La noia descritta nello spettacolo Improvvisamente Alice
apprezziamo l’espressività del volto e del corpo
Improvvisamente Alice è uno spettacolo descritto e interpretato da Giulia Canali, per la regia di Franca Tragni, Caterina Marino e la stessa Giulia Canali andato in scena al Teatro Due di Roma.
Il testo racconta del viaggio di Camilla verso Capo di Leuca, in Puglia, dove la ragazza deve mantenere la promessa fatta al nonno.
L’intento è quello di parlare della noia, dell’attesa che spesso siamo costretti a subire durante i viaggi, sia in treno che in autobus, e che ci porta a ripercorrere momenti, ricordi, ad analizzando situazioni. Un viaggio che l’autrice utilizza per parlare del nonno, Reverberi Giacomino “Il Grande Vecchio dell’aquilonismo italiano”, del quale si possono ammirare delle foto in una piccola mostra all’ingresso del teatro stesso. Lo spunto è preso dall’esperienza diretta dell’autrice che per un anno ha fatto la pendolare, dandole l’idea di ripercorrere la storia di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll.
La prova dell’attrice, Giulia Canali, è intensa. Si nota, immediatamente che l’attrice, si sente padrona del palco, che percorre in maniera decisa, utilizzando i pochissimi oggetti scenici: tre cubi e uno zaino che porterà sulle spalle e che sarà, visibilmente, il suo compagno di viaggio, tra i tanti invisibili che saliranno sul palco con lei.
Di Giulia Canali apprezziamo l’espressività del volto e del corpo che esprimono pensieri ed emozioni. Meno, invece, lo spettacolo, che parte bene, in modo deciso, fino a quando si blocca, diventando difficile seguirne le evoluzioni. Peccato, perché le premesse erano interessanti.
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