InCorti da Artemia 2025: Reset
In scena il corto sul precariato
Reset scritto e interpretato da Antonio D’Alessandro e diretto da Gennaro Monforte, è uno dei corti in scena al festival InCorti da Artemia 2025, ideato e diretto da Maria Paola Canepa direttrice artistica del Centro Culturale Artemia di Roma. Il festival divenuto una piazza importante del panorama teatrale italiano, presenta al pubblico corti che potranno divenire spettacoli e che si contenderanno le preferenze di pubblico e giuria presente in platea.
Benvenuti! Il vostro corto Reset, parla di rider e di precariato. Quali sono i temi che volete mettere in evidenza?
Con Reset vogliamo mettere in evidenza il senso di alienazione e sfruttamento nel lavoro precario. Esploriamo il confine tra tecnologia e controllo, la perdita di identità in un sistema che tratta le persone come ingranaggi sostituibili e l’illusione di libertà che spesso accompagna il lavoro autonomo nel contesto digitale.
Come vi siete documentati sull’argomento e cosa avete appreso?
È una storia di vita. Mi sono trasferito a Roma cinque anni fa, principalmente per il doppiaggio, dopo quindici anni di lavoro a teatro. Poi è arrivato il covid ed è cambiato tutto. Oggi vivo di doppiaggio, di teatro, ma anche di consegne. Non amo parlare di ciò che non mi tocca, se scrivo, lo faccio per esigenza espressiva e comunicativa. Credo che la scrittura e il teatro debbano avere una funzione catartica e che se si scrive lo si fa perché si ha qualcosa da dire. Ovviamente il tutto all’interno di una cornice preparata appositamente per la messa in scena.
Il mondo moderno è sempre più digitalizzato, astratto, freddo. Ma è davvero così? E cosa possiamo fare per cambiarlo?
Qualunque risposta a questa domanda rischia di essere retorica. Anche perché il progresso è inarrestabile e con il progresso le cose cambiano. Non si può dire “si stava meglio quando si stava peggio”, perché non è così. L’unica cosa che mi viene da pensare è che forse necessitiamo di respirare, alzare la testa e prendere un attimo per osservare. Siamo così pieni di input, eternamente connessi, che viviamo la vita come davanti ad uno schermo, ad osservare uno con le nostre fattezze che recita la nostra vita.
Ci sono aspetti del precariato che si riversano sulla vita degli attori, soprattutto alle prime esperienze, ma non solo. Come vivete voi questa precarietà?
L’attore è precario per definizione. Siamo partite iva, lavoratori in nero ecce ecc ecc Non esistono abilitazioni valide al lavoro, quindi oggi qualunque tiktoker (a proposito di social) può essere attore dall’oggi al domani.
E come vivono i giovani che oggi si ritrovano in una società che li vuole sempre più distanti?
Dovresti chiederlo ai giovani. A trentanove anni non mi sento più giovane (nemmeno vecchio). Penso a quando avevo dodici o tredici anni e citofonavo all’amichetto chiedendogli di scendere a giocare. Oggi ci si incontra in rete. Da un lato è fantastico, conosci gente da tutto il mondo. Dall’altro è un abominio. Penso sia fondamentale il contatto, quindi quantomeno un seguito (ci siamo conosciuti, vediamoci). Ma ripeto, questo è un pensiero che mi fa sembrare vecchio e che non si adatta alla mia generazione. XD
Come vi state preparando al debutto sul palco di InCorti da Artemia e cosa vi aspettate da questa esperienza?
Contatto! Contatto umano, vedere e conoscere gente. Credo possa essere un buon punto di partenza per il nostro progetto e un grande banco di prova. È in assoluto il primo palco che vede RESET. Sono emozionato, quindici minuti in scena da solo, è una grossa responsabilità. Fortunatamente c’è Gennaro Monforte che con la sua regia riesce sempre a darci sicurezza (me e tutta la compagnia). Ci tengo a sottolineare che un testo resta su carta, senza una buona regia che sappia cosa farne, anche stravolgendolo, in alcuni casi.
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie, in bocca al lupo al nostro debutto e a tutti i partecipanti!