La prepotenza del ricordo in mostra alla Galleria Art Gap
Eleonora Albanese in una mostra personale presso la Galleria Art Gap di Roma
Alla Galleria Art GAP di Roma, sarà inaugurata sabato 18 febbraio alle 18.00 e andrà avanti fino al 10 marzo, la mostra personale di Eleonora Albanese curata da Annalisa Di Domenico, dal titolo La prepotenza del ricordo. Una mostra che vedrà esposti i lavori della Albanese dove elemento fisso è un animale, il pesce, visto come pensiero fisso, mal d’amore, angoscia, ecc. Tanti sentimenti espressi tra i quadri della pittrice, che abbiamo il piacere di ospitare qui, sulle pagine di CulturSocialArt.
Salve, la sua mostra si chiama La prepotenza del ricordo. Perché il ricordo è prepotente?
Prepotente è tutto ciò che invade il nostro spazio contro la nostra volontà. I ricordi non sempre arrivano nel modo giusto in un tempo giusto.
Nella sua esposizione c’è un elemento fisso, il pesce a cui lei dà il compito di esprimere amore, angoscia, ecc. Come vive lei questo rapporto con il pesce? Qual è il significato più importante che dà a questo animale?
Nel caso di questa serie di quadri il pesce non rappresenta altro che un qualcosa di scomodo da sopportare e soprattutto comunque fuori luogo. I pesci devono stare nel mare. E per me il mare è il luogo per eccellenza dove lenire le ferite. Il pesce è un dolore elaborato male, cioè in un canale non a lui dedicato, quello della testa. Meglio farlo nuotare nell’anima per restituirlo al mare.
Parlavamo di ricordo, qual è il ricordo più bello che la lega a uno dei quadri da lei esposto?
Sicuramente l’ultimo della serie dove finalmente mi sono resa conto di essere riuscita a restituire al mare il pesce. Ce l’ho fatta e non mi sembrava possibile.
Ad essere sinceri ogni tanto una sardina risale a galla ma è poca roba.
Come si fa, invece, a riportare un ricordo su tela? Quali sono le difficoltà che un artista, in questo caso lei, ha nel riportare un ricordo su un disegno?
Non provo alcuna difficoltà a trasferire le mie emozioni in immagini, anzi mi è di fondamentale necessità. Spesso mi ritrovo a ripetere che dipingere è una cura.
Qual è l’emozione più semplice da riportare in un’opera visiva?
Probabilmente quella che senti dentro in quel momento. Non c’è una costruzione grafica di un pensiero razionale, ma d’istinto ci si ritrova a scegliere figure e colori. Perlomeno questo è il modo in cui dipingo io.
Cosa inserisce, in particolare nelle sue opere?
Il soggetto sicuramente più diffuso nelle mie opere è la figura umana. Solitamente una donna, perché io sono donna. Ma non necessariamente ha un riferimento autobiografico. Ho dipinto anche uomini ma in quel caso spesso hanno avuto un nome proprio. Altrimenti rappresento il mondo femminile a cui sento di appartenere.
Il mare per lei è un elemento curativo, e gli altri elementi cosa le provocano?
Non sopporto il vento. Neanche quello caldo estivo. Per il resto la natura mi piace moltissimo in ogni sua manifestazione, salvo quelle catastrofiche per l’uomo ovviamente.
Il mare è anche sinonimo di viaggio, come il viaggio che facciamo noi nella nostra vita. A che punto è il suo viaggio?
Mai mettere punti su un viaggio, sono nel fiume che scorre e che va dove deve andare. Ogni tanto posso aver liberato il percorso da qualche ostacolo o seminato fiori sul percorso ma per il resto mi lascio trascinare dal mistero che definiamo vita.
Come definirebbe lei il suo lavoro?
Un lavoro che spesso la società ti fa percepire come inutile ma nelle giornate buone io so che l’essere umano senza arte, senza poesia non vive bene.
C’è un dipinto che vorrebbe realizzare ma non ha ancora realizzato?
Ho riempito casse di schizzi preparativi ma no, è sempre quasi tutto nato nel momento in cui ho preso la tela e i pennelli. A tal proposito ho raccolto in seguito centinaia di miei schizzi e li ho raccolti in un libro: I casi disperati irrisolti del dottor Snaus, analista in cattività, edito dalla Bertoni Editore, assemblati in un unico grande collage, a costruire una storia immaginaria.
Grazie per essere stata con noi!
Grazie a voi. Vi aspetto.