PINA FARINA: IL RIFUGIO DI MORGANA
Parlare di cyber bullismo… significa parlare di relazioni
Giovedi 12 dicembre alle ore 17.30 al Teatro Caesar di San Vito Romano verrà presentato il libro di Pina Farina “Il rifugio di Morgana” (Libriotheca edizioni, 2018). Dopo lo spettacolo teatrale “Credici ancora prof”, presentato il 1 dicembre, anche questa storia si svolge all’interno di una scuola, dove al disagio sociale di un ambiente corrotto dalla “morale” camorristica, si sostituisce il disagio esistenziale di Maria Soledad, vittima di alcuni compagni bulli e piccoli boss di quartiere, di un padre violento e di una madre assente, che per difendersi si trasforma in Morgana, una cyberbulla, che cerca nella sua giustizia privata di vendicarsi della violenza subita: “Nacquero così in me, i primi germi di quella spietata strega che qualche tempo dopo si sarebbe divertita a colpire con ferocia le sue vittime, e senza porsi alcun problema”. Ma come allora la presenza del maestro Marcello è stato argine al potere della camorra, nel testo della Farina la presenza del professor Guido rappresenta un testimone credibile di educatore: “…vi assicuro che un buon libro può salvare il mondo, determinare il corso di una vita, indicarvi le giuste coordinate per conoscere voi stessi, l’importanza dell’amicizia, il valore della giustizia e dell’amore…”
Un libro che ci parla di un fenomeno, quello del bullismo e in particolare del bullismo digitale, dove si mette in evidenza non solo ciò che accade nella sfera on line, ma anche nel contesto sociale, relazionale e affettivo in cui vive Maria Soledad, ovvero Morgana. Parlare di cyber bullismo, come di qualunque altro fenomeno di violenza, pensiamo alla violenza alle donne, significa necessariamente parlare di relazioni e di come queste si sviluppano in ambito familiare e sociale. Così come la violenza alle donne non nasce per effetto di un raptus improvviso, così il cyber bullo ha tutta una storia pregressa che vede nell’atto di bullismo l’ultima tappa di un percorso personale spesso violento e doloroso.
Un percorso che trova nello smartphone una protesi tecnologica alla sua identità e dove in mancanza di valori e regole, trasmesse dalla comunità educante della famiglia e della scuola, la violenza reale o virtuale trova un terreno fertile. E allora resta significativa l’affermazione del professor Guido “Io non ho nulla in contrario riguardo la tecnologia ma credo che prima delle macchine bisogna saper usare le teste…”.
Ma il libro della Farina non si chiude con Morgana, ma ci indica anche una speranza di salvezza,che vede Maria Soledad intraprendere un cammino di autocoscienza ritrovando quel senso di sé e della vita che la porterà ad essere di aiuto agli altri.
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