Giovanni Cimatti e la sua Emersioni
Dal legame tra terra e mare nasce la mostra Emersioni di Giovanni Cimatti
Emersioni è la mostra di Giovanni Cimatti, a cura di Roberta Malasecca, che dal 30 settembre al 29 ottobre sarà visibile presso il SBA – Sporting Beach Arte a Ostia Lido. Diciotto sculture in ceramica che rappresentano la connessione tra terra e acqua.
“Ogni elemento, plasmato quale essere nel mondo, conserva la memoria della terra – dell’argilla – e diventa narrazione delle rimembranze che attraversano le ere, che si susseguono nelle generazioni, e affonda le radici delle sue essenze e dei suoi colori nelle tecniche di chi ci ha preceduto nella vita” afferma la curatrice della mostra Roberta Malasecca.
Chiacchierare con Giovanni Cimatti della mostra e di arte è quindi stato molto semplice.
La sua mostra ha un nome evocativo, Emersioni. Cosa vuole far emergere a carattere materiale e personale da queste opere?
Emersioni sta per emergere, venire a galla o anche tornare all’aria. L’uso che faccio di questo colore arancio da argille naturali “Sigillate”, viene dal profondo della storia dell’arte ceramica, come il fare ceramica dal profondo dell’umanità.
“Emersioni” evoca anche la necessità di respirare e il modo del modellato che ho riferito a esseri di terra nati in acqua. La ceramica ha rappresentato per millenni l’unico luogo su cui esprimere e fissare il pensiero e a cui chiedere risposte di funzionalità per vivere meglio.
Proprio quest’ultima prerogativa la ha portata verso un suo particolare linguaggio e quindi siamo in compagnia di retaggi importanti uno dei quali è essere contenitore.
Inoltre per un artista che usa l’argilla questo significa troppo spesso essere legato, da una parte, a metodiche lente e faticose, dall’altra, a contenuti tecnologici complessi che relegano i risultati all’area delle cosiddette “minori”.
Questo mio lavoro è “inutile, veloce, facile e diretto”. Ecco! Spero serva a tenere a galla questo linguaggio materiale nel mare dell’arte.
Il tema racchiuso è un incontro tra terra, l’argilla e il mare, da cui, come ha detto, sembra emergere la terra. Cosa lega realmente questi due elementi e come li vede lei da artista?
L’argilla e la terra, intesa come suolo, sono la stessa cosa. Non esiste terra che senza una parte di argilla possa essere generatrice di vita. La terra senza argilla è sabbia. Quell’argilla che oggi è così e fondamentale per la vita, lo è per essersi evoluta da un padre granito e da una madre acqua. L’argilla per me è una pietra momentaneamente fluida e per questo facile da esplorare. Questo “liquido” poi indurisce e col fuoco diventa sasso, per sempre!
Come descriverebbe la sua arte? Come la vive?
Cerco di usare l’argilla rispettando la sua fisicità plastica e che risulti essere l’unico modo per ottenere quel risultato; lontano dalla ceramica che può imitare tutto. Continuo ad usare l’argilla perché oggi mi perdona perché se ho dubbi posso fare un passo indietro almeno prima della fissità della cottura.
Negli anni ‘80 ho lavorato con installazioni dove l’opera non era l’oggetto ma lo era il rapporto con luogo e tempo. Questa mostra è il continuo di quelle sensazioni.
Come si è legato, invece, alla Galleria SBA – Sporting Beach Arte?
Con Alessandra Borzacchini ci siamo incontrati grazie all’argilla. In mostre e per lavoro in comune. È nato questo progetto e ho provato a legare il mio mondo di forme al mare, a quella sabbia nera e a questa architettura.
Durante la sua mostra ci saranno laboratori, incontri, workshop. Quanto è importante incontrare le nuove generazioni, i nuovi artisti, chi potrebbe avvicinarsi realmente al mondo dell’arte?
È sotto gli occhi che la diffusione/condivisione di informazioni ha sostituito parzialmente il mondo esperienziale da cui vengo. Vedo una nuova stagione dove chiudono botteghe di artigiani ma dove il numero di amanti della ceramica che la praticano era impensabile.
Lei è stato in contatto con il mondo artistico mondiale, cosa ha appreso da loro e cosa l’ha aiutata a sperimentare?
Fare esperienza serve poi a trovare soluzioni alternative. Alla domanda: ma chi ha detto che si deve fare così? Alle risposte retoriche, cerco di trovare se vi sono modi diversi possibili. Ecco! Viaggiando, accade che le esperienze vissute negli stessi posti, dove mangi e dormi sono fondamentali, non sarei quello che sono se non avessi fatto esperienza di vita altrove. Nessun video, libro o museo possono sconvolgere le tue certezze quanto uno sguardo diretto tra le pareti di un lontano studio amico perché ti ha aperto le porte.
Cosa augura al mondo artistico italiano?
Siamo immersi in una entropia che avvolge tutto. Tutto ci è di fronte alla velocità della luce ma quello che resta nella nostra “rete” per me sono solo le emozioni provate sulla pelle.
L’arte è come la pelle che ogni organismo che cresce è costretto a “mutare”. L’arte nei musei e nelle collezioni è il depositarsi di quelle pelli. La bestia dell’arte è già altrove, forse non la vediamo ma la viviamo perché libera di muoversi dove vive.
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