Maria Paola Canepa racconta In corti da Artemia
Settima edizione per il festival dei corti teatrali organizzato dal Centro Culturale Artemia
In Corti da Artemia è arrivato alla sua settimana edizione. Ideatrice e direttore artistico del festival Maria Paola Canepa, direttore artistico del Centro Culturale Artemia. Il festival dei corti teatrali, a carattere nazionale, porterà nella città di Roma e precisamente presso Artemia, compagnie provenienti da tutta Italia, pronte a presentare i propri lavori. Ora è online il bando con scadenza 24 marzo mentre la manifestazione si terrà dal 14 al 16 aprile.
Il festival non è solo competizione, ma un vortice di emozioni, impegno che mette insieme sinergie, strutture organizzative e tanto lavoro da parte di tutti, in modo particolare della mente da cui è scaturito il tutto. Di questo ed altro abbiamo parlato proprio con l’ideatrice di In Corti da Artemia, Maria Paola Canepa, a cui diamo il bentornato sulle pagine di CulturSocialArt.
È partito il bando per iscriversi al Festival In Corti da Artemia. Come ti senti?
Sono molto felice ed emozionata giacché penso che il Festival sia il momento più importante dell’anno del Centro Culturale Artemia, ma allo stesso tempo sento una grande responsabilità perché la kermesse è cresciuta tanto e per fortuna ogni anno arrivano lavori di maggiore qualità. Ti posso assicurare che la fase di selezione non è facile, quindi ogni anno diventa più impegnativa. La scorsa edizione sono arrivate tantissime proposte e credo che quest’anno, per fortuna, avrò una bella “gatta da pelare”! Dietro al festival c’è un gran lavoro di pianificazione e di organizzazione ma posso assicurarti che non c’è stato un anno dove alla fine, stanchissima, io non abbia pensato che non sia valsa la pena per tutto quello sforzo.
Molti hanno chiesto e si sono informati su quando il tutto sarebbe partito, è un riscontro positivo che hai ricevuto dai partecipanti. Quali sensazioni lo hanno accompagnato?
La cosa meravigliosa è che dall’anno scorso sono le stesse compagnie (ed attraverso il passaparola, anche quelle a me sconosciute) che mi scrivono molto in anticipo domandandomi quando sarà pronto il bando per partecipare al festival. Questo per me è fonte, non solo di grande ispirazione, ma anche di orgoglio perché significa che, in fin dei conti, stiamo facendo bene il nostro lavoro e tutto ciò mi gratifica enormemente.
Settimo anno, un anno importante perché si nota la consapevolezza di qualcosa che continua nel tempo. Ci sono novità quest’anno?
Anche se devo dire che il festival è nato con un’idea precisa, ed è sempre la stessa che funge da colonna portante, la cosa più importante è proprio che la qualità dei corti, ogni anno è più alta, il pubblico lo sa, quindi ogni anno il nostro pubblico è più esigente. Penso che questo sia proprio il punto: “adesso il pubblico esige” e lo fa perché viene a teatro ed ha un parametro per esigere, quindi la qualità per forza deve salire, in definitiva di questo si tratta… questo significa mantenere “VIVO” il Teatro, cosa che tu sai benissimo e che è un traguardo difficilissimo in un momento storico durissimo per quest’Arte. Ed a proposito di qualità, la novità di quest’anno sei proprio tu! Ho l’onore di avere a fianco come media partner non solo gli amici di Kirolandia, che da anni ci sostengono, ma anche CulturSocialArt, grazie alla vostra professionalità siete un’ulteriore garanzia di qualità, quindi approfitto per ringraziarti ancora una volta per aver creduto in noi e per affiancarci in quest’avventura meravigliosa che sono sicura porterà tanta gioia anche a voi.
In questi anni com’è cambiato, se lo è, In Corti da Artemia?
In realtà il festival ha avuto dei cambiamenti nella forma ma non nella sostanza, nel senso che è vero che è diventato un festival nazionale e che si sono aggiunti ulteriori premi come per esempio il “miglior testo originale” ma la sostanza è che, anche se ci sono dei vincitori, non ci sono mai “perdenti” perché chi non vince, “impara” (anziché “perdere”). Prima di arrivare sul palco c’è già una selezione e quindi tutti hanno già vinto (non mi stanco di ripeterlo ad ogni edizione). Da sempre insisto ed invito le compagnie a vedere in scena i lavori di tutti gli altri concorrenti ed a quel punto devi vedere come ogni anno si crea un’energia meravigliosa (soprattutto durante la premiazione). Tutte le compagnie diventano una sola cosa, un solo gruppo artistico, dove c’è scambio, dove gli artisti si conoscono e confrontano, dove addirittura si fanno il “tifo” l’uno per l’altro. È davvero un momento magico e grazie a questo posso dire che tanti artisti che si sono conosciuti, proprio per via del nostro festival, ancora oggi si incontrano, hanno persino lavorato insieme o creato nuove compagnie e sinergie. Questa per me è la magia del “Teatro sano” e della sua meravigliosa gente.
