Sara Pallini è Attrice in carriera per il Premio Vincenzo Crocitti
Un nuovo riconoscimento per l’attrice Sara Pallini Assegnato a cui è stato assegnato il Premio Vincenzo Crocitti come attrice in carriera
Sara Pallini, attrice, ha ricevuto da poco il Premio Vincenzo Crocitti International nella sezione Attrice in Carriera. Il premio viene assegnato ogni anno a varie figure del mondo dello spettacolo, divise tra persone che vi lavorano da anni, e giovani promesse. Insomma, come direbbero gli addetti ai lavori, sono premi che vanno assegnati a figure che si contraddistinguono tra professionisti ed emergenti.
Incrocio lo sguardo di Sara nella foto postata su Facebook e nel suo sorriso sincero, aperto, un sorriso che esprime più di mille parole, e le domande arrivano veloci. Così decido di contattarla per una breve intervista.
Prima di tutto benvenuta sulle pagine di CulturSocialArt. La prima domanda ci appare scontata, come va in questo periodo di pandemia?
Buongiorno Sissi, grazie per avermi invitata, è un piacere essere nuovamente ospite di Cultursocialart. Che dire? Va benissimo perchè c’è la salute, e il nostro in particolare è un mestiere fatto soprattutto di corpo e anima, senza i quali non potresti impiegare al meglio le tue risorse e il tuo tempo. D’altro canto, tutto questo “spare time da free lance in più o meno smart working” ci sta mettendo a dura prova, talvolta rendendoci meno smart, meno brillanti di prima. Bisogna avere un forte centro, qualità necessaria per un qualunque professionista dello show business , sempre in giro, sempre in movimento, e in particolar modo gli attori, che sono chiamati ad essere sempre altro da sé. Tuttavia la faccenda adesso si sta facendo davvero complessa: troppo, troppo tempo in fermo, senza tutele, senza il riconoscimento di appartenenza ad una categoria, con dei sussidi che sono stati ricevuti in molti casi, a parità di contributi maturati nello stesso anno, solo da chi era riuscito a inviare correttamente la domanda, superando e comprendendo un cavilloso iter burocratico. In particolar modo, per quel che riguarda i professionisti più legati allo spettacolo dal vivo (teatro, danza, concerti, eventi) non si riesce a prevedere se e quando ci sarà un ritorno alla normalità. Molte band più famose stanno già provvedendo a fare booking per concerti in streaming, ma il teatro è fatto di parole in versi o in prosa e, ancor più della danza che ha comunque il grande supporto della musica, esso può essere visto in remoto solo per un tempo limitato, poiché dopo un poco lo spettatore si distrae, si sconnette, si annoia, in quanto viene meno l’empatia fra attore e spettatore che si stabilisce solo durante un’interpretazione dal vivo. Stanno nascendo tante nuove forme di teatro in streaming, non so ancora quale di queste avrà futuro.
Lo spettacolo live, quello che amiamo per il contatto diretto con tutti i protagonisti, e non parlo di soli attori, sta un po’ soffrendo, cosa diresti ai tanti giovani che stanno studiando per poter intraprendere questo “duro mestiere”?
Appunto, è durissima, come dicevo prima, adesso più che mai. Un mio caro maestro di arti marziali era solito dire “scoraggiare gli indecisi”, credo ancora a questa teoria, un po’ severa forse, ma a tutt’oggi molto valida. Ai ragazzi cui faccio lezione dico spesso di “studiare con l’ottica del lavoro”, dunque con serietà, e di “lavorare con l’ottica dello studio”, ovvero quella della ricerca curiosa.
Parlando di duro mestiere, quest’anno ti è stato conferito un premio internazionale, per attrice in carriera: cosa hai provato ricevendolo?
E’ stato inaspettato, dunque doppia gioia. In un momento come questo, di silenzio e stasi apocalittica, ha dato davvero un alito fresco di vento, sulle cose e negli artisti che lo hanno ricevuto, per cui lo custodirò con cura.
C’è stato qualcosa che ti ha fatto riflettere, a questo punto della tua carriera, sul tuo lavoro, sul tuo modo di essere attrice?
Io sono una che riflette sempre molto, a volte troppo, su tutto, anche senza la licenza o l’agevolazione del “tempo lento della quarantena”. I cinesi direbbero che ho la milza in fiamme per questo ! Scherzi a parte, non so come risponderti sinteticamente, è una domanda troppo bella, troppo esistenzialista…avremmo dovuto fare solo di questa l’intervista… Sicuramente nell’ultimo anno l’impiego del nostro corpo è stato molto limitato pertanto quello che, più di prima, ho sperimentato è stata la forte necessità di una connessione corpo-mente: cosa non sempre facile da mettere in pratica. Questa sconnessione infatti accade più frequentemente quando si vive per un periodo di tempo troppo lungo un ritmo troppo lento oppure quando, viceversa, si tiene troppo a lungo un ritmo eccessivamente veloce. Essere o non essere attori è anche questo: saper stare nei propri panni, prima di indossare quelli di un personaggio.
Cosa cambia nel ricevere un premio in piena pandemia mondiale?
Ti ho risposto in parte già prima. Probabilmente gli si dà più valore, più significato. Desidero ringraziare l’autore del “Vince”, Francesco Fiumarella, che porta avanti questo premio internazionale intitolato a Vincenzo Crocitti già da otto edizioni.
Volgendo per un attimo lo sguardo indietro, a tutto il percorso che hai fatto in questi anni, cosa ti emoziona di più?
Ripensare al mio primissimo spettacolo a vent’anni ed alla mia prima volta su un set professionale, con tante telecamere e tutti i ruoli deputati. Lo spettacolo teatrale fu quasi una forma di catarsi della mia vita vissuta fino ad allora, l’esperienza sul set internazionale invece la ricordo come una sorta di eccitazione… Nonostante la finzione, sono state entrambe emozioni connesse con un vigoroso senso di aderenza alla realtà. Per il resto, quello che più emoziona oggi è la gentilezza d’animo, specie quando viene manifestata da chi sta vivendo un momento di difficoltà. Poi mi emoziona anche vedere le persone che lavorano bene, in ogni settore ma particolarmente nel mio e soprattutto osservare quelli che hanno più esperienza di me, quando durante il lavoro sentono di poter condividere con te qualche loro segreto del mestiere oppure un pezzettino della propria storia.
Cosa invece, ti ha lasciato un senso di malinconia?
L’ipocrisia… di alcune persone che ho incontrato nel cammino. La nostalgia anche, per altre persone con cui ho condiviso molto e che ora non ci sono più, e il rammarico per la distanza spirituale da persone con cui pensavi di avere realizzato profonde complicità. Mi viene in mente un film di Chaplin, quello in cui Charlot alla sera è grande amico di un riccone con cui condivide alchol, sigari e tante risate, ma al mattino dopo improvvisamente, passata la sbornia della sera che li ha resi complici, diventano due sconosciuti.
Quali sono i tuoi progetti a medio termine? E quelli futuri?
Il teatro è fermo fino a data da destinarsi. Ottimisticamente in estate penso si potrà rifare qualcosa dal vivo, ma c’è chi auspica addirittura in primavera. Ho due spettacoli che sto proponendo e portando in giro da un paio d’anni, escluso il lungo periodo della tournéé col maestro Gabriele Lavia, conclusasi fortunatamente proprio poco prima del primo lockdown. Per quanto riguarda il cinema invece ho tre progetti, una commedia italiana che si girerà per lo più in toscana, e due film internazionali in cui interpreto due ruoli molto diversi fra loro, uno dei quali ha a che fare con le mie competenze nell’ acrobatica e nelle arti marziali.
Grazie per essere stata con noi e in bocca al lupo per la tua carriera!
Grazie a te, rispondo sempre a questo augurio, viva il lupo e pure il camaleonte!
Gli articoli pubblicati sul Blog sono scritti dai Soci dell’Associazione in maniera volontaria e non retribuita. RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright CulturSocialArt