Kevin Arduini racconta il suo Leonardo

Al Teatro degli Audaci lo spettacolo di Kevin Arduini sulla vita di Leonardo Da Vinci

Al via le nuove stagioni teatrali. I teatri di Roma si preparano ad una nuova stagione e il Teatro degli Audaci ha deciso di iniziare con uno spettacolo particolare, Leonardo di Kevin Arduini. Dico particolare perché non è solo prosa, non è solo musical, non è solo danza, o meglio, non è solo questo. È uno spettacolo che unisce tutto questo: danza, musica, canto, arpa, attori e figuranti, insomma circa 50 artisti che calcheranno il palco del teatro.

Si andrà in scena il 30 settembre e l’1 ottobre, con la regia e le coreografie di Kevin Arduini, direttore artistico della Nestor Theatre Company e con il racconto della storia di Leonardo Da Vinci, un grande artista, inventore, italiano conosciuto, apprezzato e ammirato in tutto il mondo. La narrazione segue da un lato la storia cronologica della vita dell’artista e dall’altro, la produzione delle sue opere.

Un’altra caratteristica dello spettacolo sono i costumi della costumista Eleonora Gismondi, affiancata dalle sarte e staff interno della compagnia. Per conoscere meglio lo spettacolo, ho intervistato il regista e coreografo Kevin Arduini.

Lo spettacolo Leonardo aprirà la stagione del Teatro degli Audaci, come vi sentite ad essere i primi in scena?

Una bella e grande responsabilità, sono molto felice di presentare il mio spettacolo su Leonardo da Vinci in questo teatro che presenta una stagione artistica così prestigiosa, dinamica e carismatica. So quanto valgono i miei artisti, quindi sono sicuro che sarà una bellissima esperienza di successo.

Uno spettacolo particolare che ripercorre la vita di Leonardo, com’è nato?

Originariamente è stato molto difficile, semplicemente perché realizzare uno spettacolo su Leonardo da Vinci è forse un po’ una “follia” e una grande responsabilità. Ho fatto uno studio durato quasi quattro anni, sul Leonardo artista e il Leonardo uomo, ma nella realizzazione, soprattutto all’inizio, avevo spesso una sensazione di incompletezza, di non riuscire a coprire o raccontare con lo spettacolo veramente la sua vita. Tanto è stato ciò che ha realizzato che avevo paura di non rendergli giustizia fino in fondo, ma poi mi sono concentrato sulle emozioni, cercando di incanalarle in quello che è il mio linguaggio artistico, e credo che quando si riesce a trasformare una scintilla condivisa con i miei artisti in emozione, senza stravolgere, ma lasciandola lì cristallina e intatta, si crea un file rouge emozionale e difficilmente si può sbagliare.

Il pubblico ha bisogno di emozionarsi, deve mettere piede in teatro e già sentire ancora prima dell’inizio dello spettacolo, un’atmosfera ricca di emozioni. Se poi fanno parte di ciò atmosfere ricreate con costumi, scenografie, colori, odori e sfumature, posso veramente ritenermi soddisfatto”.

Danza, canto, musica, attori, figuranti, un insieme di 50 artisti che saliranno sul palco, come ha gestito questa “moltitudine” di persone e personaggi?

Ho iniziato andando per gradi: in base ai momenti della vita di Leonardo che mi hanno maggiormente colpito, ho costruito attraverso una successione temporale dei momenti del suo vissuto, le scene e le coreografie, inserendo gli artisti in base a qualità artistiche, fisiche, tecniche e particolarità uniche di ognuno di loro, tenendo sempre presenti le sue opere meravigliose, quasi come se i miei artisti appartenessero ai suoi dipinti, e prendessero vita in tableau vivant. Quindi sarebbero potuti essere anche 100 i personaggi da gestire, non sarebbe cambiato nulla: quando c’è tanta voglia di lavorare e creare insieme da parte di tutti, si ha la sensazione di essere una cosa sola che marcia verso l’obbiettivo.

Un lavoro che racconta di un genio, cosa ha chiesto ai suoi artisti per lo spettacolo?

Durante la creazione degli spettacoli, mi piace mantenermi molto aperto su ispirazioni improvvise che non posso non assecondare, su idee e anche cose che inizialmente, in una prima visione e forma primordiale, non vengono sempre comprese. Mi metto in profondo ascolto di me, degli altri, divento come un bambino curioso che guarda, crea, sente e ascolta per la prima volta qualcosa. Quindi ecco che un movimento fatto, uno sguardo, un passo che avevo pensato in un modo, ma che invece poi viene arricchito o addirittura modificato dall’artista che lo attua, diventa ricchezza, espressione unica della sua anima.

