Non si placano le polemiche tra Fedez e Rai
Il Ddl Zan riaccende gli animi dei cittadini e l’attenzione su un disegno di legge a cui manca solo un passaggio per l’approvazione finale
Non si placano le polemiche nate intorno all’intervento sul palco di Fedez che, prendendosi tutte le responsabilità di ciò che avrebbe detto, ha spostato l’asse della manifestazione del 1 maggio dal lavoro e l’emergenza legato a esso, verso il sociale e l’emergenza legata ai diritti di tutti. Un cambio repentino e voluto con tanta forza dal cantante italiano che, prima di salire sul palco, si è scontrato con i vertici Rai, precisamente di Rai3, facendo nascere un caso politico e sociale. In una telefonata del rapper con i responsabili di Rai3, la rete su cui è andato in diretta il “Concertone” in modalità Covid-19, si è consumate un’accesa discussione sulla volontà di Fedez di salire sul palco e di esprimere, in piena libertà, ciò che pensava sul Ddl Zan e su chi, in questi anni, ha cercato di bloccarlo e/o eliminarlo del tutto.
Si è parlato di “censura” sui nomi e fatti antecedenti, che il cantante ha preso in considerazioni, per lo più avvenuti pubblicamente, perché, secondo i vertici della Rai, questi “esulavano dal contesto”. Solo che il contesto era e lo è ancora oggi, il posto migliore: giustizia salariale, giustizia e uguaglianza sul lavoro, pari opportunità, parità di diritti e doveri. Diritti che vanno ben oltre il semplice lavoro perché il rispetto di questi non può essere raggiunto senza il rispetto delle diversità di ognuno di noi, senza l’accettazione di uno stato sociale che è ben lontano da quello che viene difeso dallo Stato Italiano, in quanto mancano leggi che tutelino le diversità e non solo.
Il Ddl Zan, che prende il nome dal relatore e deputato che lo ha portato in parlamento, rappresenta uno di questi e vuole “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” che vuole misure non limitate solo alla comunità LGBT. A suo sostegno sono scesi in queste settimane molti volti noti del mondo dello spettacolo, come Cristina D’Avena, Alessandra Amoroso, Tiromancino, Loredana Bertè, ma anche esponenti politici e dello spettacolo, tra cui Alessandra Mussolini, che hanno dato vita a una serie di repliche e sostegno su tutti i social non solo da personaggi pubblici, ma anche da semplici cittadini.
Le novità del provvedimento sono tese a respingere le violenze anche attraverso conseguenze importanti per chi si macchia delle stesse, come la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”; importante impegno è previsto anche per chi istiga a commettere atti di violenza, punibili con il carcere da 6 mesi a 4 anni; la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta ad organizzare aventi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi. Un impegno che vuole portare la società a domandarsi quanto sia essenziale rappresentare ogni tipo di persona per garantire la libertà a ogni essere umano.
Il dibattito che negli ultimi mesi si è spostato molto sui social, non ha ottenuto l’effetto sperato, cioè far fare allo stesso l’ultimo passo per l’approvazione finale, e per questo motivo in molti hanno deciso di esporsi per chiedere l’approvazione dello stesso, poiché Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, sostengono che il provvedimento non è necessario. Fedez ha voluto e potuto farlo con il suo intervento nella manifestazione del primo maggio quando, di fronte ad un pubblico italiano formato in modo particolare da giovani e giovanissimi, ha deciso di esprimere non solo il proprio pensiero, ma anche di far conoscere, per chi ancora non lo sapesse, quello di chi, in questi mesi, ha ostacolato l’iter del Ddl Zan. Ha deciso di fare nomi e cognomi, dei detrattori, esponendo anche il loro pensiero nei confronti della comunità LGBT. Lo scontro tra Fedez e la Rai ha riacceso l’interesse dell’opinione pubblica, politica e sociale nei confronti del Ddl Zan e aperto anche una riflessione ai vertici della Rai su modalità e gestione di interventi in trasmissioni dei canali. Ora ci si aspetta che i vertici e le autorità di competenza si interessino maggiormente di tutti questi casi e fattori.
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