A DUE: la mostra d’Art Brut a Roma dalla collezione Giacosa-Ferraiuolo
La mostra esposta da Sic 12, parla della dualità, da sempre sentita come molteplicità e unità allo stesso tempo
Ha aperto lo scorso settembre SIC 12, uno spazio culturale dove trova esposizione la collezione Giacosa – Ferraiuolo. La mostra inaugurale propone il percorso A DUE, un interessante viaggio tra le opere d’Art Brut presenti all’interno della collezione.
Vale la pena visitarla come primo approccio o come approfondimento sul tema: l’arte bruta (in una traduzione letterale del termine francese brut con cui Dubuffet indicò questo tipo di opere) è oltremodo diretta e non filtrata: mostra un universo segnico percepito come estremamente semplice, un linguaggio non forzato di artisti che seppur non educati al medium artistico, lo hanno scelto come loro possibilità espressiva.
Sul finire degli anni ’40 del 900, quando appunto si diede un nome a questo genere, l’Art Brut comprendeva tutta la produzione di artisti che non avevano studiato in accademie, l’arte dei bambini quanto quella dei malati psichiatrici: in particolare l’isolamento di questi ultimi all’interno di specifici centri di cura, era per Dubuffet garanzia di quella purezza di linguaggio e assenza di contaminazione esterna, che rendeva la loro arte particolarmente pura e personale, una sorta di grado 0 a cui lo stesso Dubuffet si riavvicinò artisticamente privandosi delle sovrastrutture acquisite durante la vita. Difficile eguagliare questa situazione nell’odierno, considerando che la chiusura dei manicomi e la ormai spregiudicata cultura visiva di massa comprende arte, fumetti, simboli e icone che è impossibile lasciare fuori dal proprio immaginario visivo. Ciò nonostante le opere brute di A DUE, includono non solo gli artisti dubuffettiani, Aloise Corbaz e Carlo Zinelli, storicamente inseriti nel gruppo de l’Art Brut ed entrambi di provenienza manicomiale, ma anche artisti odierni come Michel Nedjar e Marilena Pelosi, che hanno scelto l’arte come mezzo di espressione salvifico per se stessi, un linguaggio esclusivo elaborato senza aver avuto una specifica formazione accademica, comunque lontani dall’isolamento forzoso ritenuto necessario da Dubuffet.
Nello specifico la mostra ora esposta da Sic 12, parla della dualità, da sempre sentita come molteplicità e unità allo stesso tempo, qualcosa con cui si è spinti inevitabilmente al confronto. Il percorso tematico scelto mostra tanto il rapporto fra sé e l’esterno dettato dal desiderio di definirsi, di appropriarsi dell’immagine che si esplica tramite la contrapposizione, che la dualità intesa come desiderio dell’altro, intendendo con questo il rapporto amoroso e la coppia. L’evocazione dell’altrui è infine il desiderio di essere un altro, proponendo una metamorfosi che attraverso l’arte permette di identificarsi diversamente. Questi i tre filoni legati alla dualità proposti dai due curatori Gustavo Giacosa e Fausto Ferraiuolo.
La mostra è visitabile fino al 30 gennaio, la visita è prenotabile al seguente link
https://www.sic12.org/event-details/a-due-lart-brut-nella-collezione-giacosa-ferraiuolo
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