Marco Usai ci racconta Margherita tra le stelle

Margherita Hack è la protagonista del testo in scena questa settimana a Fortezza Est

In scena al teatro Fortezza Est di Roma, Margherita tra le stelle, spettacolo scritto e diretto da Marco Usai, pronto a raccontarci la vita di una delle donne più famose, coraggiose e testarde del Novecento: l’astronoma fiorentina Margherita Hack, prima direttrice di un osservatorio astronomico italiano, quello di Trieste. Usai partendo dall’infanzia di Margherita, racconta di una ragazza che, quasi per caso, si ritrova a studiare astrofisica, riuscendo a raggiungere altissimi livelli accademici.

La Hack non era solo questo, ma un’ottima divulgatrice e convinta pacifista, tutte cose che l’hanno resa celebre e l’hanno fatta apprezzare da un pubblico sempre maggiore, che vedeva in lei una persona non solo preparata, ma anche attenta al pianeta, alla vita e alla pace. Ad interpretare l’astronoma italiana Valeria Romanelli, che interagisce sul palco con Teo Guarini, Chiara Tomei e Marco Usai i quali, scena dopo scena, rappresentano i tanti personaggi che si sono confrontati con lei nel tempo. Di tutto questo ho parlato con Marco Usai, che ringrazio per la sua disponibilità.

Cosa rappresenta per te la figura di Margherita Hack?

Una donna che è riuscita a rompere lo schema delle convenzioni della sua epoca, una grande testa figlia di una grande applicazione, studio e determinazione. Una ribelle.

Com’è stato affrontare un personaggio così complesso e rivoluzionario non solo per gli anni della sua giovinezza, ma anche per quelli attuali?

Credo che fosse rivoluzionaria proprio nella sua semplicità. Lei ha amato il suo lavoro, e ha trovato una forza nel rapporto con Aldo, suo marito, che l’ha seguita sempre. La loro coppia ribaltava le convenzioni dell’epoca, è stato divertente leggere e scrivere di loro. E vedere quanto fossero avanti.

C’è qualcosa che “invidi” alla Hack?

La forza di dire quello che pensa. E la medaglia d’oro ai campionati nazionali giovanili.

Nel periodo di scrittura c’è qualcosa che hai trovato difficile da raccontare?

C’è un personaggio che ho scritto più volte e che alla fine è nato grazie alle improvvisazioni di Valeria Romanelli e Teo Guarini, ed è quello di Fracastoro. All’inizio credevo di averlo chiuso ma in scena non tornavano i conti. È stato interessante vederlo delinearsi tra scrittura e prove.

In fase di regia, invece, cosa hai chiesto a Valeria Romanelli, per mostrare al meglio la tua idea di Margherita Hack? E agli altri attori?

A Valeria la prima cosa che ho chiesto è stata di studiare il fiorentino (cosa che ho fatto anche io) perché Margherita era toscana fino al midollo. Ho pensato che quella sarebbe stata una chiave forte per approcciarsi al personaggio. Ha affrontato il personaggio con grande metodo e disciplina e ha dipinto la sua forte Margherita, in un percorso di crescita che affronta decenni di vita.

A Chiara Tomei e Teo Guarini ho chiesto di lavorare per accumulazione: loro interpretano una decina di personaggi a testa, con un lavoro fisico e vocale da atleti. È stato necessario da subito trovare tanti colori per tutti i personaggi, modalità espressive diversissime. Chiara ha portato in scena la dolcezza della madre di Margherita e il rigore del suo mentore Abetti; Teo ha interpretato la felice difficoltà dell’essere padre e la meschinità di un docente invecchiato male. E molto altro.

Spesso gli scienziati, gli studiosi, non sono grandi comunicatori, la Hack riusciva anche in questo. Da regista, attore, autore di teatro, come credi che debba essere affrontata la comunicazione nei vari ambienti di apprendimento?

Parlando di quello che una persona sa. Margherita Hack parlava di scienza, di religione e di politica, con la capacità di trovare collegamenti tra settori apparentemente diversi. Ma se andiamo a vedere le sue interviste, sono sempre precise, lucide, realistiche.

Lo spettacolo debutta in prima assoluta nel teatro Fortezza Est, che cosa provi? Cosa ti aspetti dal pubblico?

Sono molto felice, Fortezza è un bellissimo spazio. Non so cosa aspettarmi, spero che lo spettacolo piaccia.

E cosa di aspetti da Marco nel suo lavoro artistico e nella sua vita?

Continuare a fare spettacoli, corsi di teatro, a coltivare gli affetti e le amicizie.

Grazie di essere stato con noi, in bocca al lupo!

Grazie a voi! Viva il lupo!

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Sissi Corrado

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