Maria Cristina Gionta è Fanny
In scena al Teatro Roma le difficoltà delle donne cinquantenni
Maria Cristina Gionta insieme ad Adriano Evangelisti, interpreta Fanny, al Teatro Roma, dal 26 al 30 marzo. La drammaturgia è di Rebecca Déraspe, sul palco anche Camilla Puja e Francesco Nuzzi insieme ad Angelica Accarino, Anita Farina, Carmine Cacciolla, Alessandro Chiodini, Flavia Ferri, Nicole Desiderioscioli, Chiara Iaccarino, Chiara Silano, regia di Silvio Giordani.
Conosciamo meglio lo spettacolo e l’interprete principale, Maria Cristina Gionta, attrice di talento che calca i palchi dei teatri italiani portando in scena personaggi diversi e coinvolgenti, grazie alle sue performance.
Salve e benvenuta. Lei sarà in scena con Adriano Evangelisti. Cosa ha amato subito del testo?
La freschezza, l’immediatezza, la modernità, il ritmo ed il modo così originale ed autentico di “affondare” nella verità.
Che tipo di donna è Fanny? Qual è il suo carattere, quali le sue passioni?
Fanny è una donna cinquantenne che vive un periodo di transizione. È una donna che vive in una sorta di bolla, apparentemente soddisfatta della sua vita e delle sue scelte. La cosa che la contraddistingue è la curiosità. Ed è grazie a quella spinta che cercherà altro, cercherà di capire realmente come può colmare quel vuoto che sente ma che non riesce a codificare.
Nel testo Fanny ha cinquant’anni. Con quale spirito le donne affrontano il passare del tempo e, in particolare, il raggiungimento dei cinquant’anni?
È molto delicato. È un passaggio complesso. Vedere il corpo cambiare, sentire e percepire il mondo in maniera completamente diversa è davvero difficile e per certi versi doloroso. Come dice Fanny “in realtà la cosa peggiore dell’invecchiare è essere fuori dal pensiero che trasforma“. Ecco… dovremmo imparare a fare esattamente questo. Imparare e capire come essere sempre dentro al mondo ed al passo con esso.
Nello spettacolo Fanny, ormai adulta, incontra la gioventù di Alice. Com’è questo confronto? Cosa desiderano l’una dall’altra e cosa no?
All’inizio più che esserci un confronto c’è uno scontro. Sono due donne agli antipodi che parlano realmente linguaggi differenti. Non si comprendono. Tuttavia, Fanny desidera imparare da Alice il modo di “impegnarsi di mondo ed impegnarsi nel mondo“… uscirà da quell’ acquario che la protegge ed allo stesso tempo la limita, per tuffarsi in quella realtà così lontana ed apparentemente irraggiungibile. Alice forse desidera e lotta per una piena consapevolezza del cambiamento. Ma ciò che lei ritiene tale lo sarà davvero?
Cosa ha deciso di evidenziare nel suo personaggio? Quali sono stati i suggerimenti del regista Silvio Giordani?
Sento molto profondamente questo personaggio…lo vivo. Quando un attore ha la fortuna di lavorare con un testo così perfetto nella sua totalità, non può fare altro che lasciarsi andare senza paracadute. Così è stato.
Silvio Giordani mi ha accompagnato in questo percorso emotivo con grande attenzione e delicatezza.
Dicevamo che il suo partner principale è Adriano Evangelisti. Com’è recitare con lui?
Oh! Adriano è un professionista straordinario. C’è stato immediatamente un feeling particolare tra noi. Abbiamo trovato insieme sfumature profonde, colori, emozioni… Sono stata davvero fortunata.
Sul palco non siete da soli, chi vi accompagna?
Un gruppo di magnifici e divertenti ragazzi! Sono un’esplosione di energia pura!
Finzione e realtà, è un cambio di personalità sempre presente negli attori. Come avviene il suo? Come entra ed esce, ogni volta, dal personaggio che sta sulla scena?
Che dire? È una domanda difficile. Non posso vivere lontano dalla mia passione. E non si tratta di entrare o uscire da un personaggio. Per quanto mi riguarda quando sono in scena mi sento viva. Dare corpo, respiro, voce, battito ad un personaggio è quello che mi rende felice. Finzione e realtà? Sul palco si compenetrano.
Quali sono i ruoli che l’hanno emozionata e fatta vibrare in particolare?
Bellezza Orsini è forse uno dei personaggi che ho amato di più. È una donna che ha subito un processo per stregoneria nel 1528 ed è stata torturata con il tratto di corda. Viene condannata al rogo ma decide di suicidarsi in carcere. Grazie a questo suo gesto eroico si conservano tutte le carte del processo ed il suo quaderno scritto da lei stessa in quei giorni di tortura. Questi documenti sono attualmente conservati all’Archivio di Stato di Roma ed io ho avuto il privilegio di leggere, studiare e toccare. Un’emozione indescrivibile. Questa interpretazione mi ha regalato anche la candidatura nella terna del prestigioso premio Le Maschere del Teatro Italiano nella sezione Monologhi.
C’è un ruolo che vorrebbe interpretare? E perché?
Tanti. Troppi. Perché? Perché c’è tanto da esplorare.
Ci inviti a vedere Fanny!
Una commedia divertente, ironica, moderna, con un ritmo serrato, piena di cuore e di vita…vita vera.
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie!