Un passo avanti e poi un altro, l’esordio di Eleonora Ippolito
per tutto il romanzo cerca di imparare ad amarsi e a perdonarsi
Un passo avanti e poi un altro è il libro d’esordio di Eleonora Ippolito, classe 1981 e uno smisurato amore per la scrittura fin da bambina.
Ci sembra doveroso chiederle come vive l’amore per la scrittura?
Lo vivo come una grande passione ma anche come un’ancora di salvezza. Mi sento davvero me stessa solo quando scrivo, mi sento serena solo quando posso sedermi con tranquillità davanti a un foglio e mettere nero su bianco una storia e con essa pensieri e situazioni che, nella vita reale, restano impigliati nel non detto della mia mente e della mia quotidianità. La scrittura, così come la lettura, è il mio baluardo contro gli obblighi e le convezioni che costantemente mi impone il mondo che mi circonda.
Il titolo del libro, la cui scelta è sempre molto impegnativa, ha una indicazione precisa? Cosa vuole racchiudere?
Si tratta di una sorta di anafora, una ripetizione che è presente soprattutto nelle battute finali del romanzo. Solo con un passo dopo l’altro possiamo cambiare, spostarci, andare altrove, allontanarci, avvicinarci a qualcuno o a qualcosa. Dall’immobilismo che paralizza, dall’incertezza che non permette di proseguire, di colpo ci si rende conto che è necessario fare un passo avanti per andare oltre, per modificare qualcosa che non va, per lasciarsi alle spalle situazioni che fanno soffrire. Insomma, per salvarsi. Ed è a quel punto che il coraggio ha il sopravvento e a quel passo ne susseguono tanti altri. Questo è quello che il titolo “Un passo avanti e poi un altro” vuole racchiudere: il desiderio di cambiamento e il rifiuto dell’immobilismo della protagonista, Laura, rimasta troppo a lungo ferma in una situazione che la imprigionava, rendendola infelice.
La protagonista è una trentaduenne precaria, sognatrice, forte e fragile; in quale di queste descrizioni si ritrova lei?
Ammetto di aver caratterizzato la protagonista donandole buona parte della mia personalità e dei miei modi di vedere il mondo e la vita. L’unica differenza sostanziale tra me e Laura è che io ormai da tempo non sono più una trentaduenne…
Quante sono, invece, le ragazze che possono rispecchiarsi in questa descrizione?
Credo che molte ragazze e giovani donne possano rispecchiarsi in Laura, e parlo soprattutto di ragazze che sanno benissimo cosa vogliono, anche se non hanno il coraggio neanche di confessarlo a se stesse per paura di non riuscire a ottenerlo, di fallire. Ragazze che, solitamente, durante l’adolescenza si distinguono dolorosamente da famiglia e coetanei e che saranno poi sempre in lotta con se stesse, alla costante ricerca della loro identità. Identità che conquisteranno con molta fatica ma che le renderà forti e indipendenti nonostante le fragilità celate sotto la superficie. Ce ne sono tante di giovani donne così, e in effetti con il mio romanzo io voglio parlare soprattutto a loro.
Precaria è una condizione che, francamente, non vorremmo vivere. Come si sentono le “precarie” di oggi?
Costantemente in bilico tra sogni e necessità, perennemente in ansia per un futuro evanescente, eternamente ricattate dalle esigenze di un mercato del lavoro ingrato e senza scrupoli. E, infine, irrimediabilmente rassegnate a tutto ciò ma comunque speranzose che la vita abbia in serbo qualcosa di più per il futuro.
Perché tra i precari, la donna è quella che perde di più e, vogliamo sottolinearlo, è anche il genere a cui questa situazione economico-sociale viene consegnata maggiormente?
