Cecilia Bernabei e Angela Telesca pronte per la VII ed. del DOIT Festival

Torna il DOIT Festival, la biennale della drammaturgia italiana contemporanea

Cecilia Bernabei e Angela Telesca sono due donne che con convinzione e coraggio, oggi si deve per forza dire così, portano avanti il DOIT Festival da ormai sette edizioni, una biennale di drammaturgia italiana contemporanea che va alla ricerca di nuovi autori, dando loro visibilità, in un mondo che sembra aver perso la voglia di accettare le sfide. Il teatro resta una delle arti più antiche e seguite, ma manca l’esponenziale dell’allargamento ai giovani e giovanissimi.

Investire in questo è una delle caratteristiche del DOIT, a partire dalla giuria dei giovani per proseguire verso le loro opere. Un mondo fatto di immagini, sogni, racconti, fantasia e verità, coraggio e resilienza che da sempre animano questo mondo magnifico che è il teatro. Sentiamo questo all’interno del lavoro che viene portato avanti in ogni edizione, in ogni passo e che riesce a coinvolgere, insieme, anche due teatri off, l’Ar.Ma Teatro e l’Ygramul Teatro, pronti a condividere la stessa passione che questo evento regala al pubblico. A raccontarci questa settima edizione che andrà in scena dal sono le protagoniste, Cecilia Bernabei e Angela Telesca.

Settima edizione del DOIT Festival, biennale della drammaturgia italiana contemporanea, con un’attenzione alle realtà sociali del tempo. Com’è cambiata la drammaturgia italiana dal quel 2015, quando avete iniziato la rassegna?

In meglio e in peggio. In meglio perché assistiamo a un crescente interesse per la parola teatrale che si riappropria del suo aspetto letterario e richiama a sé molte giovani leve e drammaturghi già affermati. La collana di teatro contemporaneo Le Nebuolose, edita da ChiPiùNeArt S.r.l.s. e curata da Cecilia Bernabei, è cresciuta soprattutto negli ultimi tre anni raccogliendo il favore della critica e degli autori, interessati sempre più alla pubblicazione dei loro testi. In peggio perché in Italia c’è sempre meno spazio per le opere di spessore e per i talenti; il teatro è più politicizzato che mai e molti bravi autori stentano a sopravvivere se non sono disposti a piegarsi a questa o a quella bandiera. Niente di nuovo, ci sembra, ma forse ora la situazione è ancora più grave perché subentra anche l’incompetenza di chi è ai piani alti.

Come sono cresciuti, se lo sono, i drammaturghi, cosa ricercano maggiormente?

I temi più gettonati sono quelli attuali o quelli legati al passato recente e alla società, ma c’è una decisa flessione anche verso la storia evenemenziale o lo studio di inediti e inconsueti ritratti di piccoli scorci nascosti nelle tradizioni locali. Gli autori si documentano in maniera sempre più puntuale, ricercando una verità da sezionare al microscopio, per poi restituircela in una veste assolutamente originale. Il linguaggio non è più solo quello gergale e giovanilistico che ha assorbito tanta parte della letteratura degli ultimi due decenni; si assiste, infatti, a una controtendenza: ritornare a scrivere utilizzando un italiano chiaro, limpido, intarsiato di termini desueti. Si rispolvera un po’ di antico, insomma, innestandolo talvolta alla realtà contemporanea, talvolta a un tempo passato che ritorna attuale.

Il pubblico e la critica, come si approcciano ai nuovi testi per il teatro?

Dipende da quale pubblico e quale critica. Spesso la “grande” critica e il pubblico delle maggiori sale teatrali è piuttosto uniformato nei giudizi. Torniamo a sottolineare quanto poco si possa essere obiettivi al giorno d’oggi; piace ciò che deve piacere, è arte ciò che deve esserlo per la maggioranza. Ovviamente non si vuole generalizzare in questa sede perché ci sono ancora molti bravi osservatori, ma oggi sembra mancare un po’ il coraggio dell’onestà. Una volta, e nemmeno tanto tempo fa, a teatro si poteva lasciare la sala indignati o protestare, i giornali potevano demolire o osannare. Ora è tutto appiattito. Qualche voce fuori dal coro, soprattutto nelle piccole testate, riesce a dare un ritratto vivido di ciò che è diventato il teatro e cogliere le sfumature di piccole perle che si aggirano anche nei piccoli teatri off.

