Le nuove linee guida sulla raccolta fondi

Come gli Enti del Terzo Settore potranno svolgere attività di raccolta fondi secondo il nuovo regolamento

Chi ha a che fare con il mondo del Terzo Settore – ovvero quello dell’associazionismo e del volontariato, del no-profit che promuove iniziative di interesse generale – ben conosce il fermento legislativo che sta coinvolgendo questo settore e tutte le implicazioni che ne conseguono.

Un percorso legislativo che è partito ormai otto anni fa, nel 2016, con la legge delega sulla riforma del Terzo Settore: una legge che aveva lo scopo di riordinare l’universo variegato dell’associazionismo e del volontariato nel nostro Paese sia dal punto di vista delle nature giuridiche che degli inquadramenti fiscali.

È stato così pubblicato nel 2017 il Codice del Terso Settore (CTS) – la “bibbia” degli enti no-profit – che con i suoi 104 articoli cerca di definire in modo preciso questo mondo, i suoi attori e le attività ammesse, le finalità che devono essere perseguite e gli obblighi che devono essere rispettati.

L’articolo 7 del Codice del Terzo Settore definisce giuridicamente per la prima volta cosa sia una raccolta fondi – pratica diffusa tra le organizzazioni no-profit per il loro sostentamento, ma mai normata prima d’ora. Il Comma 2 di questo articolo fa riferimento alle linee guida della raccolta fondi:

Gli Enti del Terzo  Settore,  possono  realizzare  attività di raccolta fondi anche  in  forma  organizzata  e  continuativa,  anche mediante sollecitazione  al  pubblico  o  attraverso  la  cessione  o erogazione di beni o servizi di  modico  valore,  impiegando  risorse proprie e di terzi, inclusi volontari e dipendenti, nel rispetto  dei principi di verità, trasparenza e correttezza  nei  rapporti  con  i sostenitori e il pubblico, in conformità a linee guida adottate  con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentiti la Cabina di regia di cui all’articolo 97 e il Consiglio nazionale del Terzo settore

E il 12 Giugno scorso sono state finalmente emanate queste linee guida che – in attuazione al CTS articolo 7 comma 2 – delineano più nel dettaglio sia le raccolte fondi che gli attori coinvolti in questa attività, ovvero i fundraisers. Non solo però un vademecum con cui strutturare le raccolte fondi, ma anche una serie di vincoli ed obblighi.

Le organizzazioni potranno affidare le attività di raccolte fondi sia ai propri volontari che delegando in tutto o in parte a soggetti terzi, anche avvalendosi di figure specializzate nel Fundraising. Sarà però obbligatorio rispettare il principio di incompatibilità tra lo status di volontario e quello di lavoratore della medesima organizzazione: ovvero il principio per il quale i volontari dell’associazione non possono svolgere attività lavorative all’interno dell’associazione stessa – in poche parole i volontari che dovessero prendersi carico delle attività di fundraising non potranno essere pagati.

La raccolta fondi dovrà essere finalizzata unicamente alle attività primarie di interesse generale (e non alle attività secondarie diverse e strumentali di cui all’articolo 6 del CTS): se da un lato si introducono nuove “mission” per i fundraiser su cui poter far leva nelle campagne, dall’altro si complica la rendicontazione in cui sarà necessario indicare l’impiego delle risorse raccolte per le specifiche attività primarie.

Altro importante punto specificato dalle nuove linee guida, riguarda le spese che si potranno sostenere per attuare una raccolta fondi, che dovranno essere “congruamente inferiori ai fondi raccolti, fatte salve cause non prevedibili che compromettono il buon esito dell’attività.”.

Ma la grande rivoluzione, a mio avviso, riguarda il profilo temporale: le attività di raccolta fondi non dovranno più per forza avere carattere occasionale ma potranno essere anche attività professionali svolte in forma organizzata e continuativa, e potranno essere svolte sia dagli ETS commerciali che non commerciali.

Un processo, quello normativo, che sembra richiedere alle organizzazioni no-profit di strutturarsi sempre più come delle imprese profit e di mettere in atto strategie di sopravvivenza e crescita in cui la raccolta fondi gioca un ruolo sempre più fondamentale.

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Chiara Spatti

Marketing & Communication Manager specializzata nel settore spettacolo. Da sempre appassionata d’arte in tutte le sue forme. Mamma di tre splendidi ragazzi. Amo viaggiare, la cucina giapponese, il profumo dei libri ed i colori dell’autunno.

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