Intervista a Marco Zordan, direttore artistico del Teatro Trastevere di Roma

Siamo in compagnia di Marco Zordan, direttore artistico del Teatro Trastevere di Roma, un piccolo gioiello che offre spettacoli teatrali ad adulti e bambini, ma facciamoci spiegare meglio come funziona e cosa accade realmente all’interno del teatro. Prima di tutto benvenuto.

Cominciamo dal chiedere come sarà la prossima stagione? Quale linea seguirà?

Per la prossima stagione vogliamo continuare a portare avanti la linea che crediamo ci abbia caratterizzato nelle ultime stagioni quella della qualità abbinata alle idee. Credo che un piccolo teatro come il nostro viva di iniziative nuove, originali e fatte con il massimo della cura.

Quali sono gli spettacoli che l’accompagneranno?

Spazieremo tra i generi mantenendo sempre i riflettori puntati su ciò che di più interessante ed originale abbiamo trovato durante la nostra selezione. Commedie, sperimentazione, testi tratti da pilastri del cinema e della letteratura del ‘900, come Joyce, Saramago, Pasolini

Proseguiranno anche gli incontri per i bambini?

Si, da Ottobre ricominceranno ogni Sabato alle 16:30 gli spettacoli per tutta la famiglia. Anche qui Fiabe Classiche ma raccontate con quella perizia artigianale che sta diventando una cifra stilistica anche per gli spettacoli dedicati ai più piccoli

Oltre agli spettacoli teatrali, il Trastevere si dedicherà anche ad altro?

Si, avremo come al solito i nostri laboratori dedicati ad adulti e bambini. Contribuiremo inoltre alla produzione di alcuni spettacoli che andranno in scena durante l’anno e ospiteremo in residenza annuale 2 compagnie che potranno sviluppare da noi i loro progetti. Inoltre stiamo pensando ad una stagione open air, chiamata “Trastevere Out”. Il primo progetto che vedrà la luce sarà quello della valorizzazione delle tante ricchezze del rione attraverso performance e visite teatrali ideate dal collettivo artistico “Fritto Mistico

Quest’anno è partito Play Theater School Festival, dedicato alle scuole di teatro, da dove è nata l’idea?

L’idea è nata dall’osservazione di tutta l’energia che si scatena ogni vota che un laboratorio teatrale funziona e da vita ad una performance. Spesso però tutto questo si esaurisce in un paio di sere. Abbiamo pensato che tale spinta invece vada incoraggiata in un contesto che non ha velleità professionali, ma stimolo alla creatività diffusa e all’abitudine al teatro, per chi ci partecipa attivamente o anche passivamente a questi spettacoli. E’ infatti un altro obiettivo del festival quello di fidelizzare un pubblico che magari si avvicina al teatro solo in queste occasioni e che invece conoscendolo meglio ed in maniera meno formale può trovare nelle sale teatrali un posto di incontro e scambio emotivo.

Com’è andato?

Siamo a metà festival, quindi tracciare un bilancio è ancora prematuro. Questa per noi era una puntata zero, una scommessa, ma l’atmosfera che si è respirata in questi giorni è stata di completa condivisione ed affetto da parte degli spettatori, di chi era sul palco e di chi come noi si trovava ad organizzare il tutto. La formula di un biglietto popolare accompagnato da un buon bicchiere sta sicuramente funzionando e fa in modo che si crei un clima molto piacevole. La ripeteremo senza dubbio.

Sei alla direzione del Teatro Trastevere dal 2008, quali sono i maggiori cambiamenti che hai notato in questi anni?

In realtà dal 2014, ma 4 anni credo siano sufficienti per individuare dei cambiamenti nel modo di fare teatro indipendente, bacino dal quale provengono la gran parte delle compagnie che compongono il nostro cartellone. Sicuramente la maggiore capacità di condivisione di qualsiasi tipo di esperienza, testi, idee, tecniche recitative, ha permesso una evoluzione nella capacità di avere sempre qualcosa di nuovo sul palco, sia dal punto di vista delle idee che della messa in scena. Tutto questo ha però, secondo me, causato una sorta di balbuzie. Assistiamo a volte a rappresentazione che hanno sicuramente molto da dire, ma a volte stentano nel saper metterlo sul palco nella forma più corretta ed efficace

Con quale spirito affronti questo impegno?

Cerco di ripetere costantemente il lavoro che un attore fa col proprio personaggio, mettermi nei panni degli altri, soprattutto degli spettatori e degli artisti. Cerco di capire cosa farebbe piacere vivere a chi quotidianamente siede sulle nostre “poltrone”, e cosa può mettere gli artisti che calcano il palcoscenico, nella migliore delle condizioni per dare il loro meglio. Quindi ascolto molto, sapendo che il percorso è spesso ricco di difficoltà, ma provare a tenere viva la fiamma del teatro penso sia una delle sfide da combattere per chi crede nel suo grandissimo valore sociale

Grazie per il tempo dedicatoci e buon lavoro!

Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

Leggi anche