Il Teatro Le Sedie ricomincia con Specchio specchio delle mie brame
Riapre al pubblico romano e non il Teatro Le Sedie con lo spettacolo Specchio … specchio delle mie brame con Gioia Montanari per la regia di Andrea Pergolari
Il Teatro Le Sedie di Roma riapre il sipario dopo il forzato stop causato dal Covid – 19 e lo fa con uno spettacolo liberamente ispirato a Mirror, Mirror in the Wall, di Stanley Ellin su cui Andrea Pergolari ha scritto un adattamento e curato la regia: Specchio … specchio delle mie brame, con Gioia Montanari e con gli interventi di Valentina Corti, Alessandro Giova, Gianluca Greco, Manuela Lomeo, Giovanna Martinuzzi, Massimiliano Pazzaglia. Lo spettacolo andrà in scena dal 28 al 30 maggio in quel di Labaro, dove il Teatro Le Sedie è un importante polo culturale.
Certamente la cultura ha subito in quest’ultimo anno, una grande crisi, portando all’attenzione di molti, un problema mai risolto, quello dell’interesse reale ed economico della politica al settore, ma la caparbietà dei lavoratori dello spettacolo e della cultura, in questo caso del teatro, non si arrende e lotta per riportare a teatro gli spettatori, che già prima della pandemia avevano cominciato a diminuire. Sono tante le sperimentazioni e le drammaturgie che vengono portate in scena. Andrea Pergolari, scrittore, drammaturgo e direttore artistico del Teatro Le Sedie, è fra questi.
Ciao Andrea, finalmente si riparte e riapre anche il tuo teatro. Che sapore ha quest’apertura?
Come quella di un detenuto che ha appena finito di scontare la sua pena.
Il primo spettacolo che andrà in scena è un tuo adattamento di Stanley Ellin. Del testo originale cosa ti colpito?
Tutto quello che c’è nello spettacolo. Sono un grande appassionato di gialli, mi piace leggerli e scriverli e sono un appassionato anche di Ellin, che oggi forse al grande pubblico dirà poco, ma è stato un grande autore di racconti del bizzarro e del mistero, allusivi ed infrangibili come un cristallo, perfetti nella loro dimensione segreta e beffarda. Quando lessi Specchio delle mie brame mi aspettavo qualcosa di simile e mi sono trovato invece davanti a qualcosa di impossibile e disturbante. Per il suo contenuto e la sua forma: una discesa nella sessualità e nelle sue perversioni come raramente si è stati capaci di fare; un meccanismo perfetto che alla fine l’autore fa saltare in aria, insieme al lettore. A romanzo ultimato si rimane con le proprie viscere in mano. Per la sorpresa e per quanto si è andati in profondità nel proprio inconscio.
Nel titolo Specchio, specchio delle mie brame, cosa ci vedi di magico e inusuale?
È un titolo magnifico, esatto e provocatorio. Allude immediatamente al tema del doppio, alla dimensione gotica del racconto. Al riflesso della nostra identità che ci attrae e respinge come un mistero. Scoprire cosa c’è realmente di fronte a noi, dall’altra parte dello specchio, apre abissi di senso e può essere fatale.
Scrivendo l’adattamento del testo cosa hai deciso di sottolineare maggiormente?
Più che sottolineare ho dovuto paradossalmente sottrarre, ammorbidire, limitare un po’ la provocatorietà del romanzo, perché altrimenti sarebbe stato quasi impossibile andare in scena. È un testo sarcastico, feroce, politicamente scorretto, impudico. Ho cercato di mantenere il mistero del racconto, la grande ambiguità della struttura, che riflette l’ambiguità dei personaggi, il meccanismo di sorprese e colpi di scena. Ed il grande tema centrale della sessualità, il suo erotismo insano. Non è possibile dire di più, perché il testo ha una tale concatenazione di sorprese che può essere analizzato solo a posteriori, dopo la visione, per non rovinarne il (dis)piacere allo spettatore.
La storia è un noir che ci trascina in un Novecento dove il male deve avere un capro espiatorio, ancora oggi è così o abbiamo cambiato visione del male?
Il tema del capro espiatorio è solo uno dei tanti temi del romanzo ed alla fine ci si accorgerà che non è quello centrale. O almeno, non del tutto. Ed anche il romanzo è “noir” fino ad un certo punto. Oggi è tutto “noir”, si spalma quest’aggettivo su quasi ogni meccanismo di racconto e di visione, perché sembra necessario amplificare la ricezione della disperazione, per rendere tutto più interessante. Se non mi struggo di dolore, non mi diverto. Ma Specchio, nella sua durezza, ha tante sfaccettature: un senso dell’umorismo beffardo e del paradosso, soprattutto là dove si arriva alla tragedia; il fascino del bizzarro e dell’insolito; una costruzione enigmatica che vuole sfidare l’intelligenza dello spettatore. È un giallo, un mistery, come piace a me.
In scena ci sarà Gioia Montanari, come hai costruito il personaggio per e con lei?
Lo spettacolo mi ronzava in testa da quindici anni, ma se ha visto la luce è stato grazie a lei, che cercava qualcosa di insolito per mettersi nuovamente alla prova. Ed io le ho dato un testo che le ha spalancato un mondo inesplorato per lei, come attrice e come donna. Ha dovuto faticare e studiare parecchio, guardarsi dentro il più possibile ed usare l’immaginazione per arrivare là dove, per forza di cose, non poteva con l’esperienza. Speriamo che tanta fatica venga ripagata da qualche soddisfazione.
Lo spettacolo andrà in scena dal 28 al 30 maggio, tre giorni per richiamare il pubblico in sale, per mostrare i lavori che sono stati preparati in questi mesi di stop forzato. Cosa potremmo dire ai giovani, agli spettatori abituali e non, per avvicinarli o riavvicinarli al teatro?
Venite a divertirvi. Il teatro può essere un’esperienza nello stesso tempo divertente e liberatoria, da migliaia di anni ormai. In questo caso più che mai.
Grazie per il tuo tempo e in bocca al lupo!
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