Elena Sofia Ricci è Alexandra in “La dolce ala della giovinezza”
Strepitosa interpretazione del dramma di Williams che arriva dritta al cuore e alle coscienze del pubblico
Da Suor Angela in “Che Dio ci aiuti” sulla via della santità ad Alexandra del Lago in “La dolce ala della giovinezza” sulla via dell’autodistruzione. È impressionante con quale disinvoltura Elena Sofia Ricci riesca ad interpretare ruoli così distanti, sicuramente la dimostrazione – se mai ce ne fosse stato bisogno – della caratura artistica dell’attrice.
“Alexandra è in funga dalla morte, è in fuga dalla paura di scomparire dalla faccia della terra, ed è vittima dell’assuefazione, dell’abitudine al dolore, ma anche a tutte le sostanze di cui fa uso. Alexandra è tossica, alcolista, bulimica di sesso. Credo che un personaggio più lontano da me non l’abbia mai interpretato!” confessa l’attrice stessa in conferenza stampa. Eppure, la sua Alexandra è strepitosa, nella sua crudezza e nella sua profonda devastazione interiore!
Accanto alla Ricci un cast di artisti giovani e bravissimi, tra i quali Gabriele Anagni in Chance, che per la prima volta nella sua carriera teatrale si misura nel ruolo del co-protagonista. Una parte che interpreta con grande talento e trasporto. Insieme a Ricci ed Anagni anche Chiara Degani, Flavio Francucci, Giorgio Sales, Alberto Penna, Valentina Martone, Eros Pascale e Marco Fanizzi.
Il testo di Tennessee Williams, qui nella traduzione di Masolino D’Amico e con la regia di Pier Luigi Pizzi, non è certo un testo semplice! Un’opera che mette in mostra il dramma interiore di esistenze ferite – psicologicamente, ma anche fisicamente – che annaspano in una vita ben lontana da quella da loro sognata. Una vita in cui tutto rema contro, dove ci si può accontentare – far finta di nulla, fino ad assuefarsi ad una condizione tossica – oppure si può lottare strenuamente senza arrivare da nessuna parte. Come un criceto che corre su una ruota!
È la storia della Principessa Kosmopolis, Alexandra del Lago, star del cinema in declino, non più giovanissima, alcolizzata e depressa, in fuga da quello che crede un fallimento del suo ultimo film. Durante la sua fuga trova consolazione tra le braccia di un gigolò, aspirante attore, giovane e bello che cerca nell’attrice un aggancio per un suo rilancio nel mondo dello spettacolo, un successo che possa riscattarlo da una vita miserabile e dagli l’occasione di costruire una nuova vita con la sua amata Heavenly – interpretata dalla giovanissima e talentuosa Martone.
Ma l’ebrezza di un’opportunità quasi raggiunta dura un attimo: la ragazza confessa infatti di aver subito violenza sessuale da parte di amici del ragazzo, che l’avevano costretta ad un’isterectomia. La ragazza respinge Chance per paura delle reazioni del padre e del fratello, ma Chance non si dà per vinto e ritorna da Alexandra per convincerla ad aiutarlo. Suppliche, ricatti, violenza: il rapporto tra i due si chiude drammaticamente quando la diva scopre di aver avuto successo con il suo film e lascia il ragazzo, che ormai perduto ingerisce un grande quantitativo di pillole e si lascia andare alla disperazione.
Scritta nel 1952 da Tennessee Williams, “La dolce ala della giovinezza” debuttò a Broadway nel 1959 ed ebbe ben 42 settimane di repliche consecutive. Il successo col grande pubblico arrivò però nel ‘62, quando Richard Brooks lo riadattò nell’omonimo film con Paul Newman e Geraldine Page.
La rappresentazione teatrale per la regia di Pizzi è magnifica, nella sua capacità di onorare un testo tanto bello quanto complesso! Un’opera in quattro atti, 150 minuti senza intervallo. Un incalzare di monologhi e dialoghi in un vortice psichedelico, a tratti angosciante, di drammi psicologici ed emotivi, il cui peso riecheggia anche dalla struttura massiccia delle scenografie, curate sempre da Pier Luigi Pizzi.
“La dolce ala della giovinezza” è in scena fino al 2 di aprile al Teatro Manzoni di Milano, e poi in tour nuovamente in tour per l’Italia.
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