Gloria Sapio e Maurizio Repetto ci parlano del Portraits on Stage
Dal 19 giugno parte il Portraits on Stage, ce ne parlano i direttori artistici Gloria Sapio e Maurizio Repetto
Dal 19 giugno al 30 luglio parte Portraits on Stage 2021 – Arte in cammino, il Festival Multidisciplinare tra arte pittorica e spettacolo dal vivo. In questa edizione ci saranno tredici spettacoli di teatro, danza, musica che attraverseranno la Valle dell’Aniene fermandosi nei comuni di Licenza, Anticoli Corrado, Marano Equo, Gerano e Subiaco.
Il festival è organizzato da Settimo Cielo, in collaborazione con il Teatro La Fenice di Arsoli e gli artisti provengono da più parti d’Italia. Per approfondire e conoscere meglio Portraits on Stage, abbiamo rivolto alcune domande agli organizzatori e direttori artistici Gloria Sapio e Maurizio Repetto.
Benvenuti, vorremmo conoscere meglio il Festival Portraits on Stage, com’è nata l’idea di un evento che porta in scena arte pittorica e spettacoli live?
Da anni la maggior parte dei nostri progetti si svolge nella Valle dell’Aniene, un territorio famoso per essere stato frequentato fin dalla fine del XVIII secolo dai pittori che, sulle orme del Grand Tour, seguendo il Cammino Benedettino fino al Sacro Speco, ne ritraevano gli scorci paesaggistici e ancora più spesso gli abitanti, utilizzandoli come modelle e modelli per le loro opere e iniziandoli a questa professione (tra loro il più famoso è stato Gigi il Moro che posò tra l’altro come tritone per la fontana delle Naiadi di Piazza della Repubblica a Roma).
Abbiamo quindi iniziato a trarre ispirazione per alcune nostre produzioni da queste suggestioni, trovando poi una corrispondenza nel lavoro che colleghi svolgevano analogamente su altri territori (Laboratori Permanenti a Sansepolcro, Stalker Teatro a Torino, Teatri d’Imbarco a Firenze, Diesis Teatrango a Bucine). Da questa vicinanza è nata la Rete Portraits on Stage che collabora con musei e gallerie d’arte indagando il legame tra arti figurative e spettacolo dal vivo. L’Avviso Pubblico indetto dalla Regione Lazio per la valorizzazione dei luoghi della cultura attraverso lo spettacolo dal vivo, ci è parsa un’occasione preziosa per proporre un Festival “Portraits on Stage” nel Lazio che si ricollega alla tradizione e alla storia di questo territorio.
Come si amalgamano tutte queste forme d’arte?
Da sempre esiste un vincolo profondo ed evidente tra Arte Figurativa e Arte dal vivo. Basti pensare alle feste rinascimentali, al rapporto di certi pittori con la musica, all’utilizzo del teatro per raccontare il processo creativo dell’artista o, ancora, al ruolo delle avanguardie artistiche del Novecento nella creazione di spettacoli di danza o di prosa, fino ad arrivare alla performance art. Portraits on stage è una manifestazione che attraverso la multidisciplinairietà accoglie ogni segmento di riflessione riguardo a questo dialogo ininterrotto.
Quest’anno si riprende dopo le chiusure per la pandemia di Covid-19. Come vi siete preparati e organizzati per il rientro in live?
Dal punto di vista logistico, predisponendo, con la stretta collaborazione dei Comuni interessati, situazioni che rispettino alla lettera quanto sancito dai protocolli sanitari. Il pubblico potrà assistere agli spettacoli solo attraverso prenotazione con posti a sedere assegnati e distanziati, nel numero che il luogo consentirà. Anche se questo ridurrà necessariamente le nostre platee, pensiamo che in primo luogo sia d’obbligo garantire sicurezza e serenità a spettatori e lavoratori dello spettacolo. Naturalmente cercheremo di facilitare in ogni modo gli accessi: i biglietti hanno un costo estremamente contenuto, quasi simbolico e si potranno prenotare con anticipo on line. In biglietteria si potranno acquistare in prevendita (e quindi garantirsi i posti) i biglietti per l’intera rassegna. Guardiamo a questa ripresa con grandi speranze e ci auguriamo che il pubblico condivida il nostro entusiasmo e non ci faccia mancare il sostegno della sua presenza. Si tratta della prima manifestazione artistica che si svolgerà nel territorio della Valle dell’Aniene dopo un tempo per noi infinito, pensiamo sia una buona occasione non solo per il rilancio del territorio ma per riannodare i fili di una socialità fatalmente interrotta.
La proposta che fate attraversa più comuni della Valle dell’Aniene, com’è stata la collaborazione con i comuni ospitanti? E con i cittadini?
La lunga e continuativa presenza sul territorio, grazie ai progetti che vi abbiamo realizzato negli anni (da Medaniene Giovani a Officina E.S.T. – Officina Culturale della Regione Lazio, alla Residenza Artistica Settimo Cielo/Teatro di Arsoli, ora parte di Periferie Artistiche, Centro di Residenza della Regione Lazio, alla gestione del Teatro Comunale La Fenice di Arsoli) ci ha permesso di approfondire rapporti sia con il pubblico che con gli enti locali, basati su reciproca conoscenza e fiducia. Quest’anno abbiamo all’interno del percorso due comuni con i quali ci relazioniamo per la prima volta: Licenza e Gerano. Siamo felici della loro adesione e del dialogo che da subito si è instaurato con le rispettive amministrazioni. Ci teniamo a ricordare che questo progetto è nato in stretta collaborazione con la Comunità Montana dell’Aniene e l’allora presidente Luciano Romanzi. Purtroppo il dott. Romanzi non potrà vedere i risultati del lavoro comune perché drammaticamente stroncato dal Covid pochi mesi fa. Il suo ricordo ci accompagnerà durante tutta la manifestazione.
