BRIC-à-brac – The Jumble of Growth
Galleria Nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma.
Mostra a cura di Gerardo Mosquera e Huang Du.
16 Luglio – 14 Ottobre 2018.
L’esito dell’universalità e la volontà di conquista, dagli albori insita nell’uomo, si riassume in una nuova Fascioda. Le forze contrastanti tra loro si trovano ad incontrarsi in territori sconosciuti nella loro corsa alla conquista. Quello che si è universalizzato e conquistato è stata la cultura e l’essere umano oltre all’economia. Tutto è stato preso, e tutto ora è in corsa verso la conquista, anche chi è stato conquistato. Così gli artisti reagiscono e partecipano al fenomeno di continua decadenza e rinascita economica di stati, trainati e ora trainanti, apparsi sul palcoscenico mondiale passando dal vaglio danaroso.
La globalizzazione? Già se ne è discusso in arte, eppure questa mostra ha come tema gli effetti peculiari dei paesi che si sono scontrati con boom economici che hanno segnato un’improvvisa accelerazione nella loro evoluzione, persino gli animali sembrano mutati: ad aprire la mostra la gigante gabbia d’oro e l’opera dell’artista cinese Tian Longyu, l’ibrido elefante tigre, emblema di questa collettiva, e nello stesso salone installazioni, video art, fotografie e pittura. Si gioca nel mettere caoticamente insieme opere d’arte, bric-à-brac in francese indica un insieme di oggetti eterogenei, e nel termine bric ritroviamo l’etimologia economica di questo acronimo coniato dall’economista Jim O’Neil nel 2001, indicante il nuovo ruolo nel mercato mondiale di alcuni paesi: Brasile, Russia, India, Cina. E’ soprattutto da quest’ultima che provengono la maggior parte degli artisti presenti nella mostra, tanto da averla definita una mostra ‘’di grande interesse soprattutto per i tanti turisti cinesi in visita nella Capitale’’ che indubbiamente avranno avuto modo di visitarla anche a Pachino nel 2016, ma viva anche la presenza di altri paesi attivi nell’economia mondiale (a rappresentare l’Italia opere di Cucchi, Clemente, Rotella e Accardi). La mostra, esplicita nel titolo cinese “Un’alternativa”, rappresenta i vari cambiamenti culturali specifici in ogni paese toccato dal boom, in modo eterodosso e in un certo senso democratico, parlando dei suoi diversi effetti su cultura società ed individuo. I tempi cambiano, Time is out of joint, riprendendo il titolo del nuovo allestimento della Galleria Nazionale sede stessa della mostra che, preda anch’essa di una nuova visione o del cambiamento di gusto frutto di un’improvvisa accelerazione, espone in modo inedito classico e contemporaneo, e punta all’avvento social della Galleria, in testa nella classifica dei musei più social d’Italia.
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