Cosa ti porti nel cuore della prima edizione?
Pensa che ancora oggi ho appesa, in botteghino la pergamena di ringraziamento che mi ha donato la compagnia vincitrice della prima edizione. La prima edizione rimarrà per sempre nel mio cuore per diversi motivi: dopo l’incertezza iniziale è arrivata subito la felicità per il riscontro positivo con le compagnie e con il pubblico. Ho la fortuna di aver conosciuto artisti con i quali ancora oggi manteniamo dei contatti sia a livello professionale che umano. Il fatto che a vincerlo sia stata una compagnia che ha presentato un corto di Commedia dell’Arte (che io adoro) e guidati dalla regia del grande Maestro Massimo Macchiavelli e poi, l’enorme felicità di avere avuto in giuria il critico e amico Franco Vivona (che ancora oggi è un giudice stabile del festival che mi sostiene dal giorno dell’apertura di Artemia, 10 anni fa) ma soprattutto una giudice come la grandissima Lydia Biondi, sono onorata di averla conosciuta e aver stretto con lei una grande ed intima amicizia che mi ha portato, dopo la sua scomparsa, a dedicarle una delle sale di Artemia che oggi porta il suo nome. È stato un momento molto intenso ed importante nella vita di Artemia.
Qual è l’invito che fai alle compagnie italiane?
Sarei felicissima ed onorata se mi volessero sottoporre i propri lavori, mi impegno a leggerli e guardarli tutti con il massimo dell’attenzione, serietà e rispetto profondo per il loro lavoro. Il bando si trova sul nostro sito www.centroculturaleartemia.org ed è possibile inviare la propria candidatura entro il 24 marzo 2023 alle ore 24.
E invece, quali sono le raccomandazioni che rivolgi a chi vuole partecipare?
Consiglio di leggere attentamente tutto il bando infatti, come sempre, ci tengo alla trasparenza assoluta ed ogni parola in esso scritta ha un senso. Faccio sempre in modo che gli artisti si sentano ben accolti in questa che è “la mia casa” per far sì che loro stessi si sentano a casa, in uno spazio dove regna il rispetto per il lavoro di tutti ma dove si lavora soprattutto con il cuore, quindi è fondamentale attenersi alle regole del festival, giacché è consolidato che solo così tutti quanti (compagnie, pubblico, giuria ed organizzazione) vivremo una nuova meravigliosa ed indimenticabile esperienza.
Il festival è nazionale, hai mai pensato di ampliarlo anche al di fuori dell’Italia? Perché?
Certo che sì! Sarebbe il mio sogno nel cassetto! Io sono italiana di origine ma sono nata in Argentina e quindi ho la doppia cittadinanza e da quando ho aperto Artemia ho sempre accolto ad ogni stagione teatrale una compagnia d’oltreoceano, soprattutto dall’Argentina, arrivata a me grazie alla stima e fiducia che mi ha sempre dimostrato la mia ambasciata segnalandomi molte compagnie di passaggio per Roma. Ho persino tradotto e sottotitolato dal vivo molti spettacoli in spagnolo per far sì che possano essere capiti non solo dal pubblico di lingua madre.
È un’impresa difficile perché portare compagnie straniere comporta un rischio economico molto grande sia per le compagnie come per me, ma lo faccio perché mi fa tanto piacere che il pubblico, ma anche gli addetti al lavoro, abbiano la possibilità di dare un’occhiata a lavori ed approcci diversi da quelli italiani. Penso che dalla diversità si impari moltissimo e sia di grande utilità per migliorare. Riuscire ad accogliere nel festival compagnie straniere sarebbe bellissimo, ma a quel punto dovrei avere degli sponsor che mi possano sostenere e… chissà, non è detto che un giorno non ci riesca!
Cosa ti aspetti da questa manifestazione?
Mi aspetto grandi lavori in scena, e spero di riuscire a sorprendere sia il pubblico, come i giudici e la critica, perché ci sono degli ottimi artisti in Italia che non sempre hanno la possibilità di presentare le proprie creazioni e purtroppo così rischiamo di perderci tanta, ma tanta bellezza e tanto buon nutrimento per le nostre anime.
Grazie e in bocca al lupo!
Viva il lupo e il Teatro!