Roberta Pietra presenta Baroccopop
La terza pittrice di Trittico d’Artista è Roberta Pietra
Roberta Pietra con Baroccopop è la terza pittrice della seconda edizione di Trittico d’Artista selezione personale di opere in mostra. Le opere dell’artista resteranno presso le Officine Beat di Roma fino al 15 marzo 2024. Le sue opere sono racchiuse in un trittico che rappresentano una donna al centro, pronta a spiccare il volo, che fuoriesce dalla testa di un uomo nero, divisa a metà.
Con quest’opera Pietra ha affascinato i presenti per la sua energia e creatività, riversata nei colori brillanti e nell’espressione dei suoi ritratti, oltre che nel movimento della donna al centro che sembra quasi voler uscire dal quadro per lanciarsi sui visitatori.
La serata, presentata come sempre dalla bravissima Stefania Visconti, accompagnata dall’ideatore e curatore della mostra Andrea Alessio Cavarretta, nella sua interpretazione di Val, è organizzata grazie alla collaborazione tra Kirolandia, Officine Beat e CulturSocialArt e ha visto la presenza di numerosi spettatori. Scopriamo qualcosa di più su Roberta Pietra.
Ciao Roberta, benvenuta! Il 17 febbraio hai esposto a Trittico d’Artista alle Officine Beat, com’è andata?
È stata un’esperienza molto divertente. Da quando ho conosciuto Andrea Alessio Cavarretta e Giovanni Palmieri di Kirolandia e Stefania Visconti, ho sognato di esporre nel loro format, facendo conoscere la mia arte. Quell’allegria mi ha incantata e affascinata.
Baroccopop è il titolo del tuo trittico, come nasce questo nome?
L’ha definito così un artista americano. Forse lui intendeva coniugare l’arte pop con qualcosa di tipicamente romano, il barocco appunto. In effetti se i colori vivaci richiamano la pop art, un certo movimento, le linee curve e la solennità potrebbero essere barocche? Resta comunque una definizione accattivante che ho apprezzato e fatta mia.
Per la tua esposizione hai dipinto un trittico: una donna che fuoriesce dalla testa di un uomo. A cosa ti sei ispirata?
Pensavo a una nuova Minerva, una donna forte, che esce sorridente dalla testa spaccata di un Giove nero e sexy. La donna vittoriosa ha una posizione crocifissa dal sistema, dalla società, dall’uomo, però sorride sovrana.
Quali sono state le reazioni del pubblico?
Mi sembra che ci siano stati molti consensi e molte interpretazioni differenti. Penso che sia molto positivo per aprire delle riflessioni.
Quali, invece, le tue emozioni?
Presentate un lavoro è sempre una grande emozione e svelarlo in diretta è stato veramente difficile per me. Devo dire che un paio di cocktail “Pietra” hanno aiutato molto!
Sei un’artista che si dedica in particolar modo al ritratto, come nasce una tua opera? Cosa fai e cerchi, prima di fermarti dinanzi alla tela?
Io sono profondamente innamorata della gente. Mi piace studiare, osservare i volti, i dettagli di un sorriso, uno sguardo. Accosto le persone ad animali o cose e ne cerco le somiglianze. La bellezza canonica mi interessa poco, preferisco e cerco la bellezza vera, quella che si nasconde al primo sguardo, quella delle imperfezioni e dell’anima.
Oltre ai ritratti, cosa ti piace dipingere e perché?
A volte dipingo paesaggi surrealisti ma la mia passione è il genere umano.
Nella tua vita c’è anche il restauro, una forma di riparazione di oggetti deteriorati dal tempo, cosa rappresenta per il te il tempo?
Sono una persona lenta, potrei fare un elogio alla lentezza che significa provare, riprovare, con calma osservare, lavorare. Il restauro è tutto ciò. Se non hai pazienza di aspettare i tempi dei colori, del supporto, osservare le minime mutazioni, che poi sono fondamentali, non puoi restaurare.
Voltandoti indietro, c’è qualcosa che cambieresti per migliorare il tuo tempo?
In realtà no. Certo, potrei essere più veloce, più efficiente, ma perderei la profondità e il gustarsi le cose pienamente.
Tornando al restauro, c’è una cosa che hai restaurato che ti ha particolarmente coinvolta nel lavoro e perché?
Sì, durante il restauro di una Natività su rame, oltre all’apparizione di un affascinante paesaggio sullo sfondo, ho trovato la firma, un noto pittore del ‘500.
C’è un’esperienza che ti ha particolarmente influenzata per la tua visione artistica e in che modo?
Sicuramente lo studio della storia dell’arte e la passione per l’arte influiscono molto sul mio modo di dipingere. Spesso nei miei quadri cito altri quadri o fotografie o fotogrammi cinematografici.
Quali sono gli artisti del passato che ami di più e quali, invece, quelli del presente?
Se guardo al passato penso a Piero della Francesca, Foppa, Carpaccio, i grandi del Rinascimento. Per i contemporanei sono molto affascinata da pittori africani: Robert Hamblin, Zanele Muholi.
Qual è l’opera che avresti voluto dipingere tu e perché?
Les demoiselles d’Avignon di Pablo Picasso. Per me è geniale.
Quale invece, quella che hai in mente e che vorresti dipingere?
Penso a diversi quadri con protagonisti “gli italiani” per rappresentare la società italiana attuale, colorata, mixata, variegata.
Tu hai due figli giovanissimi. Cosa consiglieresti ai giovanissimi artisti che stanno per intraprendere la via dell’arte?
Darsi una disciplina, che è una cosa difficile ma necessaria, in particolare nel mondo dell’arte. Bisogna impegnarsi e non pensare subito al profitto.
Tu sei un’autodidatta, come hai compreso che l’arte, la pittura in particolare, sarebbe diventata la tua ispirazione di vita?
Ero piccola e già avevo riempito la mia cameretta di dipinti, di personaggi che popolavano le pareti e la mia testa. Ho sempre voluto dipingere.
Prima di lasciarci, ci confidi il tuo sogno nel cassetto?
Dipingere un murales, enorme, colorato. Una donna che fissa tutti i passanti, ma in modo tale che nessuno si possa nascondere al suo sguardo curioso.
Grazie per essere stata con noi! In bocca al lupo!
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