Quest’anno ci sono sei spettacoli che si contenderanno il premio come Miglior spettacolo e premio della giuria giovane. Quali i temi e come sono affrontati?

Teatro di narrazione e di impegno civile, recupero della memoria storica e culturale del territorio, precariato, sogni e ambizioni che si scontrano con i disequilibri del mondo del lavoro, temi esistenziali e sociali di urgente attualità e riscritture dei classici della letteratura internazionale caratterizzano l’eterogeneità della proposta teatrale all’interno della rassegna, sempre attenta a promuovere la simbiosi tra scena e scrittura e a intercettare e valorizzare le tante realtà teatrali “periferiche”, che trovano sempre meno luoghi di accoglienza tra i grandi circuiti istituzionali.

Nella rassegna una giuria di giovani. Come vivono loro il teatro e la “responsabilità” di giudicare spettacoli e testi messi in scena?

I ragazzi coinvolti sono incuriositi, interessati e appassionati. Frequentano corsi di teatro e di canto, pertanto vivono quest’esperienza con molta responsabilità e serietà. E sono osservatori scrupolosi e attenti. Il premio Giuria giovane è dedicato ad un grande professionista e amico che ci ha lasciato prematuramente, Adriano Sgobba. Adriano ci ha seguite sempre, sin dagli esordi, incoraggiandoci a proseguire tra le mille difficoltà di un progetto autofinanziato e autoprodotto. L’acronimo DOIT, ci piace ricordarlo, era per lui Donne Ostinate In Teatro.

Due i teatri che ospiteranno la rassegna: Ar.Ma Teatro e Ygramul Teatro. Come convivono queste due realtà con la rassegna e tra loro?

Immagina di integrare centro e periferia come Roma e il resto d’Italia. L’Ar.Ma è la storica cornice del DOIT Festival e rappresenta il centro, il cuore della città eterna, ma noi siamo interessate anche a connettere la periferia al centro. Siamo interessate a intercettare e valorizzare le tante realtà teatrali “periferiche” e il Teatro Ygramul di Vania Castelfranchi con il suo dinamismo e il suo creativo sperimentalismo si è dimostrato subito il luogo perfetto. Vania, così come Daria Veronese dell’Ar.Ma Teatro, hanno sposato e condiviso la nostra folle progettualità e con le compagnie condividono le difficoltà di andare in scena senza minimo garantito.

Tra i premi assegnati anche quello de L’Artigogolo scrittori per il teatro. Un impegno che voi mettete in quella che rappresenta una delle arti più antiche del mondo: il teatro. Cosa rappresenta per voi il teatro? Cosa desiderate per esso?

Il disperato sforzo di dare senso alla vita, citando il maestro De Filippo. Non solo una passione decennale, ma un’esigenza, quella di promuovere chi del teatro ha avuto il coraggio o la fortuna di farne un mestiere. Desideriamo spazio di accoglienza, un pubblico che accetti la sfida di affrontare il traffico della città per vivere un’esperienza di condivisione e di comunità attraverso il qui ed ora del teatro.

Invitateci a venire a teatro!

Il teatro è un luogo unico e magico, ma per essere tale ha bisogno di maestranze preparate e appassionate e di chi ha fiducia nelle loro potenzialità. Per noi il progetto DOIT Festival Artigogolo è teatro di parola e d’azione e cerchiamo di coinvolge un pubblico di tutte le età a dialogare con gli artisti e a riscoprire il valore del testo. Venite a trovarci, ditelo agli amici e diffondete il VERBO!

www.artigogolo.eu, www.doitfestival.eu, pagina fb e Instagram progetto DOIT Festival Artigogolo.

Per prenotazioni e informazioni, WhatsApp al 3314703950, 3496615221, 3208955984.

Grazie e in bocca al lupo!

Grazie a Sissi Corrado che ci segue da sempre, è membro attivo delle giurie ed è una di quelle osservatrici attente e scrupolose di cui il teatro ha davvero necessità.

Sissi Corrado

Responsabile del Blog Interessi tanti: lettura, scrittura, teatro, cinema, musica, arte, collezionismo, sociale, ecc.

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