La bella addormentata, un sogno al Teatro dell’Opera di Roma

Il Teatro dell’Opera di Roma ha allestito il balletto “La bella addormentata” dalle musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, andato in scena dall’8 al 15 febbraio e che ha visto la direzione di David Coleman e Carlo Donadio, le coreografie di Jean-Guillaume Bart, le scene e i costumi di Aldo Buti, l’orchestra, i Primi ballerini, i Solisti e il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera, oltre alla partecipazione, per il ruolo di Aurora, di Iana Salenko.
Il balletto ha sempre un suo fascino particolare. Da esso ci si aspetta la scenografia, i costumi, i movimenti, la musica, insomma qualcosa di unico che possa unire, in un solo spettacolo, culture e lingue diverse poiché a narrare non sono le parole, ma una lingua più universale, formata dall’unione di musica e movimenti. Il corpo spazia nell’aria accompagnato dal ritmo delle note, fondendosi insieme ed esprimendo sentimenti percepiti in modo univoco da tutti.
Per questo ogni rappresentazione riesce a immergerci all’interno di una favola o fiaba, o della stessa realtà, comunicando imprescindibilmente con lo spettatore. Ed è così che appare “La bella addormentata”, spettacolo che si ispira alla favola de “La bella addormentata nel bosco” dove il re e la regina desiderano ardentemente un figlio. Alla nascita della piccola Aurora, le fate vanno al castello per regalare alla giovane principessa dei doni. L’unica che non viene invitata è Carabosse che si presenta lo stesso ma con una maledizione, la piccola morirà. Ciò non accade perché l’ultima fata trasforma la maledizione sulla morte in un sonno, dal quale Aurora e tutta la corte, si sveglieranno grazie al bacio di un giovane innamorato.
Una storia incantevole che prende forma attraverso le diverse parti in cui è diviso le spettacolo che ha un ante-prologo, un prologo e tre atti, nei quali le figure dei protagonisti e delle comparse ci trasportano nel regno di Aurora, facendoci conoscere la sua storia e quella dei personaggi che l’accompagnano.
Lo spettacolo che è accompagnato dalla magnifica musica dell’autore russo Pëtr Il’ič Čajkovskij e diretto da David Coleman, con le coreografie di Jean-Guillaume Bart, lo confessiamo: è di una bellezza unica, uno spettacolo straordinario. Il Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, sta investendo molto nel gruppo di giovani ballerini che lo compongono, offrendo loro la possibilità di trasformare in realtà i loro sogni e facendoli confrontare con opere che prevedono un grande impegno fisico e mentale. E il loro lavoro traspare tutto.

L’intensità dei sentimenti, la forza dei movimenti, la grazia e l’eleganza, nulla è lasciato al caso, nulla lasciato solo. Un lavoro che non coinvolge solo i solisti, noi abbiamo scelto di vedere quello con Susanna Salvi e Vito Mazzeo, ma l’intero corpo di ballo.
Sui protagonisti del balletto possiamo affermare di aver ammirato la forza, l’elasticità e la dinamicità di Vito Mazzeo; un ruolo impegnativo il suo, che ha regalato emozioni, meritandosi i lunghi applausi del pubblico; di Susanna Salvi si nota la grazia, l’eleganza, la leggerezza, con le quali ha riempito il palco dal quale non era possibile staccare gli occhi. I due giovani sono stati bravissimi, a dispetto di qualche piccola imperfezione legata alla loro giovane età, ma così minima che appare quasi impercettibile, per noi, di fronte ad uno spettacolo bellissimo e ricco di emozioni. Susanna Salvi appare a noi, non così addentrati nel mondo del balletto, ma che avevamo ammirato già in un’altra occasione, con uno stile migliore, più maturo.
Il plauso va rivolto anche agli altri interpreti come Alessio Rezza, un bellissimo Uccello blu, o Annalisa Cianci, bravissima Carabosse, e si dovrebbe continuare a elogiare, allo stesso modo gli altri protagonisti insieme alle driadi, alle fate, alle coppie del valzer, ai personaggi che si sono alternati sul palco regalando emozioni uniche. Ed è proprio questo quello che attrae del balletto: la possibilità di vedere un “Corpo di ballo” formato da giovani professionisti che riescono, nei loro ruoli, a trasmettere tutte quelle sensazioni ed emozioni che potrebbe dare un racconto, una storia. Il lavoro di team che traspare è importante e la coreografia evidenzia proprio questo.
Siamo stati affascinati anche dai costumi e dall’effetto che questi avevano sulla scenografia; l’insieme del bianco per poi trasformarsi in rosso e ritornare al bianco. Il contrasto dei colori e l’effetto del nero sulle scene. Un mix di colori, di ambientazioni che hanno caratterizzato la scenografia. Per un attimo ci siamo trasferiti nel magico castello incantato, insieme alla corte. Ogni scena tra colori, costumi e magia, è apparsa come un quadro da immortalare con la mente. Una conferma sull’importanza che il ballo ha all’interno dell’arte e dello spettacolo e che dovrebbe essere valorizzato ancor di più dai giovani.

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