Anna Califano racconta Caffè, Ammore e’ Pucundria
Cinque ragazzi e le loro storie che si intrecciano tra caffè, risate e litigi
Caffè, Ammore e’ Pucundria è lo spettacolo vincitore della terza edizione di Germogli, organizzato dal Teatro Trastevere di Roma. Anna Califano è la drammaturga e regista dello spettacolo che vede in scena dal 22 al 24 marzo, proprio al Trastevere, Joele Attianese, Achiropita Dalila Bosco, Marco Antonio Fiore, Irene Losi, Martina Nuzzi, che parla di amore, dei piccoli gesti quotidiani che dimostrano il nostro affetto, la nostra dedizione verso le persone che amiamo. A parlare dello spettacolo la regista Anna Califano che ringraziamo per essere qui, sulle pagine di CulturSocialArt.
Salve, cosa rappresenta per lei Caffè, Ammore e’ Pucundria?
Per me rappresenta proprio un “piccolo germoglio”. È la prima volta che scrivo uno spettacolo teatrale e ne curo la regia. È una bella sfida, è un’emozione, vedere che qualcosa che hai scritto sarà visto anche per la prima volta da un pubblico. Che impatto avrà su di loro? Non vedo l’ora di scoprirlo
Nello spettacolo lei affronta l’argomento dei piccoli gesti, quanto valgono per lei?
Valgono tanto. È l’insieme dei piccoli gesti che crea dei legami forti o ti fa vedere la luce anche in una di quelle giornate proprio “no”.
I protagonisti sono cinque ragazzi, interpretati da Joele Attianese, Achiropita Dalila Bosco, Marco Antonio Fiore, Irene Losi, Martina Nuzzi, quali sono le loro peculiarità per cui sono stati scelti nel loro ruolo?
Bella domanda. In primis lo spettacolo ha in sé il dialetto campano e Joele e Marco Antonio sono attori campani che immaginavo potessero dare giustizia ai personaggi. Conoscere il dialetto da recitare è una qualità per lo spettacolo imprescindibile. Il testo è brillante e leggero, e soprattutto all’inizio c’era bisogno di un buon ritmo comico e di tenere il palco anche rompendo la quarta parete. Di Martina ho sempre apprezzato la sua ironia e la capacità di meravigliarsi e ridere di piccole situazioni assurde della vita e sapevo che poteva comprendere la mia “poetica”. Irene ha un’energia pazzesca e avevo bisogno di un’attrice che prendesse il mio posto nello spettacolo e sapesse essere forte in scena ma anche un “clown bianco”. E infine Achiropita è sia la mia aiuto regia che il personaggio di Daniela, ed era perfetta per trovare il fuoco del personaggio senza perdere la sua “dolcezza”, ricordando i sacrifici quotidiani che si fanno nella vita. Tutti gli interpreti vengono da formazioni accademiche o da esperienze di palco.
C’è stata una delle scene, o una parte che è stato difficile mettere in scena e perché?
Si durante lo spettacolo ci sarà un momento “extra” e poetico su una canzone scritta appositamente per la storia. È stato un rischio inserirlo perché lo spettacolo è molto concreto, parla di quotidianità, di ragazzi, però creare è anche ricerca e ho voluto prendermi la responsabilità di inserire questa scena, anche incuriosita dalla reazione del pubblico.
Il vostro testo è vincitore della terza edizione del Concorso Germogli del Teatro Trastevere: com’è andata la vostra avventura?
Sono contentissima del Premio Germogli, mi ha dato non solo quella miccia per mettermi in gioco ma anche la forza di continuare a creare lo spettacolo dopo aver portato in scena i primi 25 minuti.
Cosa avete amato, particolarmente, del concorso?
Sicuramente la disponibilità del teatro, il poter provare lì e l’ambiente caloroso del Teatro Trastevere. C’era un bel clima anche con le altre compagnie in gara.
Ora vi apprestate a salire sul palco romano per portare in scena lo spettacolo, cosa vi aspettate dal pubblico?
Non ci aspettiamo niente, siamo noi che proviamo a fare un piccolo regalo a loro.
Cosa, invece, volete esprimere al pubblico che verrà a vedervi?
Che non vediamo l’ora di incontrarli a teatro e intanto gli dedichiamo la canzone “Ragazzi” di Giovanni Truppi!
Grazie per essere stata con noi e in bocca al lupo!
Grazie a te e merda merda merda!
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