“M il figlio del secolo” di Massimo Popolizio torna al Teatro Strehler di Milano

Lo spettacolo tratto dall’ “opera mondo” di Antonio Scurati in scena fino al 16 ottobre al Piccolo Teatro Strehler di Milano
Quando nel 2018 uscì “M il figlio del secolo”, Antonio Scurati stupì per la sua capacità riuscire a trasformare la narrazione di una storia che tutti pensavamo di conoscere in un racconto inedito. Il libro fu definito “romanzo-documentario” e nel 2019 vinse il Premio Strega. Oltre 800 pagine per raccontare il periodo – dal 1919 al 1925 – di ascesa del fascismo in Italia.
È un testo storico che non si avviluppa su una narrazione di un evento o una vicenda amorosa. Un testo che sembrerebbe molto lontana da una scrittura teatrale. Mi ero preparata pertanto ad assistere ad una lunga drammaturgia storica messa in scena nello stile dei grandi colossal americani anni 60.
Niente di più lontano da quello che in realtà è “M il figlio del secolo” di Massimo Popolizio. Un’opera che sì, si potrebbe definire mastodontica, sia per la durata (di quasi tre ore) che per l’innumerevole quantità di vicende e personaggi che porta in scena, ma alleggerita da un dinamismo frenetico e una sceneggiatura quasi cinematografica.
Un susseguirsi incalzante e coinvolgente di 30 quadri che ritraggono eventi e personaggi, armonicamente interconnessi. Una magistrale orchestrazione di una recitazione corale con musiche, luci e video dell’epoca che riporta lo spettatore all’Italia di allora. “Forse il fascismo non è il virus che dilaga, ma il corpo che lo accoglie” dice M, ed è forse questa la miglior chiave di lettura dello spettacolo: non è tanto un ritratto di Mussolini o del fascismo, ma uno sguardo introspettivo che indaga lo stato d’animo, l’inquietudine, le paure di un popolo che fatica a riprendersi dopo la guerra, alle prese con una democrazia debole e scricchiolante.
Funziona anche molto bene lo stile che Popolizio ha voluto dare alla narrazione: ciascun personaggio racconta di sé in terza persona e recita in prima, quasi a creare una voce fuoricampo che si sovrappone alla scena. Personaggi che non sono una riproduzione fedele delle figure storiche, ma piuttosto una interpretazione del loro vissuto, del loro stato d’animo. E allora Mussolini si sdoppia in un personaggio teatrale, interpretato dallo stesso Popolizio – che recita una parte davanti alla nazione e alla storia – e nell’uomo-Mussolini, interpretato da Tommaso Ragno – alle prese con le vicende personali e politiche.
Matteotti, interpretato da un bravissimo Raffaele Esposito, viene dipinto come uomo più solo di quello che realmente era, a rimarcare quella sua solitudine in parlamento nella lotta antifascista. Poetico e commovente il carteggio con l’amata moglie Velia, interpretata da Francesca Osso. Riccardo Bocci veste i panni di un D’Annunzio aviatore eccentrico, teatrale e circondato da persone bizzarre come Kaller aviatore nudista, bisessuale e vegetariano che si presenta in scena a torso nudo. Una strepitosa Sandra Toffolatti riveste il ruolo di Margherita Sarfatti, donna coltissima, storica d’arte, amante di Mussolini che lo accompagnerà nella sua ascesa politica, formandolo e sostenendolo incondizionatamente.
Diciotto attori per interpretare un’ottantina di personaggi. Sullo sfondo un unico grande personaggio: il popolo italiano. Frammentato, rancoroso e allo sbando.
La scenografia in monocromia grigia, sebbene essenziale, richiama nella struttura massiccia i monumenti del periodo fascista. Composta da blocchi mobili, consente di creare sul palcoscenico primi piani, campi lunghi e campi medi, come su un set cinematografico, dove non si muove però il braccio della telecamera, ma la scena. Sullo sfondo, proiezioni di fotografie e video che accompagnano la narrazione
Lo spettacolo inizia – e si chiude – con video-documentari dell’Istituto Luce Cinecittà che mostrano le manifestazioni dei giovani e dei bambini fascisti, Balilla e Gioventù Fascista. Toccante anche la proiezione del video-documentario dei funerali di Matteotti.
Divertente, struggente, sorprendente. Vincitore al Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2022 come miglior spettacolo e miglior disegno Luci a Luigi Biondi. “M il figlio del secolo” è uno spettacolo unico, assolutamente da vedere!
Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt