Antonio Cervigni racconta Generali a merenda
Una commedia dell’assurdo sull’assurdità delle scelte politiche
Al Teatro Portaportese di Roma l’11 e il 12 aprile, in scena Generali a merenda diretto da Antonio Cervigni. Ad interpretare lo spettacolo scritto da Boris Vien, gli attori storici dell’Accademia Platafisica che hanno portato in scena molte pièce, tra cui Brunella Platania ed Elsid Lumi, solo per citarne alcuni. La direzione artistica è di Maria Laura Platania, aiuto regia Chiara Spernanzoni, luci di Marcello Sindici.
Uno spettacolo che racconta dell’assurdità delle scelte dei generali, che si possono leggere anche politici, pronti a prendere decisioni sulla pelle dei loro sottoposti. Il testo scritto da Boris Vian, appare oggi sempre più attuale. A parlare dello spettacolo il regista Antnio Cervigni.
In scena al Teatro Portaportese, porterà Generali a merenda, una commedia dell’assurdo. Perché avete scelto questo testo di Boris Vian?
Boris Vian è uno dei miei autori del cuore, un artista confidenziale, quello che ti si attacca addosso e non lo molli più. Ho scoperto Boris una trentina di anni fa e penso di averlo amato subito, senza mezze misure come solo i grandi innamoramenti sanno essere. Jazzista, compositore, scrittore senza fine nei suoi pochissimi anni di vita, patafisica e surreale, ha donato al mondo una produzione artistica senza pari.
Nel 2013 avevamo portato in scena il suo Tutti al macello e mi è sembrato assolutamente azzeccato ritornare in scena con Generali a merenda un testo che, nella sua surreale complessità, è estremamente attuale.
Boris Vian, poeta, musicista, vive e si confronta con un circolo di intellettuali oggi apprezzati. Cosa hanno dato loro a Vian e cosa lo scrittore ha dato loro?
Vian ha preso tutto dagli artisti del suo tempo ma ha anche dato tutto agli artisti del suo tempo. Non riesco a dire come e perché proprio per la complessità della sua produzione ma, dopo oltre 70 anni, ogni sua nota e ogni sua parola sanno ancora farti respirare quel meraviglioso momento storico quando, con la sua tromba tascabile, costruiva e incantava, come un incantatore di serpenti, tutta Saint-Germain-des-Prés.
Viviamo oggi un momento molto difficile legato alle guerre. Testi del genere come sono accolti dal pubblico?
Il momento che viviamo è un momento difficile, incerto ed emotivamente complicatissimo da interpretare e gestire. Generali a merenda è uno squarcio nella tela, nel velo del reale. Un testo capace di farti vedere tutto quello che c’è nello scasso del mondo del potere, di chi decide per tutti senza mai prendersene la responsabilità.
Quanta assurdità, invece, possiamo notare tra le persone che sono al governo, non solo italiano?
La stessa assurdità che Boris Vian aveva sottolineato con le sue opere, assurdità che è possibile curare nel tempo di uno spettacolo affidandoci alla scienza delle soluzioni immaginarie: la patafisica.
Lo spettacolo mette in scena le caricature di generali che scappano dalle loro responsabilità. Lei crede che leggendo il testo, vedendolo in scena, possiamo farci un’idea dei generali di oggi?
Assolutamente sì. I generali di allora sono i generali di oggi basta avere il giusto paio di occhiali per capire che anche ai nostri giorni quell’assurdo, quel vuoto pneumatico che i generali di Vian ci raccontano, a suon di orzate e pasticcini, è lo stesso che troviamo oggi. Magari con un libro, venduto ovunque, molto più assurdo del teatro dell’assurdo che abbiamo deciso di portare in scena.
Passando allo spettacolo, qual è stata la scena che le ha dato maggior soddisfazione nel costruirla?
La scena del bunker, l’atto finale. Ma non voglio dire nulla perché in quel bunker a 40 metri sottoterra, dovete venire con noi.
A chi si è ispirato nel dirigere i suoi attori e quindi generali, soldati e personaggi che ruotano attorno ad essi?
Non mi sento mai ispirato ma cerco di cogliere negli altri quello che mi piace. Probabilmente il mio amore per l’assurdo, l’imprevisto e tutto quello che esula dalla realtà mi hanno aiutato a mettere in piedi questa strampalata banda di militari all’incontrario, senza coda ma soprattutto senza capo.
Come ha scelto gli attori? Che cosa, di loro, l’ha colpita nell’assegnargli il personaggio?
Gli attori sono gli storici attori di Accademia Platafisica che per anni hanno accompagnato tutte le produzioni di Accademia. Tutti collaudati interpreti che hanno indossato le vesti di una miriade di personaggi in tantissimi spettacoli diretti da Maria Laura e Brunella Platania, le colonne portanti della compagnia, alle quali, ovviamente, io devo tutto. Senza loro Generali a merenda sarebbe rimasto sicuramente nel cassetto.
L’assurdo è sempre un modo per far ridere e divertire, ma anche per riflettere sui comportamenti umani. Cosa vorrebbe che arrivasse al pubblico come messaggio importante?
Il pubblico troverà la sua risposta perché tra le righe di Generali a merenda ognuno può portare a casa un piccolo pezzetto di quell’assurda commedia che è la lotta per la vita. Trovare una morale, un senso sarebbe troppo complicato, venite a vederlo e le conclusioni verranno da voi come un colpo sparato per non fare arrugginire un cannone fermo da anni.
Cosa direbbe, in particolare ai giovani, per invogliarli a venire a vedere lo spettacolo?
Fatevi avanti signori e signore e venite a tuffarvi nella merenda più paramilitare, aerostatica e sulfurea che abbiate mai visto. Un esercito di generali dai vestiti sgargianti vi aspetta per portarvi con loro in un mondo che non c’è mai stato e speriamo, non ci sia mai, dove le sorti dei popoli tutti vengono decisi a colpi di Cordon Rouge, anisetta e pasticcini con il buco in mezzo.
Grazie e in bocca al lupo!
Crepi il lupo! Grazie a lei per queste bellissime domande! Vi aspettiamo tutti in teatro!
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