Per cui mi sento fortunato perché la maggior parte delle volte ai miei artisti, non devo chiedere nulla, ci si sente incredibilmente, si comunica attraverso l’arte molto più di quanto le parole siano in grado di fare. È importante essere generosi nel mio lavoro (artisticamente parlando) ed essendo io il loro punto di riferimento, è importante come ti poni e quanto dai. Sei generoso? Verrai ricambiato con generosità. Sei avaro? Riceverai avarizia. Ricevi quanto dai, e io amo darmi senza riserva alcuna.

Su cosa si è basato per raccontare la storia di uno dei geni più conosciuti al mondo?

Mi ha suggestionato molto la figura materna del genio, Caterina di Meo Lippi, una donna di umili origini. Ebbe una relazione estremamente fugace con Piero da Vinci, il padre di Leonardo. Non fu ritenuta degna di crescere questo bambino a fianco di un noto e facoltoso notaio quale era Piero da Vinci, quindi, fu allontanata da Leonardo praticamente appena lo mise al mondo e le fu vietato di avvicinarsi al figlio per il resto della vita. Questo creò ovviamente in Leonardo una grande ferita e mancanza. Ma da quello che gli studiosi ci riportano, a quanto pare, riuscì ad incanalare questa mancanza e assenza attraverso i volti e le donne meravigliose dei suoi stessi dipinti, trasformando attraverso la sua arte stessa, questa assenza in acuta presenza. Andò per tutta la vita, attraverso l’arte, alla ricerca di sua madre.

Quindi nello spettacolo questa donna bellissima e iconica, ho voluto renderla misteriosa e in qualche modo presente negli occhi della Vergine delle Rocce, nelle mani della Gioconda, nel viso della Dama con L’ermellino. In qualche modo è lei che tesse le trame artistiche della vita del genio. Uniti per sempre grazie alla potenza dell’arte, che annulla barriere e confini. I suoi dipinti, i suoi volti ritratti danno l’impressione di essere vivi, sono immortali, come sempre viva e immortale è stata la sua ricerca della madre. Svanita, mai vista, ma sempre sentita”.

Lei è coreografo e direttore artistico della compagnia e nel suo spettacolo ha messo la danza alla base della narrazione. Come percepisce il pubblico lo spettacolo?

Con questo spettacolo sono riuscito a raccontare la vita di Leonardo soprattutto con il balletto messo al centro della narrazione. Mi viene detto spesso che è un tipo di spettacolo che arriva molto, che non è solo per intenditori di balletto, ma per tutti, e questa per me è una soddisfazione enorme.

Da qualche tempo la danza sta attraversando i palchi dei teatri dedicati per lo più alla drammaturgia, riscuotendo interesse e successo. A cosa si deve questa apertura del pubblico?

Percepisco ancora una sorta di pregiudizio nei confronti del balletto, troppo spesso sminuito e non compreso, perché meno conosciuto. Sta avvenendo un’apertura sicuramente perché il pubblico ha bisogno di nutrirsi di cose nuove.  Gli spettacoli di balletto di alto livello, sembrano appartenere solo ai grandi teatri, danno la sensazione di non essere per tutti, adatti solo ad un pubblico di nicchia, posti un pó “sul piedistallo” in un circolo chiuso. Spetta anche a noi coreografi e registi far capire che gli spettacoli di ogni genere sono per tutti. Scendiamo da questo piedistallo e portiamo i nostri spettacoli tra la gente: nelle piazze, nei paesi, allora le cose cambieranno, ma questo già fortunatamente sta avvenendo sempre più.

Leonardo è uno spettacolo che vede anche un grande lavoro per i costumi. Questi come si rapportano allo spettacolo e quindi alla rappresentazione dei singoli attori, danzatori, figuranti?

È stato fatto uno studio nel dettaglio, con la mia bravissima costumista Eleonora Gismondi, proprio su usi e costumi dell’epoca in base alle fasi della vita di Leonardo che presento nello spettacolo. I colori, i tessuti, le forme rispecchiano perfettamente i singoli personaggi storici nei loro caratteri e personalità, rendendoli proprio caratteristici in base a ciò che rappresentano, proprio come desideravo accadesse.

Cosa si aspetta lei da Leonardo?

Mi aspetto che possa diventare sempre più uno spettacolo per tutti, che se ne possa parlare come fosse qualcosa di bello e unico nel suo genere, come già sta avvenendo e mi aspetto il successo che questi giovani artisti meritano, per il loro grande impegno e voglia di lavorare.

Grazie per essere stato con noi!

Grazie a te per questa intervista impegnativa e stimolante, a presto, anzi a prestissimo perché vi aspetto a Teatro il 30 settembre e 1 ottobre con il mio “Leonardo”.

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Sissi Corrado

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