InCorti da Artemia 2025: Ardea. Memorie da un fiume
In scena il corto che parla della memoria
Ardea. Memorie da un fiume scritto da Chiara Mirta Buono, Elisa Cardoso, Laura Casali, Lucia Fiorani e Caterina Piotti, regia di Caterina Piotti, con Elisa Cardoso, Laura Casali, Lucia Fiorani e Caterina Piotti, è uno dei corti in scena al festival InCorti da Artemia 2025, ideato e diretto da Maria Paola Canepa direttrice artistica del Centro Culturale Artemia di Roma. Il festival divenuto una piazza importante del panorama teatrale italiano, presenta al pubblico corti che potranno divenire spettacoli e che si contenderanno le preferenze di pubblico e giuria presente in platea.
Benvenute! Ardea. Memorie da un fiume è un lavoro a più mani. Com’è stato realizzato?
La nostra è una scrittura scenica corale, siamo partite dalla necessità di trattare il tema della memoria che ci accomuna. Attraverso riflessioni, pensieri e improvvisazioni è emersa l’immagine dell’airone. Successivamente, grazie a competenze pregresse e ricerca, abbiamo costruito il pupazzo ed è dandogli vita che ci siamo fatte ispirare per la drammaturgia. Cerchiamo di ascoltarci e dare spazio alle idee e suggestioni di ognuna selezionando poi ciò che è più in linea con lo sviluppo drammaturgico.
Nel vostro corto la memoria è il fulcro della storia. Come viene presentata e vista?
Non abbiamo una risposta, ma abbiamo la domanda che guida la nostra ricerca: Un oggetto è portatore di una memoria anche quando non ci sarà più nessun essere umano a ricordarla?
Una protagonista è un’anziana persona che vive nel ricordo di una casa. Quanta importanza hanno gli oggetti per i nostri ricordi? E come sopravvivono?
A partire dalle nostre esperienze personali crediamo che gli oggetti siano duraturi portatori di memoria, proprio per questo abbiamo deciso di dare loro spazio nel nostro corto. I ricordi sopravvivono grazie alla trasmissione, noi ci chiediamo se questa possa avvenire al di là dell’essere umano.
Il mondo ha la memoria corta, riusciamo a fare sempre gli stessi errori, anche nelle piccole cose. Ma come funziona davvero la memoria per noi?
È un tema complesso che infatti indaghiamo: esistono diversi tipi di memoria, noi abbiamo supposto che ne potesse permanere una negli oggetti che sono stati in qualche modo cari, così abbiamo creato questo lavoro ambientato in un luogo post-umano. Si dice che ogni volta che ricordiamo qualcosa, il nostro cervello stia in realtà ri-scrivendo quel ricordo con una formula sempre nuova. Nessuna memoria esiste due volte. Anche questo ci interessa: quante storie diverse può raccontare lo stesso ricordo? E lo stesso oggetto?
Qual è il ricordo che non vorreste mai perdere?
Elisa: Se dovessi sceglierne proprio uno sceglierei questo: Mio nonno è seduto sul divano della nostra casa e sfoglia il libro che ho lasciato sul bracciolo, La ladra di libri, e leggendo una delle mie innumerevoli sottolineature si commuove, mi guarda e mi dice solo questo Tu sei grande. È uno degli ultimi ricordi che ho di lui.
Caterina: Il ricordo del fuoco: il camino su cui mio nonno cuoceva le frittelle per i Morti, quelli in montagna per illuminare la notte, i fuochi attorno a cui cantare e cucinare con gli scout, un falò per i trent’anni di un’amica in un uliveto, il rituale sulle colline dopo un rito teatrale, …
Lucia: Il ricordo del mio viaggio più fallimentare di sempre. Attraversavo il Messico, zaino in spalla, e mi avevano appena rubato tutto (a proposito di oggetti). Stavo per partire per una gita nella giungla e mi sono detta: vado lo stesso? Sono andata, senza niente, neanche un cambio di vestiti. E ho fatto veramente bene.
Laura: Non riesco a sceglierne uno in particolare, ma è una sensazione ricorrente, che non vorrei dimenticare e che vorrei riuscire a lasciare a tutte le persone che verranno dopo di me. La provo in alcuni momenti specifici, molte volte in macchina con il sole fuori e la musica dentro, con qualcuno a cui voglio bene seduto accanto a me, in cui riesco solo a sentire gratitudine. Non vorrei dimenticare questo, la sensazione umana di meraviglia che si può provare in alcuni momenti della vita.
Come vi state preparando al debutto sul palco di InCorti da Artemia e cosa vi aspettate da questa esperienza?
Ci siamo ritrovate a Crevalcore, dove Lucia ha il suo studio, per rivedere e consolidare la partitura. Ci siamo dovute passare il testimone per l’animazione delle zampe ed è stata una grande occasione di guardare al progetto con occhi nuovi.
Ci aspettiamo di trovare uno spazio dove ridare vita a questo lavoro collettivo di cui siamo innamorate, già aver avuto quest’occasione per ritrovarsi insieme a provare è stato prezioso.
Grazie e in bocca al lupo!