostia Antica, quindi dipendiamo dalla Metromare – una delle tratte peggiori d’Italia da anni – e dalla Via del Mare – considerata una delle strade più pericolose. Inoltre, molti di noi vengono da diverse parti di Roma. Siamo sia romani che fuorisede, quindi abbiamo un ricco bagaglio di esperienze con i mezzi. Amore e odio.
Chi è Sofia? Come vive il rapporto con la vita?
Sofia è una di noi. Il suo rapporto con la vita lo sentiamo molto familiare al nostro, tallonati dai minuti che scorrono. Non abbiamo difficoltà ad empatizzare con lei. Gli incontri che fa ne La Fermata del 710 e la situazione in cui si ritrova, però, mettono in luce un’altra visione della vita, che lei non prevede.
Marco ed Alba, gli altri due personaggi del corto, non hanno il suo stesso modo di vedere le cose, hanno un’altra percezione del tempo e delle priorità. Sofia fa fatica a comprendere fin dove sia il limite e viene inghiottita nella loro dinamica, senza rendersene conto.
E voi come vivete il rapporto con un 710?
Male. Come dicevo prima, siamo una compagnia numerosa che si riunisce a Ostia Antica, la Metromare è il nostro 710 e molte volte questo influenza le nostre prove, i ritorni a casa e le ore di sonno. Cerchiamo di organizzarci per tempo, di essere precisi con gli orari perché ogni ritardo potrebbe significare ore in più per tornare a casa, ma non sempre ci riusciamo e ne paghiamo lo scotto.
Che cosa si evidenzia nello spettacolo che può far superare l’assurdo e il paradossale?
Più che evidenziare un modo per superare l’assurdo ed il paradossale, direi che la nostra intenzione è raccontare l’esistenza di questa realtà e l’invito è quello di vivere anche questo aspetto della vita. Spesso cerchiamo di limitare la realtà in qualcosa di razionalmente decifrabile e logicamente spiegabile, ma il mondo vive indipendentemente dalla nostra necessità di ordinarlo. Il paradossale non è negativo, è solo un’altra faccia della realtà.
Come vi state preparando al debutto sul palco di InCorti da Artemia e cosa vi aspettate da questa esperienza?
Ci stiamo preparando con tanto lavoro e tanto impegno. Questo è un corto che ci sta a cuore, ha passato varie fasi di evoluzione ed è sempre dinamico. È così dinamico che ad un certo punto il testo scritto finisce e gli attori proseguono fino alla fine in improvvisazione, una sfida che abbiamo deciso di cogliere quando lo abbiamo scritto e che sottolinea il messaggio del testo: vivere l’imprevedibile della vita. Poi potrà piacere o non piacere, ma noi ce la metteremo tutta per presentare un lavoro che ci rappresenti. Il resto sarà un’imprevedibile sorpresa che saremo pronti ad accogliere.
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie a te per l’intervista.