BELLI CHIUSI è una bella iniziativa…
riflessione sull’essenza stessa del fare teatro
Siamo alla terza serata di Belli Chiusi la meritoria iniziativa del Nuovo Teatro San Paolo di Roma e prende nome – come in una ideale continuità – da due storiche iniziative “concorsuali” dell’NTS: Belli Corti – dedicata ai corti teatrali – e Belli Lunghi, ai testi standard. Meritoria perché ci tiene in contatto col teatro e porta qualche riflessione sull’essenza stessa del fare teatro. Le prime tre serate: 3, 10 e 17 maggio. Molti i video partecipanti e tutti ammirevoli per impegno e voglia, ma non tutti ovviamente di qualità alta.
Il problema, e il Nuovo Teatro San Paolo è il primo a saperlo, è che per quanto ottima l’intenzione, non si tratta di teatro. Il teatro è un’altra cosa. E’ un altro medium, per usare la terminologia del grande massmediologo Marshall Mcluhan (quello del “villaggio globale”) e come sappiamo il messaggio è nel mezzo cioè l’uso di un medium al posto di un altro modifica il messaggio stesso, anche se però non bisogna neanche esagerare e prestare attenzione solo ai mezzi usati: il rischio è perdere il messaggio, cioè i valori; meglio sarebbe dire che come il messaggio è nel mezzo così anche il mezzo è nel messaggio o comunque the message also matters!
Il teatro è un medium fatto di corpi, tra loro in connessione, dove uno spettatore quasi rinasce come un feto viene alla luce o meglio alla luce del palco e dalla sua placenta squarciantesi guarda lo spettacolo come un evento che lo potrà cambiare in profondità. Come il monolite di 2001. Forse.
Il teatro è fatto di sudore e anzi, per una strana legge di proporzionalità inversa, si può dire che il teatro con la sua vicinanza fisica genera nello spettatore una sorta di distanziamento critico, come a volersi “difendere” dalla vicinanza corporea; mentre il video e in genere le immagini video sono più “ipnotiche” perché teoricamente meno pericolose sul piano fisico, in quanto i corpi rappresentanti non sono presenti fisicamente e ciò mette lo spettatore in una placida e tranquilla stasi mentale. Il teatro fa “più” pensare c’è poco da fare…
Però va dato atto al NTS di aver realizzato una operazione importante che prova a “curare”, pur senza riuscirci, una necessità, la necessità cioè del teatro ma dopo averla – meritoriamente – sottolineata, evidenziata, focalizzata. Sì, il teatro è una necessità.
I video hanno però dalla loro la possibilità di giungere a più persone e chissà che anche il Teatro in qualche modo non ne riceva un beneficio, l’unico possibile e cioè quello di ripensarsi, ripensare innanzitutto il luogo, gli spazi: non si può ridurre il “teatro” a quell’edificio etc… a quel luogo cioè a ciò deputato da millenni, dove ci sono abbonati etc. Forse occorre di nuovo un teatro itinerante, da strada (I carri di Tespi 2.0?); un istant-teatro? O, meglio un istanTeatro?
Ripensare i media ecco ciò di cui abbiamo bisogno, ma ancora di più vanno ripensati i messaggi da veicolare. Messaggi che riguardano le nostre necessità spirituali: lo stare insieme, la vera condivisione, i corpi nell’epoca della virtualità; il tempo dilatato, per noi. Ecco tutti questi video in qualche modo sono una specie di radiografia, di cartografia delle tematiche che ci sono più a cuore; delle necessità spirituali più cogenti.
Senza ignorare la meravigliosa tenacia creativa dell’essere umano che riesce a fare arte in ogni circostanza (e ciò non so se sia un bene… perché rischiamo di poterci adattare a tutto, anche alla catastrofe ambientale peggiore…).
Sul piano stilistico, come fosse un genere a sé, tra i video che hanno partecipato sono riusciti meglio quelli che hanno saputo usare meglio il medium nel suo specifico: no dunque adattamenti di opere pensate per il teatro e né teatralizzazioni di storie da video. Il migliore della prima serata, quella del 3 maggio, è stato A lume di candela – di Serena Locritani perché sfrutta molto efficacemente le possibilità “cinematografiche” del “medium”: il campo contro campo ad esempio. E le potenzialità del luogo dove è stato girato. Mentre quelli più verbosi sono i meno efficaci (la durata di attenzione per un video è molto limitata e poi valgono velocità da spot). Tra l’altro la crew di A lume di candela è di giovanissimi…
La terza serata mi sembra per ora la migliore: autori e attori diventano sempre più padroni del mezzo. Forse è un po’ più fisso lo schema: un frontale sui frontali delle videoconferenze… Mentre nella prima serata c’era più sperimentazione… è come se le videoconferenze stessero diventando un genere a sé e i video di Belli Chiusi ne siano ormai la rappresentazione artistica.
Il bando è ancora aperto e dunque per chi ha voglia di cimentarsi, di mettersi alla porva, di divertirsi, vale ciò che si dice a teatro: si va in scena! Qui le info sul bando: https://nuovoteatrosanpaolo.
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