InCorti da Artemia 2025: Odissomo
In scena il corto che parla di sogno-realtà
Odissomo scritto, diretto ed interpretato da Michele Ferrantino, è uno dei corti in scena al festival InCorti da Artemia 2025, ideato e diretto da Maria Paola Canepa direttrice artistica del Centro Culturale Artemia di Roma. Il festival divenuto una piazza importante del panorama teatrale italiano, presenta al pubblico corti che potranno divenire spettacoli e che si contenderanno le preferenze di pubblico e giuria presente in platea.
Benvenuto. Sarà in scena con il corto Odissomo. Ma chi è Odissomo? Cosa rappresenta?
Odissomo è un nome che ho composto e che riprende un po’ la mitologia greca e il latino. Odìsseo dal greco antico significa colui che è odiato. Homo dal latino uomo.
Le ho messe insieme, perchè più del significato delle parole in se per se, mi affascinano le lingue antiche del passato, le ho messe insieme ed è venuto fuori “Odìssomo”.
Odìssomo è la combo sangue/avventura che vive questo ragazzo e rappresenta un essere uomo odiato (Innocenzo) da un altro essere uomo (il Padre) ed è uno dei paradossi più crudeli che la vita ti possa regalare.
Quali sono le tematiche affrontate e cosa hai voluto mettere in evidenza nello spettacolo?
Il mare, il lavoro di famiglia, le divergenze generazionali tra genitori e figli. La voglia di avere un sogno ma cancellato da una figura che ti vuole a tutti i costi nel suo mondo, un mondo che non ti appartiene e fai fatica a vivere.
Innocenzo, infatti, è costantemente obbligato a seguire un unica strada lavorativa (la pesca) eredità di suo padre. Perchè? Perchè costringere i propri figli a fare una cosa che non piace o che non è ben vista? Credo che sia un problema ancora molto attuale in giro.
A chi ti sei ispirato per il personaggio?
Sono partito da me, dai miei ricordi, dai momenti che ho vissuto e provato in prima persona. Quando sei piccolo, per assurdo, possono anche schiacciarti una mosca davanti ai tuoi occhi, e ciò ti rimane nella memoria.
Quanto c’è di te nel personaggio e cosa invece desidereresti avere?
Di me c’è tanto. È una storia autobiografica che racconta un pezzo della mia infanzia. La ribellione è sicuramente un punto cardine, i dialoghi con il padre sono abbastanza reali.
Se dovessi dire che cosa desidero o desideravo, dico proprio la ribellione che Innocenzo ha nei dialoghi verso il padre, puntualmente però, finisce sempre male.
Tu hai scritto, diretto ed interpretato il corto. Come ti ritrovi in queste tre forme artistiche?
Paradossalmente quando inizio a scrivere qualcosa cerco già di immaginarmi un’ipotetica messa in scena. Gli oggetti e la musica arrivano di conseguenza, molte volte senza nemmeno sceglierle vengono proprio suggerite dalla drammaturgia, l’ambientazione e i personaggi. Sarà sempre un cantiere aperto dove puoi modificare o ricreare il tutto nuovamente.
Se dovessi pensare ad una cosa cinica ma sorprendente su questo tipo di lavoro, direi che stare in mezzo a tutte e tre le fasi ti rende sicuramente padrone di sbagliare e di scegliere le cose funzionali e non da solo, senza approvazione.
Come ti stai preparando al debutto sul palco di InCorti da Artemia e cosa ti aspetti da questa esperienza?
Al di là di tutto, sarà un’esperienza di crescita personale e lavorativa, soprattutto se hai una storia tutta tua da condividere e da far conoscere. Di solito, non penso mai alle aspettative, quindi non lo so. Voglio godermi i momenti.
La cosa in cui spero e che vorrei, è che tutte le compagnie possano fondersi e creare un festival non solo artistico-tecnico ma anche sociale e di contatto, fare gruppo, perchè credo che al giorno d’oggi fare rete tra i giovani artisti non è indispensabile, ma vitale.
Grazie e in bocca al lupo!
Grazie mille a voi. Merda Merda Merda!