Per rispondere a questa domanda dovrei addentrarmi in temi che, in questo contesto, sarebbe difficile affrontare in poche righe, ma dovrei addentrarmi anche in una riflessione sulla scarsità, o addirittura assenza, di politiche sociali e del lavoro che aiutino davvero le donne a non dover necessariamente scegliere tra carriera e famiglia. E dovrei addentrarmi anche in una bella riflessione su quella che è la mentalità mostrata da talune aziende nei confronti delle donne. Un esempio? La fatidica e offensiva domanda “lei è sposata e ha figli?” durante un colloquio di lavoro, tanto per dirne una. In estrema sintesi qui posso solo dire che purtroppo, a mio avviso, nonostante i grandi balzi in avanti in merito a certe conquiste, noi giovani donne in questo Paese abbiamo ancora molta strada da fare e tanti altri diritti effettivi da conquistare. Ecco, secondo me è proprio questa la causa di un certo tipo di precariato.
Un’altra sensazione sentita maggiormente dalle donne è anche la solitudine. Ci si sente sole per tanti motivi e per tante situazioni in cui si vive, ma è una sensazione solo negativa?
Certo, ci si sente sole per tanti motivi e non solo quando si è per davvero sole. Ci si può sentire sole anche in mezzo a un gruppo di amici, o con la nostra famiglia o in un ambiente affollato. La solitudine è una condizione che molto spesso non riguarda specificatamente una situazione di vuoto intorno a noi, perché quel tipo di vuoto è qualcosa che si crea dentro di noi e ci accompagna anche quando siamo in compagnia e apparentemente ridiamo e scherziamo. Ecco, io penso che è proprio in questa situazione che isolarsi, starsene per conto proprio, potrebbe solo giovare. Talvolta è necessario isolarsi e restare sole per ritrovarsi, per capirsi davvero e comprendere cosa si desidera veramente. Quindi no, la solitudine non è una situazione solo negativa perché può essere utile a rigenerarci in modo da affrontare poi la realtà con maggiore determinazione. E tutto questo ragionamento è ben radicato nel mio romanzo, fungendo come una sorta di colonna sonora messa in sordina o accentuata a seconda dei momenti.
Non si può raccontare della vita, senza raccontare dell’amore. Ognuno di noi, donna o uomo che sia, cerca per se stesso l’amore. Come vive Laura l’amore?
All’inizio Laura cerca nell’amore conforto e approvazione, tutto ciò che la sua famiglia non era stata in grado di darle. Ma poi quell’amore non le ha dato quello che sperava e lei si ritrova per suo volere da sola a dover imparare a ricostruire quell’autostima che le è sempre mancata e che ha causato questo suo modo distorto di vedere l’amore. Insomma, per tutto il romanzo cerca di imparare ad amarsi e a perdonarsi, nel tentativo di diventare forte e bastare a se stessa e non ripetere più gli errori del passato, senza avere la necessità di avere a tutti i costi qualcuno accanto, accontentandosi anche, se necessario. Fino a quando Laura comprende che per lasciarsi davvero amare da qualcuno veramente degno di starle accanto è necessario prima che lei ami se stessa, imparando a bastarsi.
E come vive Lei, personalmente, l’amore?
Cercando un modo per amarmi finalmente di più e bastare a me stessa. E imprimendo questo mio desiderio anche nei miei personaggi.
Eleonora Ippolito ha raggiunto le sue mete, ha realizzato i suoi sogni?
Non proprio, o forse è solo colpa mia che ho sogni troppo ambiziosi, chissà… Sono un’eterna insoddisfatta che spera sempre che il futuro abbia in serbo qualcosa di significativo, ma di certo non me ne sto immobile ad aspettare che tutto ciò accada. Mi sono impegnata e mi sto impegnando ancora per realizzare i miei sogni, aspettando l’occasione giusta.
Dopo questo primo romanzo, ha in mente un altro regalo per noi?
Sto tentando di trovare un modo sensato – contattando varie case editrici – per pubblicare un romanzo fantasy che ho scritto tempo fa. In più sto scrivendo un altro romanzo, qualcosa di frizzante e divertente che spero di riuscire a terminare presto, tempo libero permettendo.
Grazie per averci dedicato del tempo!
Grazie a voi per avermi riservato questo spazio e grazie anche a chi leggerà questa mia intervista.
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