Come si svolgerà il tutto?
Sono previsti due momenti che si svolgeranno in archi temporali diversi. Il Primo, sottotitolato L’Arte in cammino (19 giugno>30 luglio) a evidenziare l’idea di un festival dinamico che si svolge lungo una traiettoria corrispondente al Cammino di San Benedetto, riguarda 13 titoli e 14 rappresentazioni (Fake, nuova produzione di Settimo Cielo, firmata da Giacomo Sette, sarà proposta in replica). Gli ambiti sono Teatro, Musica e Danza. Alcuni di questi spettacoli (Il colore dello strappo, I Portaroli e Prospero di Stalker Teatro) formano il Sentiero dei piccoli, un percorso di proposte non esclusivamente per bambini ma in cui la loro presenza è particolarmente consigliata. Un’attività con gruppi di spettatori attivi seguirà lo svolgimento del festival. Si tratta di Taccuini di viaggio, iniziativa realizzata con il prezioso supporto di Ornella Rosato della redazione di Theatron che, domenica 20 giugno, ore 11, presso il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado terrà un incontro di visione critica, punto di partenza per una rubrica on line che conterrà le osservazioni, i pensieri, le foto dei partecipanti a proposito degli artisti e degli spettacoli del Festival. Ci sono poi una serie di iniziative che affiancheranno il festival in collaborazione con i comuni, musei e proloco, con visite guidate gratuite ai centri storici e ai luoghi di interesse, ne daremo notizia giorno per giorno in comunicazioni dedicate. Non bisogna dimenticare che Festival è un’iniziativa di arte dal vivo che mette in primo piano la valorizzazione dei luoghi dove si svolge.
L’anno scorso la location era una sola, Tivoli, quest’anno sono di più. Quali sono le altre novità di questo 2021?
Direi che il Festival si evolve con un processo analogo a quello che avveniva ai tempi del Grand Tour, quando viaggiatori “iniziati” a questa esperienza complessa, esistenziale, mistica e filosofica, dopo aver visitato Tivoli, si inoltravano nella campagna circostante per arrivare a visitare il Sacro Speco a Subiaco. Sul loro cammino si imbattevano nelle stesse bellezze storico-paesaggistiche che sottoponiamo all’attenzione dei nostri spettatori. Il territorio è rimasto piuttosto incontaminato ed offre continue scoperte. Siamo felici di immaginare che ciò avvenga attraverso la visione di uno spettacolo che per sua natura dialoga con l’arte. Se lo scorso anno Portraits on stage invitava il pubblico a “scoprire” il magnifico sito del Santuario dei Ercole Vincitore, quest’anno le opportunità di conoscenza si moltiplicano per ogni paese che ospita il Festival: dai borghi ai castelli, passando per la Villa di Orazio a Licenza, il Civico Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, le fonti di Marano, le Chiese di Gerano, la Rocca Abbaziale, la Villa di Nerone di Subiaco e molto altro ancora.
L’attenzione ai giovani è avvenuta attraverso il Bando Portraits on Stage, con una call diretta proprio a loro. Com’è andata? Quali sono state le sorprese?
E’ un bando alla sua prima edizione, sostenuto dalla Rete Portraits on stage di cui abbiamo già parlato. I partner promotori hanno ritenuto potesse essere interessante lanciare una call specifica per progetti under 35 in linea con i nostri assunti. Sono arrivate proposte interessanti e abbiamo premiato quattro realtà che saranno ospitate in residenza nelle diverse sedi dei partner promotori e i cui progetti, se raggiunta la forma di spettacolo compiuto, saranno presentati in iniziative o stagioni sempre a cura dei partner promotori. Noi infatti inseriamo nel Festival, dopo un periodo di residenza, “Un brindisi a De Nittis” della compagnia pugliese I Nuovi Scalzi. Ma non sono l’unica compagnia emergente programmata nel festival. La nostra attenzione per la giovane creatività è sempre molto alta.
In questo modo affiancate “giovani talenti a talenti consolidati”, come funziona questo binomio? Quali aspettative avete?
La nostra programmazione verte decisamente sui linguaggi del contemporaneo, siano essi espressi da compagnie di giovanissimi che da artisti emersi e quindi maggiormente conosciuti al pubblico. Programmare un artista come Mario Perrotta, con uno spettacolo super premiato agli UBU come Un bés su Ligabue e fargli seguire nella programmazione un giovane gruppo non ancora emerso ma promettente come ad esempio Drogheria Rebelot, riteniamo sia un modo concreto di promuovere la nuova creatività e contribuire a dargli la visibilità che merita. Non crediamo nei recinti, l’unica discriminante è la capacità di porsi in dialogo. Crediamo che la nostra programmazione sia fortemente inclusiva e ci assumiamo volentieri il rischio culturale di puntare, in un territorio dove sono rari gli eventi culturali, su un certo tipo di contemporaneità, che potremmo definire “popolare”, nella convinzione profonda che essa sia in grado di creare connessioni, suggestioni e incidere profondamente sul modo in cui il pubblico recepisce gli spettacoli, meglio e in maniera più duratura di quanto possa fare un genere comunemente considerato “più accessibile”, soltanto perché assomiglia alla (brutta) televisione.
Grazie per essere stati con noi e in bocca al lupo per il festival!
Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt