Shakespeare e lo zodiaco, dallo studio di Enrico Petronio
profeta della realtà e contemporaneo in ogni secolo
Il Bardo è forse l’autore teatrale più studiato, ammirato e complesso con cui si viene a contatto. I suoi personaggi, le sue storie, le caratteristiche psicologiche che escono fuori dalle sue commedie e tragedie, sono allo studio da parte di estimatori, ammiratori e anche denigratori. In fondo, nei secoli, ci sono stati anche grandi scrittori, autori teatrali, artisti, che non hanno amato le sue opere o i suoi scritti e ne hanno parlato male.
La maggior parte, però, pone William Shakespeare come il Maestro conoscitore dell’animo umano, della psicologia dell’uomo, profeta della realtà e contemporaneo in ogni secolo, in ogni suo atto scritto. Per questo gli studi sull’illuminato drammaturgo inglese, non finiscono mai di stupire, né smentiscono chi, con interesse, si tuffa alla ricerca di particolari interessanti.
Lo studio di Enrico Petronio si basa su una classificazione interessante che unisce i personaggi delle opere shakespeariane ai segni zodiacali, ancestrali simboli di personalità, caratteristiche umane e predizione del futuro. Lo studio attento di Petronio, descritto in To Be… “12”, presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ha origine da un amore per l’opera di Shakespeare e all’amore per i personaggi descritti dal Bardo, con attenzione e seguendo particolari caratteristiche.
Dodici segni per dodici personaggi che seguono, quelle descritte, da astrologi famosi. Shakespeare scrive tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, eppure tutto ciò che racconta, descrive, incanta, è altamente contemporaneo. Mi ripeto, ma la genialità di questo autore sta proprio nell’aver reso i suoi scritti immortali, peggio, adeguati ad ogni epoca, perché conoscitore fin nel profondo, dell’animo umano. E forse, chissà, una spiegazione la si potrebbe ritrovare all’interno dei segni zodiacali che rappresentano i personaggi principali delle sue opere. “Shakespeare è sempre attuale perché il genio è eterno” cita lo stesso Petronio.
Prendendo spunto da questo, descrivere i dodici segni appare una cosa semplice. Appare, eppure la descrizione che ne fa Petronio è suggestiva, intensa e decisa. Non tralascia nulla e nel sottolineare i testi, le parole, le emozioni, incanta per la sua professionalità nel narrare e trasportarti nel mondo dell’autore inglese.
Romeo, protagonista di Romeo e Giulietta è un Ariete: solitario, sbilanciato, colui che nella mente ha un oggetto del desiderio e che persegue il suo conseguimento. Senza esprimere dubbi, e quando questi appaiono, sono solo per lui, un momento di crescita, di comprensione di quello che può ottenere. Il dubbio si presentano come sogni del giovane. L’oggetto del desiderio di Romeo è Giulietta, la donna Capricorno, concreta, colei che vuole realizzare i suoi sogni, il matrimonio e ci riesce, ben consapevole di aver raggiunto il suo obiettivo.
Della stessa tragedia fa parte Mercuzio, Acquario, colui che segue le regole, ma che ne è anche il sovversivo delle stesse, ambivalente, chiacchierone di tutto, tranne che di se stesso. Mercuzio è la rappresentazione del teatro stesso, “regola e sovversione della stessa” cita lo stesso autore che ne descrive minuziosamente la parte fondamentale che il personaggio detiene all’interno dell’opera. Mentre , sempre tra questi personaggi, resta Benvoglio, inquieto, equilibrato, capace di andare oltre, ma, come spiega Petronio, è una Bilancia, persecutore delle verità: “Questa è la verità o qui muoia Benvoglio” fa dire lShakespeare al suo personaggio in scena.
Prospero, protagonista de “La tempesta” raffigura il classico Toro, paziente, attende che i suoi nemici, coloro che lo hanno relegato sull’isola, siano portati lì da lui. Non va a cercarli, li attende ed essi arrivano.
Il gioco dei Gemelli, invece, viene animato ed analizzato da Benedetto e Beatrice in “Molto rumore per nulla”. I due innamorati “gemelli”, prima si detestano per poi amarsi, ma sono anche pronti a chiedere uno la morte dell’altro.
Riccardo III è un Cancro perfetto: spavaldo, legato alla famiglia, dalla quale cerca affermazione, vive in un complesso edipico. Il suo amore per una madre che non lo ha mai voluto e quindi mai amato, lo rende cattivo, tanto da uccidere solo le persone che ama.
Re Lear non può essere che il Leone, despota, vanitoso, volitivo, fiero e alla ricerca costante dell’amore e venerazione delle persone amate, che decade alle parole di Cordelia “Io ti amo non di meno né di più di quanto dovuto ad un padre” gli dirà decisa.
Nel Racconto d’Inverno si descrive l’elegante, affascinante, tenebroso, vendicativo, combattivo,indagatore, guerriero, dialettico Scorpione, nella figura di Ermione, ripudiata e destinata a partorire la propria figlia in prigione, ma capace di trasformare il proprio dolore in vendetta.
Angelo, invece, personaggio di Misura per Misura, è il classico Sagittario, giudicante, integerrimo, equo e non giusto, come avviene nel racconto, dove l’uomo, giudice per la gente, si erge a superiore, a Dio, nell’essere giudicato e meglio nel non esserlo lui stesso.
Il dodicesimo segno, quello dei Pesci, Petronio lo affianca ad Amleto, figura che rappresenta l’intollerabilità, il silenzio che rigenera, ma soprattutto la spiritualità del segno, che viene evidenziata dalla ricerca del personaggio nell’opera.
Due ore non bastano ad Enrico Petronio, per parlare di dodici segni e dei personaggi messi in scena da Shakespeare e analizzati attraverso brevi video, recitazione, racconto, per sperimentare attraverso i suoi compagni quelle caratteristiche che non solo affiancano i personaggi, ma anche gli attori che calcano le scene teatrali, o quelli che calcano le scene della vita quotidiana. In un continuo “non è vero, ma ci credo”, alla ricerca di una guida che possa indicare e aiutare la nostra quotidianità, lo spettatore viene guidato con mano sicura e rapito dalla voce, dai gesti, dall’interpretazione dell’attore – narrante. Due ore non bastano all’attore, poiché sono una minima parte per lo spettatore che, catturato dalla magia dello spettacolo, non vorrebbe che finisse mai.
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