Dino Lopardo ci racconta dello spettacolo Ion

Al Teatro Basilica Ion, scritto e diretto da Dino Lopardo

Sarà in scena al Teatro Basilica di Roma dal 4 al 6 giugno Ion scritto e diretto da Dino Lopardo, con Alfredo Tortorelli, Andrea Tosi e Iole Franco. Uno spettacolo che parla di diversità, di amore e/o odio tra fratelli, di situazioni familiari. Il tutto nasce e si sviluppa proprio dal rapporto tra Giovanni e Paolo, che passano momenti felici e altri attaccandosi a vicenda.

Il testo ha vinto il premio al Festival InDivenire 2019 quale miglior spettacolo e segue il successo di Trapanaterra. Il tema è quello dei sentimenti, delle condivisioni e delle visioni della vita. Per saperne di più facciamo alcune domande all’autore e regista dello spettacolo Dino Lopardo, a cui diamo il benvenuto sulle pagine di CulturSocialArt.

Lo spettacolo Ion nasce da unidea di Andrea Tosi, tra gli interpreti dello stesso. Lei lo ha trasformato in drammaturgia, qual è stato linput iniziale?

Prendere un fatto di cronaca e sollevare molteplici domande anche con gli stessi attori, i quali danno il loro punto di vista e contributo alla ricerca. Delocalizzare gli eventi per poi avviare un processo di ricerca molto più ampia e profonda.

Rendere un evento il più possibile autentico.

La narrazione parla di due fratelli che hanno un rapporto conflittuale perché ognuno dei due è stato maggiormente apprezzato da uno dei genitori. Ciò rispecchia in toto o in parte situazioni reali, dipende dalle situazioni. Come ha lavorato per presentare questa situazione?

Inizialmente valorizzandone l’aspetto grottesco, se vogliamo, della situazione. Un po’ come rileggere “Il brutto anatroccolo” che sin da piccolo viene emarginato come diverso e da quel momento cominciano tutti i suoi problemi. A mio parere è una storia affascinante, iconica che ci racconta dei problemi e sofferenze di un piccolo animale indifeso.

Quali sono le caratteristiche dei due fratelli che ha evidenziato di più?

Sicuramente le ambizioni di ognuno. Le stesse ambizioni e prospettive determineranno le loro esistenze. Da un lato abbiamo una sensibilità spiccata e dall’altro l’amore verso le cose più futili. Si susseguono elementi contrastanti sempre anche in un semplice abbraccio.

Diverso, disadattamento e pregiudizio sociale: come combattere e prevenire queste situazioni?

Certamente attraverso la sensibilizzazione e credo fortemente che il teatro fatto con onestà possa riuscirci. 

La storia prende origine da un fatto realmente accaduto. Da qualche tempo appare una prassi comune prendere ispirazione da eventi di cronaca? Perché accade sempre più spesso?

Credo sia sempre accaduto dall’origine del teatro. In genere io miscelo sempre tre ingredienti per raccontare una storia. Cronaca, attingere a fonti autobiografiche e in ultima battuta una estrema fantasia. Mi permetto di citare il grande Eduardo il quale traeva spunto, per i suoi lavori, dalla realtà più vera, per esempio assisteva alle cause nei tribunali. Secondo me un buon lavoro può nascere da una attenta e profonda analisi su quello che ci accade intorno. Le modalità di come esprimere queste realtà poi possono essere diverse e quindi entra in atto la poetica di un autore o regista.

Cosa ha detto ai suoi attori prima di cominciare a lavorare sul testo?

“Mo son cazzi” perciò donatevi! Ci siam fatti tutti il segno della croce.

Qual è stato, se c’è stato, il momento in cui ha trovato maggior difficoltà nel preparare una scena e perché?

Convivo con le difficoltà; sono abituato ormai, però sicuramente l’ultima scena. Impossibile descriverla… Venite a scoprirlo dal 4 al 6 giugno al Teatro Basilica. 

C’è speranza che le cose cambino? 

Solo se cambieremo noi radicalmente.  

Grazie per le sue risposte e per il suo tempo e in bocca al lupo per lo spettacolo!

Grazie a Voi per questo prezioso spazio.

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Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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