Omaggio a Walter Chiari
Al C.F.F. Simone Annicchiarico racconta suo padre
Per celebrare i 100 anni dalla nascita di Walter Chiari (8 marzo 1924), il Castiglioni Film Festival omaggia il genio dell’attore con la proiezione del documentario Meglio esser Chiari, girato dal figlio Simone Annicchiarico, che ha presenziato alla seconda serata del festival castiglionese. Un omaggio sentito poiché l’attore è stato tra i protagonisti della storia del cinema italiano, regalando al pubblico, interpretazioni particolari che per molti, erano trovate geniali, capaci di rappresentare stati umani e situazioni al limite.
Una vita artistica che per certi versi è stata considerata controversa, come viene raccontato dal documentario e dal libro 100% Walter Chiari, biografia di un genio irregolare, scritto a quattro mani da Simone Annicchiarico e Michele Sancisi che sul palco del Cassero, sono stati intervistati da Alessandro Boschi giornalista grande conoscitore del mondo del cinema.
È un salto nel passato quello che ci permette di fare Simone Annicchiarico, aiutato nel suo viaggio da Michele Sancisi con il quale ha condiviso le ricerche e le memorie di chi ha conosciuto suo padre e di cui Alessandro Boschi ne è il traghettatore. Quest’ultimo, forte del legame che lo unisce a Simone con il quale ha lavorato, riesce a costruire un dialogo interessante e divertente. E di questo sentimento o meglio, complicità, se ne ha subito contezza quando, chiamati sul palco dalla direttrice artistica del Festival, Rocchina Ceglia, elegante e professionale presentatrice delle serate, il giovane si dimostra figlio di suo padre, salendo sul palco non per le scale, ma arrampicandosi, dopo essere stato chiamato, ma come dire, essere risultato non pervenuto.
In quel ritardo e quell’ingresso così rocambolesco che lo hanno visto protagonista, c’è tutto suo padre, Walter Chiari, noto, nel mondo dello spettacolo, per i suoi ritardi e non solo. C’è, come dire, un retaggio ereditario, una specifica caratteristica che difficilmente può essere smussata.
Sul palco c’è anche tanta improvvisazione. I due intervistati restano a parlare al pubblico in piedi, insieme all’intervistatore e ai declamatori delle poesie, Davide Avolio e Gennaro Madera rimasti sul palco dopo aver declamato altre poesie e pronti a leggere un brano tratto dal libro su Walter Chiari. Alla fine il clima ritorna quello delle classiche serate castiglionesi, dove, seduti in poltrona, con un tavolino su cui riposano bottigliette d’acqua e microfoni, si discute di grandi eventi e personaggi.
Con naturalezza si raccontano episodi che hanno visto protagonista di quegli anni Walter Chiari, uomo di grande maestria artistica, ma anche latin lover dalle mille avventure, genio e instancabile viaggiatore che ha portato avanti le sue scelte di vita. Impossibile catalogarli se non nella sua voglia di vivere a modo suo e in piena libertà, così ben riuscita che lo stesso Simona, alla fine, afferma che a lui, come padre, non può rimproverare nulla.
Sarebbero davvero tantissimi gli aneddoti da raccontare su un personaggio così imprevedibile, come raccontano anche Avolio e Madera leggendo un passo del libro 100% Walter Chiari, biografia di un genio irregolare, ma forse è solo la curiosità e il gusto di leggere, ancora e ancora, storie su un mondo che non c’è più, ma che ha regalato grandi emozioni, e che non può sminuire questa passione nei tanti affezionati e appassionati di cinema.
Al termine dell’intervista, la consueta consegna di un riconoscimento da parte del comune di Castiglion Fiorentino, da parte dell’assessora Stefania Franceschini e poi la proiezione del documentario girato dallo stesso Annicchiarico a bordo del vecchio maggiolino azzurrino che aveva accompagnato il padre in mille avventure. Ed ecco comparire sullo schermo altre immagini, ritagli di film e programmi televisivi, personaggi che hanno accompagnato Chiari bella sua vita da artista e in quella privata. Gli anni del successo, quelli delle belle donne che lo hanno sempre accompagnato, perché aveva un modo tutto suo per sapere corteggiare, quelli della solitudine.
Un percorso documentaristico che porta in scena ulteriori personaggi, penso per esempio a Raimondo Vianello e a Sandra Mondaini, suoi colleghi di lavoro, che oggi non ci sono più, o di chi ha ormai lasciato le luci della ribalta. Tanti bei ricordi in questo viaggio che portano alla consapevolezza che, per fare ridere o divertire il pubblico, bastava, come basta oggi, avere tempi giusti, inventiva e una straordinaria empatia con lo spettatore. E Walter Chiari ritorna in scena così come è sempre stato, nel suo essere artista allegro e libero, con le sue numerose trasformazioni fisiche, accompagnate dalla genialità, quella di un uomo che ha reso la TV, il cinema e il teatro, terreno fertile e ricco di lezioni da apprendere.
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