Monica Guerritore in L’anima buona di Sezuan

Monica Guerritore in scena al Teatro Manzoni di Milano con uno spettacolo brechtiano

In occasione del centenario dalla nascita di Strehler, Monica Guerritore omaggia il grande maestro portando in scena al Teatro Manzoni di Milano l’opera brechtiana ‘L’anima buona di Sezuan’.

Una rappresentazione che vuole riprendere, nelle intenzioni della regista, la versione scenica (in forma ridotta) che Strehler presentò al pubblico nel 1981. Il risultato è una performance notevole e commovente, che coinvolge il pubblico nelle incalzanti vicissitudini dei personaggi sin dalle prime battute. Un’opera intrisa della poetica di Strehler: nel gioco di chiari e scuri, nella ricercatezza dei movimenti scenici semplici solo in apparenza, nell’accuratezza della costruzione di ciascun personaggio.

‘L’anima buona di Sezuan’ è un testo dalla grande connotazione politica e sociale, ma fortemente centrato sull’analisi introspettiva dell’essere umano, i cui sentimenti e passioni sono condizionati e spesso osteggiati dal contesto in cui vive. Inevitabili le analogie rispetto all’attuale momento storico. La precarietà e la condizione di necessità minano la bontà innata nell’uomo che viene intesa come debolezza, mentre per sopravvivere servono forza ed astuzia.

Il dualismo tra bene e male insito nella natura umana, è reso magistralmente dalla Guerritore, che nello spettacolo interpreta sia la buona Shen-te che il forte cugino Shiu-ta il quale interviene in aiuto della fragile donna, quando l’indole altruista di lei la espone a sfruttamenti e vessazioni da parte di personaggi ambigui e parassiti.

Shen-te è una giovane prostituta cinese dall’animo buono, unica ad ospitare i tre dei venuti sulla terra. Per la sua gentilezza viene ricompensata dalle divinità con mille dollari d’argento, che la ragazza utilizza per rilevare una baracchetta (una tabaccheria) e per fare del bene nella sua comunità. Ma la miseria è così diffusa che molti appunto sono quelli che se ne approfittano. Sopraffatta ed incapace di farsi rispettare, la ragazza decide di travestirsi da uomo, il cugino Shiu-ta. Shiu-ta ha la forma del potere, riesce a rimettere ordine, a farsi ascoltare e ad essere temuto. Ma quando la giovane Shen-te si innamora dell’avviatore disoccupato e squattrinato tutto si complica.

Accanto alla Guerritore altri sette attori di altissimo livello si alternano, come nella commedia dell’arte, nell’interpretazione di diversi personaggi.

Brecht scrisse “L’anima buona di Sezuan” intorno al 1939, quando si trovava in esilio negli Stati Uniti e la sua Germania era devastata dal Nazismo che sfruttava ed alimentava la povertà morale di un popolo affamato. Il richiamo al Nazismo è ripreso in modo evidente dalla regia con passi stentorei e braccio alzato del cugino Shiu-ta, nell’allestimento scenico della fabbrica che diventa campo di concentramento.

A differenza dello sguardo critico e polemico con cui Brecht conclude la sua parabola drammatica, la regista offre una chiusura del tutto personale ricca di luce e di speranza. Solo uniti si può vincere il male e trasformare il dolore in un atto d’amore. Non è artificiosa retorica, ma un messaggio diretto e sincero. Una comunità che nella sua fragilità si sostiene, si fa prossima alla persona sola e sofferente: insieme può trovare la chiave di riscatto perché il bene trionfi sul male.

“L’anima buona di Sezuan” sarà in scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 17 Novembre..

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Chiara Spatti

Marketing & Communication Manager specializzata nel settore spettacolo. Da sempre appassionata d’arte in tutte le sue forme. Mamma di tre splendidi ragazzi. Amo viaggiare, la cucina giapponese, il profumo dei libri ed i colori dell’autunno.

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