Ogni donna dovrebbe essere un po’ “gatta morta”, o no?
Gatta morta della Reggiani è lo spettacolo che apre la rassegna de I Solisti del Teatro ai Giardini della Filarmonica
La rassegna de I solisti del Teatro è partita il 6 luglio con lo spettacolo Gatta Morta di Francesca Reggiani. La comica romana ha il piacere di aprire la XXVIII rassegna estiva romana all’interno dei Giardini della Filarmonica di via Flaminia, in un cortile che per posizione offre anche refrigerio nelle calde serate romane. Lo sanno benissimo gli appassionati della rassegna che seguono da anni gli spettacoli scelti sotto la direzione di Carmen Pignataro.
Per la Reggiani è la prima volta sul palco de I Solisti del Teatro ma l’entusiasmo per lo spettacolo è tanto e anche il pubblico, tra cui tanti nomi del teatro, del cinema e della tv, assiste divertito alla sua performance. Nel calderone, dell’attrice romana c’è un po’ di tutto, partendo dalla pandemia, argomento che ormai è diventato più un mantra che un argomento di efficace discussione. In questo modo diventa anche impossibile ironizzare con intelligenza sull’argomento e di fatto non è la parte dello spettacolo che entusiasma di più. Appare più come una forzatura da inserire perché tutti ne parlano e, anche se ormai siamo assuefatti dall’argomento, ironizzare su questo appare come la “minestra riscaldata” che si è costretti a mangiare perché non c’è alternativa.
Più interessanti e forse anche più divertenti perché spesso riprendono fatti che la stessa Reggiani dice di aver sentito da amiche e quindi le rende più attuali e vicine al vissuto del pubblico, sono gli altri passaggi dello spettacolo che parlano, in definitiva di donne. E non poteva essere che così, visto il titolo di Gatta morta, perché, diciamolo tranquillamente, la “gatta morta” per gli uomini ha il suo fascino, per le donne la sua invidia. Non per tutte per fortuna, perché essere rivoluzionarie e fedeli alle proprie idee, non è da tutte, anche se, alcune volte, per farlo si capita di sovrastare l’altro.
Nella sua disquisizione ironica la Reggiani arriva a dire proprio questo: sì ad essere autonome, intelligenti, capaci, ma senza eccedere. In fondo il mondo maschile ancora non riesce a comprendere il ruolo della donna, poiché è difficile dopo secoli di maschilismo, imparare a rispettare le sue autonomie e libertà. È più semplice fingere di impegnarsi e proprio per questo, consiglia la comica, si dovrebbe far finta di essere meno di quello che si è. Tragica e comica conclusione di una riflessione di una donna che ha vissuto il sessantotto e le vicende degli anni successivi, soffermandosi su quelle che stanno investendo oggi le donne nel mondo.
Una riflessione amara, ma del tutto reale e consapevole per chi ogni giorno, si ritrova a comunicare con una società che si nasconde allontanandosi da quegli ideali che investirono le donne, ma anche gli uomini di quegli anni. Riflessioni con le quali siamo messi a confronto ogni giorno, con ogni figura femminile che si ritrova a dialogare con la società. Un esempio palese è quello messo in evidenza tra la De Gregori e la Meloni, dove si contrappongono due modi e atteggiamenti del tutto opposti. E dalla sua riflessione cruda, nessuno dei due si conferma o meno vincente.
Gatta Morta più che uno spettacolo divertente è un forte invito alla riflessione su successi e insuccessi dedicato alle donne e agli uomini, mentre dal palco si spera di spingere l’umanità, in questo caso la società italiana, verso il cambiamento. Un plauso a Francesca Reggiani e ai suoi autori, che la stessa ringrazia più volte dal palco per gli argomenti. Peccato per la primissima parte. Ma i complimenti vanno anche ad un’artista che sale sul palco senza far attendere troppo il suo pubblico, che lo ammalia per quasi due ore senza che questo se ne accorga o si annoi. Solo verso la fine, la donna controlla l’orologio, portando comunque a termine il suo one-woman-show.
L’invito che faccio ai giovani artisti è quello di frequentare maggiormente spettacoli con artisti di questo calibro per poter apprendere non gli occhi ciò che loro stessi hanno appreso dai loro predecessori.
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